Il Protocollo Italia-Albania si sta trasformando in un protocollo Italia-Italia (e anche Elon Musk, che oggi tuona contro i giudici italiani, dovrà farsene una ragione). La cinica crociera dei migranti sulla nave Libra si conclude sempre in un modo: nessuno dei pochissimi passeggeri rimane in Albania. Il Cpr di Gjader è una cattedrale nel deserto, costruita per non farci arrivare nessuno. Chi ha scritto il protocollo, nel frattempo, se la prende con i giudici che semplicemente applicano le leggi, e per fortuna che c’è sempre il caro vecchio fantasma del comunismo ad aggirarsi per l’Europa e fuori, a fare da contenitore per chi vuole scaricare il barile dell’incompetenza sui giudici. I soldi pubblici che vengono sprecati si aggirano intorno a un totale stimato di 600 milioni fino al 2028: un fallimento d’oro, intorno al quale ruotano molte perplessità. Una, tra le altre, risale a ottobre del 2022, un periodo bollente per le migrazioni soprattutto in Italia. Giorgia Meloni era appena salita al governo, e il primo atto del nuovo ministro Piantedosi fu proprio un divieto di ingresso in acque territoriali alle navi delle Ong operanti in aree Sar di soccorso marittimo. Contemporaneamente una nave albanese, acquistata dal proprietario della Trattoria Meloni, già accusato in patria di voler usare le proprie navi per trasportare migranti, veniva trattenuta per nove giorni in porto a Palermo in seguito a un’ispezione, dopo aver compiuto un viaggio che toccava i principali porti delle rotte migratorie. Allo stato attuale non c’è correlazione, è bene specificarlo, ma ci sono alcuni dettagli che varrebbe la pena di approfondire.
La nave
10 Agosto, 2022. Gjergj Luca, proprietario della Trattoria Meloni, mostra sui social l'arrivo di una nuova nave nella sua flotta di pescherecci. Un'imbarcazione norvegese, da ricerca, lunga 48 metri e larga 10, che apparteneva all'istituto di ricerca marina di Bergen. 25 posti letto suddivisi in 20 cabine, con attrezzature per scandagliare i fondali e una palestra. Su un sito norvegese era indicato il prezzo di vendita a 2,9 milioni. Luca la rinomina Open Balkan, come la zona di cooperazione politico-economica fondata nel 2021 tra Albania, Serbia e Macedonia del Nord. “La prima nave Explorer con bandiera albanese inizia a navigare a settembre”, scrive in un post su Facebook. Luca possiede una flotta di pescherecci, e siccome alcuni media locali lo accusavano di voler trasportare migranti dall'Italia verso l'Albania, abbiamo controllato i loro percorsi sui siti di tracciamento Ais. Quasi tutte risultano a Shengjin, Durazzo o nei dintorni, palesemente in attività di pesca. Nulla conferma le accuse, che sembrano più frutto di una polemica politica. Tuttavia sulla Open Balkan, il cui ultimo segnale risale a gennaio, dove risulta essere ormeggiata al porto di Durazzo, qualche riserva c'è. Su VesselFinder compaiono anche le posizioni precedenti, relative al 2022: la sequenza di viaggio è strana, come si vede dalla lista dei porti toccati.
