“Io contesto il sistema”, Lilli Manzini, premiata doppiatrice e direttrice di doppiaggio, non ci sta e, dopo l'attacco a Mahmood che presta la voce al granchio Sebastian nel prossimo live action Disney La Sirenetta, ci racconta cosa sta rovinando, a suo dire oramai da anni, il mondo del doppiaggio italiano. Tra talent “imposti dal cliente”, “lobby” e “raccomandazioni”, un’intervista che prende in esame ogni stortura di questo ambito. Conviene ancora frequentare un’accademia di recitazione o tanto varrebbe aprirsi un profilo TikTok? “La cazzimma è fondamentale e nessuno ce l’ha più. Hanno tutti paura, ma io no”.
Partiamo da Mahmood, cosa c’è di “sbagliato” a livello tecnico nel suo doppiaggio di Sebastian?
Questo bisognerebbe chiederlo al suo direttore di doppiaggio, poveraccio, chissà quanto gli è stato dietro. Il risultato di Mahmood è evidente, non c’è nemmeno bisogno di commentarlo. Basta vedere anche i commenti della gente sotto al post di Disney. Davvero una cosa oscena. Il vero problema, però, in generale, è che trovo orrendo, irrispettoso nei confronti di noi professionisti questo sistema di mettere i talent nel doppiaggio.
Ci sono sempre stati…
Vero. E infatti è ora che questa piaga finisca.
Trova che sia irrispettoso anche nei confronti del pubblico?
Eccome! Anche perché il pubblico italiano non è fatto di teste di caz*o. Ormai la gente i film preferisce vederli in lingua originale e non segue più il cinema italiano. Non è che basta mettergli nel cast Giorgia o Max Gazzè. Oppure scegliere come doppiatori Mahmood o Frank Matano.
Nemmeno Frank Matano le è piaciuto?
Frank Matano è un ottimo comico, basterebbe che continuasse a fare il suo lavoro. Quando gli hanno chiesto di doppiare South Park o Zootropolis, sarebbe bastato dire di no. E questo vale per tutti i talent, eh. Riguardo a Frank Matano poi, nello specifico, non credo che gli manchino i soldi…
Ha parlato di una disaffezione del pubblico nei confronti del cinema italiano. La serata dei David di Donatello su Rai 1 ha fatto ascolti molto bassi (al netto della concorrenza con la Champions Leauge)...
Eh, è un altro segnale. Alla serata c’era Elodie e io mi sono chiesta: “Ma come ti permetti?!”. È andata sul palco col culo di fuori, col tanga! Vuoi fare questo effetto vedo/non vedo? Va bene, ma almeno mettiti una culotte!
Comunque era nominata (e ha vinto) per la Miglior Canzone Originale…
E ci mancava solo! Non si può dire che Elodie sia un’attrice. Ci sono stati tanti cantanti che erano anche attori. Ma quello era il tempo dei musicarelli. Al Bano è un attore, Gianni Morandi pure.
In tempi recenti non c’è nessuno che abbia fatto un buon lavoro?
A mio avviso, no. E ho visto tutto, non parlo senza sapere. Il nuovo film di Pupi Avati sarà anche un capolavoro, ma perché mettere Lodo Guenzi? Magari avrà anche studiato un po’, sarà istrionico. Ma ci sono tanti allievi che escono dalle Accademie di Arte Drammatica, dal Centro Sperimentale… e restano a casa. Perché un personaggio dello spettacolo, sia pure, in questo caso, con un minimo di background teatrale magari, deve essere più importante di loro?
Perché vengono scelti?
I talent vengono scelti dal cliente - quindi nel caso di Mahmood da Disney - e mai dal direttore del doppiaggio. Il direttore di doppiaggio li subisce, gli vengono imposti e con quelli deve lavorare. È anche una gran perdita di tempo, nella maggior parte dei casi.
Come mai?
Un doppiatore professionista può arrivare a fare 180 righe - media battute di un personaggio non protagonista - in un paio d’ore, o anche in una sola se il copione è meno complesso. Una persona che si ritrova per la prima volta a fare questo lavoro, invece, come minimo lo fa in tre turni. E fai conto che ogni turno dura tre ore. Perché gli devi stare proprio dietro. L’ho visto fare coi miei occhi.
