"È proprio un porco", "Sapeva benissimo cosa avrebbe scatenato con quelle foto", "Siediti sulla mia faccia". Questi solo alcuni degli elegantissimi commenti, a social unificati, riguardo ai nuovi scatti di Mahmood che si divide tra studio di registrazione e vacanze in famiglia. Tali reazioni sono virali, accettabilissime e condivise da tutti. Come fossero divertenti boutade, cose su cui scherzare goliardicamente insieme. Questo, evidentemente, perché Mahmood è un uomo. Se fosse una donna, per esempio Diletta Leotta o chi per lei, il medesimo atteggiamento creerebbe grande biasimo, polemica, forse perfino un'interrogazione parlamentare nonostante agosto. Perché siamo tutte Barbie e i "Ken" (ossia i tanto vituperati "maschi etero cis") non devono permettersi di "molestarci". Chi etero non è, invece, fa sempre simpatia. Pur mettendo in pratica i medesimi comportamenti "predatori" (sì, fa sbellicare anche solo scriverlo ma tant'è) di chi ama la fagiana. Di cosa stiamo parlando, dunque? Del più becero doppio standard che, sotto gli occhi di tutti, serve l'ennesimo cortocircuito. Daje a ride.
Se è vero che sotto al post in questione, la maggior parte dei commenti virano su quanto manchi ai fan nuova musica da parte del b(u)on Alessandro, altrettanto cristallino risulta che su Twitter (pardon, X!) la solfa cambi. E non di poco. Le foto del carosello estivo di Mahmood ivi ripostate sono corredate da commenti allupatissimi. Vengono scritte cose che, se un etero s'azzardasse solo a pensarle, verrebbe crocifisso in sala mensa. O messo al rogo "come Giordano Bruno". Posto che non crediamo che tali boutade da osteria siano considerabili "molestie", è inevitabile domandarsi cosa accadrebbe se fossero declinate al femminale. Proviamoci, allora.
"Sei una porca", "Sapevi benissimo cosa avresti scatenato con queste foto", "Siediti sulla mia faccia". Ed è subito horror. Horror "morale", però, con pippone su quanto siano viscidi e terrificanti quei trogloditi dei maschi etero cis, sempre loro. Oppure no. Perché, con ogni evidenza, non sono soltanto "loro" a necessitare di un direttore d'orchestra per i propri scatenatissimi ormoni "molesti".
L'apprezzamento porcino via social è sempre esecrabile. Oppure non lo è mai. Sullo stesso piano di realtà, le due cose non sono possibili contemporaneamente. Perché da una parte, quella femminile, si grida alla "molestia" di fronte a un commento "hot" a una foto al mare, mentre dall'altra, quella maschile/omosex, tutto è concesso? Concesso e accettabile, anzi, accettato. Dov'è l'indignazione di massa in questi casi? Troppo impegnata a pontificare sull'abuso di autotune del poro Sfera Ebbasta? Eppure, dimostriamo da sempre di essere ben multitasking quando c'è da piantare e far crescere qualsivoglia polemica sterile.
La stessa libertà di avance a dir poco "sfrontata" è consentita anche alle donne, ci mancherebbe. Loro (va bene, noi) possono criticare l'abbigliamento o l'aspetto fisico di un maschio, passando pure per Xena le Principesse Guerriere. Se un uomo dovesse mai permettersi di esprimere un gusto personale riguardo all'universo femminile, vedi Antonello Piroso contro le Birkenstock, invece sia mai, anatema!
Quella che ci stiamo costruendo, come se avessimo buon diritto di farlo tra l'altro, è una società aggressiva, con le lame tra i denti verso l'altro sesso. Ma a senso unico. Alla faccia dell'inclusione, c'è chi si può permettere di dire la propria su tutto, pur andando contro ai suoi stessi tanto sbandierati "ideali", e chi deve subire in silenzio. Non perché altrimenti farebbe apologia del fascismo, no, semplicemente per ciò che si è ritrovato in mezzo alle gambe alla nascita. O per chi preferisce portarsi a letto. Lì, i giochi sono fatti. Irrevocabilmente.
Ha senso? No. Eppure, è ancora così: siamo tutti maiali. Ma solo alcuni possono esternarlo senza conseguenze. Un gran bel porcile, si direbbe. Contenti noi...