Il percorso di Open Balkan
Il 2 ottobre 2022 Luca annuncia sui social di Rozafa, la sua società, che la nave Open Balkan “ha iniziato il suo viaggio dalla Norvegia all'Albania”. Stando a quanto riportato dai tracciati Ais, lo si può vedere sui siti di posizionamento come VesselFinder e simili, il tragitto della Open Balkan è il seguente: il 5 ottobre entra in porto a Calais. Terra di migranti, il cui nome evoca la famosa “Giungla”, la baraccopoli poi chiusa dove vivevano migliaia di rifugiati. L’11 ottobre la nave è a Dover, dall'altra parte della Manica. Un giornalista albanese, Eraldo Harlicaj, proprio in quel periodo aveva realizzato un servizio per la Abc infiltrandosi tra i migranti, dimostrando che gli albanesi facevano da intermediari per il servizio di trasporto tra Francia e Inghilterra gestito dai curdi, e che molte persone venivano sfruttate per il traffico di droga. Nulla di probatorio, ma il sospetto viene. Il viaggio prosegue velocemente, lo stesso giorno Open Balkan risulta in arrivo a Gibilterra, punto di contatto tra Africa ed Europa. Il 13 ottobre, due giorni dopo, la nave lascia una traccia sull’isola di Alborán. Uno scoglio a metà tra Spagna e Marocco, 55 chilometri a nord delle coste nordafricane e 85 chilometri da Almería, punto cruciale delle rotte migratorie e sede di un distaccamento della Marina Militare iberica. Secondo il sito del Cluster Maritimo Español, “La pesca di base, al di fuori dell'area della Riserva Marina, si divide in metodi artigianali, traina e circuizione. Le flotte autorizzate a utilizzare queste zone di pesca appartengono principalmente ai porti di Adra, Carboneras, Garrucha, Almería e al porto di Motril a Granada”. Non risulta quindi che un peschereccio straniero possa lavorare in zona. Cercando notizie su Alborán si vede che è la Lampedusa spagnola, il principale luogo di sbarco a salvataggio dei migranti in arrivo dall'Africa. La rotta del Mediterraneo occidentale, così viene chiamata, ha due vie marittime principali: una attraverso lo Stretto di Gibilterra partendo dalle coste marocchine e l'altra dall'Algeria attraverso il Mare di Alborán. Lo stesso preoccupante percorso della Open Balkan, che lo stesso giorno in cui viene segnalata in ingresso ad Alborán lascia una traccia, in partenza, da El-Jazair, in Algeria. Che fosse di ritorno dalla Norvegia è fuori dubbio, ma il tragitto era l'unico possibile? Vale la pena di domandarselo, anche se nulla prova una correlazione diretta tra Open Balkan e i migranti, per cui potrebbe essere stata una semplice coincidenza di percorso. Dopodiché, arriva l'Italia.
Open Balkan in Italia
La Open Balkan arriva in porto a Palermo il 18 ottobre del 2022. Dai dati del ministero, il 18 ottobre sbarcano in Italia 381 migranti, il 19 ne arrivano 277, mentre il 20 si raggiunge un picco di 676 persone sbarcate. Il 17 ottobre Skytg24 scriveva: “Continuano gli sbarchi a Lampedusa dove sono arrivati, a bordo di tre barconi, 101 migranti. I primi 37, in mattinata, sono stati soccorsi da una motovedetta della guardia costiera. Nelle ore successive sono arrivati altri 64 migranti a bordo di due imbarcazioni”. Numeri alti, e se si osserva tutto il mese si nota che c'è un andamento di crescita proprio a partire dal 18 ottobre, fino a un massimo di 2600 migranti complessivi tra il 26 e il 27 ottobre. Dal rapporto Thetis, (qui il link) il sistema di ispezioni dell'Agenzia europea della sicurezza marittima (Emsa), risulta che Open Balkan rimane bloccata nello scalo siciliano a causa dell’assenza di: dichiarazioni di conformità, approvazioni del Paese di bandiera, certificati medici, formazione del personale, certificati di sicurezza, formazione del personale. Lo stesso giorno Igli Cara, un politico del Pd albanese che ha avuto screzi con Edi Rama relativi a questioni sul porto di Durazzo, scrive che la nave è stata bloccata in porto a Palermo in attesa di documenti. “Il motivo è semplice”, scrive Cara, “le navi battenti bandiera albanese sono soggette a controllo in ogni porto da cui transitano in quanto inserite nella lista nera delle prestazioni della bandiera, secondo il Memorandum di Parigi”, la cui valutazione si basa sul “numero totale di ispezioni e fermi durante un periodo continuativo di 3 anni per le bandiere con almeno 30 ispezioni in quel periodo”. Peraltro, altra stranezza, sempre dal rapporto Thetis, la nave risulta di una compagnia di Durazzo, la Vital Shipping, e non di Rozafa, la società di Luca. Open Balkan è stata ispezionata e fermata, quindi rilasciata proprio il 26 ottobre, data in cui i giornali parlano di Lampedusa al collasso. Cosa ci facesse in Sicilia, dopo un viaggio del genere, non ci è dato di saperlo al momento. Semplice tappa obbligata nel ritorno dalla Norvegia o c'era altro? Come già detto, è quasi impossibile da stabilire. Comunque la nave bazzica ancora intorno alle coste della Trinacria, toccando Lipari e lo Stretto di Messina in data 27 ottobre, per poi ricomparire il 31 ottobre a Durazzo, dove plausibilmente rimane ancora per 156 giorni. Open Balkan viene rilasciata dopo aver sanato tutte le mancanze, lo stesso giorno in cui in Italia tutte le prime pagine sono dedicate a un’altra nave ferma in Sicilia, anche se a Catania. La Ocean Viking di Sos Mediterranèe.