A chi l’hai visto fare?
Anche ad attori italiani che hanno dovuto ridoppiare se stessi ed erano proprio dei cani, poveracci. Perché è un altro lavoro. Non è detto che chi sa recitare, poi sappia anche doppiare. Non va bene che uno sia attore di fiction e poi venga al leggio, senza preparazione. A meno che non tu non sei Giancarlo Giannini e riesci a recitare in tv, al cinema, in teatro, poi vieni al doppiaggio e spopoli con Al Pacino. Ma non vedo in giro molti Giancarlo Giannini. Anzi, non ne vedo proprio nessuno.
Eppure Fabrizio Frizzi come doppiatore di Woody di Toy Story è rimasto nel cuore di molti…
Non ero d’accordo neanche su Frizzi, era un presentatore. Tant’è che poi nel film più recente hanno chiamato un doppiatore professionista.
Ho una domanda stronza…
Ma me le devi fare tutte stronze! Fai conto di star parlando con Oscar Wilde al femminile.
Ha ancora senso studiare nelle Accademie o al Centro Sperimentale?
Sì, sempre.
Ho capito, ma se poi non si lavora…
Se poi non si lavora, dipende dalle lobby, dalle mafie, dalle massonerie e dalle pratiche private (raccomandazioni). Cose che sono all’ordine del giorno da 40 anni e che vanno debellate. Proprio come i talent.
Come debellare tutto ciò?
Per debellare questo scempio che sporca il doppiaggio, bisogna debellare il potere imprenditoriale negativo e dare la possibilità a tutti gli artisti di poter lavorare a rotazione. E poi gli artisti devono smettere di avere paura e fare fronte comune per denunciare ciò che non funziona e migliorare, così, le condizioni di lavoro di noi tutti. Ma non ne avranno mai il coraggio, hanno paura...
Di questo "potere imprenditoriale negativo" chi fa parte? Qualche nome…
No, se faccio nomi vado in galera. Non posso fare nomi, ma chi ha la coda di paglia si ritrova perfettamente nelle mie parole. E chi è dell’ambiente sa benissimo di chi sto parlando.
Con tutte le serie che escono sulle piattaforme di streaming, davvero ai doppiatori professionisti cambia così tanto se qualche volta viene chiamato qualche talent?
A Lilli Manzini sì. Perché mi sento scalzata da uno che nemmeno ha studiato. Anche se lavoro stesso. E non poco. Ma la cosa grave è che fanno lavorare sempre le stesse voci. Basta fare un giro sulla pagina Facebook Il Mondo dei Doppiatori di Antonio Genna per farsene un’idea ben precisa.
Sente di aver perso dei lavori?
Figuriamoci. Solo che di certo potrei e dovrei lavorare di più. Intanto, comunque, già lavoro per Disney.
Ah.
Sì, sono la voce della vampira Nadja in What We Do in the Shadows, una delle protagoniste della serie. Inizieremo la quinta stagione alla fine del mese.
E non ha paura di schierarsi in questo modo contro Disney, riguardo alla scelta di Mahmood?
No. Perché se mi sostituiscono perché dico quello che penso, ossia la verità, io li denuncio. È mio diritto costituzionale esprimere un parere e loro commetterebbero quindi un reato a non farmi lavorare per questo.
Una curiosità: lei è parente di Francesca Manzini?
Sì, è mia sorella. L’unica che ho. Ha 15 anni meno di me.
E in che rapporti siete?
Molti spesso mi chiedono come mai non metta like ai miei post, io rispondo sempre di domandarlo a lei. Nella vita siamo in ottimi rapporti. Non ci frequentiamo ma ci amiamo. Lei da qualche parte ha dichiarato che le ho dato quell’input artistico che poi ha voluto seguire nella sua carriera.
Comunque, lei proviene da una famiglia di doppiatori…
Mio nonno Arturo e mia zia Germana Dominici sono entrambi attori e doppiatori. Ma la famiglia Dominici non ha mai avuto alcun potere all’interno del mondo del doppiaggio. A differenza di altre…