“Come una freccia dall’arco scocca, / vola veloce di bocca in bocca”. O di post in post. E nei repost, e nelle catene di WhatsApp, e nei commenti tra amici. “Mario Sechi sostituisce Alessandro Barbero a Rai Storia”. Questo il trend, tra Google e i social, che ha riacceso il dibattito. L’ex docente, numero uno della divulgazione umanistica in Italia, amico degli Angela e meno degli Angelucci, o meglio della destra in generale, per il fatto di essere dichiaratamente più a sinistra del Pd (ma non, come scrisse di sé Marco Pannella, più a sinistra del Pci) aveva lasciato i canali più eruditi della rete, ma chi aveva preso il suo posto? Un nome circolava nei mesi scorsi e non aveva granché a che fare con Barbero. O con la storia. Ma con uno storico giornale di destra sì. Mario Sechi, direttore responsabile di Libero, ha rappresentato il rimpiazzo del medievista più amato d’Italia con il suo nuovo programma “Che magnifica impresa”? Sembra una circostanza nuova, ma è accadura mesi fa, soltanto che ora si torna a discuterne. Perché? Il sito Gli Stati Generali ha scritto un articolo dal titolo: “L’uomo senza qualità a giudizio sulla negazione della virtù: ovvero noi e Mario Sechi”. Con sottotitolo: “Mario Sechi che sostituisce Alessandro Barbero alla direzione di Rai Storia, uno dei pochi canali guardabili, non è un semplice rimpiazzo…”. Una bomba clamorosa, anche se non c’è niente di vero.

Qualcuno, come detto, già commenta la notizia. Il blogger e divulgatore di storia Salvatore Granata titola così il suo post: "Sechi al posto di Barbero, la Rai che piega la cultura al regime". E sottolinea: “Questa sostituzione non è casuale, non è neutra. È una epurazione. È la prova - l'ennesima - che la Rai non è più un servizio pubblico ma un feudo di partito. L’intellettuale libero e critico viene cacciato, il funzionario ossequioso viene premiato”. Poi chiude: “E così da oggi Rai Storia sarà diretta da chi la storia non l’ha mai studiata, da chi guarda sempre storto, non per un difetto fisico ma per un vizio intellettuale: vedere il mondo con un occhio solo, quello rivolto al potere, fingendo che l’altro non esista. Una metafora perfetta della nuova Rai, che ha deciso di amputarsi lo sguardo pur di non vedere la realtà”. Anche la pagina di informazione e satira “Italia mattanza” scrive della notizia: “Che bella parabola discendente per Rai Storia! Da Alessandro Barbero, che ti faceva viaggiare nel tempo con un racconto a Sechi, che sembra uscito da un casting per il fan club di Meloni! La Rai, da baluardo culturale a glorioso altare di Telemeloni, dove la storia si riscrive a colpi di fedeltà politica. Bravi, un applauso! Povera Italia”. Insomma, la notizia circola ma è un cortocircuito social dovuto a un post condiviso senza essere letto. Magie della rete. E dei tempi di lettura pari a una storia Instagram.

