Max Verstappen vince ad Austin, in Texas, battendo Lewis Hamilton in una pista che almeno su carta dava la Mercedes come scuderia favorita. Ad aiutare l'olandese ci ha pensato la perfetta strategia del suo team, e qualche errore da parte della squadra di Toto Wolff, ma sul finale il vero favore è arrivato da parte di Mick Schumacher che, doppiato sulla sua Haas, ha permesso a Verstappen di aprire il DRS lungo il rettilineo, e di prendere la scia necessaria per allontanarsi da Hamilton e non rischiare di essere sorpassato proprio nel corso dell'ultimo giro.
Un favore, quello di Mick, di cui Verstappen ha parlato in conferenza stampa: "Con due giri ancora da percorrere, avevo la Haas davanti ed entrando nell'ultimo settore Mick mi era davanti. Soprattutto con le gomme usurate, come in quel momento, non è facile seguire un'altra vettura. Fortunatamente è rimasto davanti, quindi mi ha dato quel DRS, così quello che avevo perso nel corso del penultimo giro penso che si sia stabilizzato grazie a quel DRS. Nell'ultimo giro ho dato tutto per cercare di avere un buon primo settore e l'inizio del secondo settore. Non è stato facile perché le gomme erano davvero finite".
Si ricostruisce così, almeno nell'immaginario collettivo degli appassionati più maturi, l'antico asse Verstappen-Schumacher, composto però un tempo dai padri dei due piloti attualmente impegnati sulla griglia di partenza: il sette volte campione del mondo Michael Schumacher e il pilota della Benetton Jos Verstappen. I due colleghi si sono sempre rispettati in pista e, nel paddock, hanno coltivato un'amicizia duratura, nonostante il carattere forte, ben noto al pubblico, di entrambi.
In una vecchia intervista doppia, risalente al periodo del Kaiser in Ferrari, si può sentire i due piloti parlare di un possibile futuro in pista dei rispettivi figli, quasi coetanei e - ai tempi - poco più che neonati: "noi non abbiamo mai litigato da colleghi in Formula 1 - dice Michael rivolto a Jos - ma potremmo iniziare a farlo se i nostri figli si dovessero sfidare in pista". I due ammettono di non avere un particolare interesse nel vedere i bambini diventare piloti ma, nel caso scegliessero di salire sui kart (preferendo il motorsport al tennis, o l'equitazione o il golf) sarebbero ne comunque felici.
"La Formula 1 è ovviamente molto lontana" dice Jos, riferendosi al percorso dei ragazzi, allora ancora troppo piccoli. Ma riguardare quel discorso tra padri quest'anno, nella stagione dell'esordio di Mick, e proprio dopo il gioco di scie visto al COTA, fa un certo effetto. Storie che ritornano, dentro e fuori dal paddock, passioni condivise e generazione che ci fanno sorridere.