La missione 23
La nave Ocean Viking di Sos Mediterranée salpa il 18 ottobre da Siracusa per la missione numero 23, nell’area Sar del Mediterraneo centrale. Lo stesso giorno in cui Open Balkan arriva a Palermo. Ocean viking batte le zone Sar maltese e libica. Il primo soccorso risale al 22 ottobre, 34 persone recuperate da un barchino in vetroresina. Il giorno dopo ne salva altre 39. Poi due interventi nella notte del 25 ottobre, e altri due il 26, per un totale di 236 migranti portati in salvo. “A terra”, si legge sul sito dell'Ong, “il neo-ministro dell’interno emette un divieto d’ingresso (mai notificato) nelle acque territoriali italiane contro la nostra nave, sostenendo che la Ocean Viking avrebbe agito in modo autonomo, senza coordinarsi con tutte le autorità competenti. Questo non è vero: come fa sempre, dal 2016, la nave ha avvertito di qualsiasi proprio spostamento tutte le autorità interessate”. Inizia un braccio di ferro tra il Governo appena insediato e i migranti, che si trasformerà anche in un caso diplomatico con la Francia, che dopo alcune polemiche accoglierà i migranti della Ocean Viking dopo venti giorni a bordo, l'11 novembre. Per tutta la durata della missione di Ocean Viking, Open Balkan è ferma a Palermo. Destini paralleli nell'arco di una finestra temporale.
"C'è una regia"
Giorgia Meloni vince le elezioni politiche il 26 settembre del 2022, nominando Matteo Salvini vicepresidente, dopo una campagna elettorale fortemente incentrata sullo stop ai clandestini e sulla lotta all'immigrazione irregolare. Il Governo si insedia il 22 ottobre, lo stesso periodo in cui gli sbarchi, numeri alla mano, si intensificano. Come se si volesse mettere alla prova il Governo appena nato sulle proprie scommesse elettorali. Oppure, quale occasione migliore per dimostrare di non aver fatto, è il caso di dirlo, promesse da marinaio. Il 25 ottobre 2022 Matteo Piantedosi firma il divieto di ingresso in acque territoriali per Ocean Viking e Humanity 1, due navi di salvataggio delle Ong. È il primo atto politico del nuovo ministro dell’Interno. Due giorni dopo, il 27 ottobre, Matteo Salvini scriveva sui social: "Messaggio per i trafficanti di esseri umani e per i loro complici: come da programma elettorale del centrodestra, l'Italia non tollererà più il business dell'immigrazione clandestina e degli sbarchi fuori controllo. Le Ong straniere si regolino di conseguenza”. Un business in cui sguazzavano le Ong, oltretutto straniere, secondo l'attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. A inizio giugno, ancora all'opposizione, diceva in un'intervista che “già adesso gli sbarchi sono tornati a livelli da record perché al ministero dell'Interno non mi pare ci sia qualcuno particolarmente attivo sul controllo dei confini e degli sbarchi”, riferendosi a Luciana Lamorgese, del governo Draghi. Si può dire, oggettivamente, che l'aumento degli sbarchi abbia fatto buon gioco alle dimostrazioni di forza del nuovo esecutivo. Matteo Salvini ha ripetuto spesso, riferendosi alle Ong, che ci fosse “una regia” dietro agli sbarchi. Già, ma quale? Sarebbe suggestivo pensare, in questo contesto, al viaggio compiuto dalla Open Balkan, gli incroci di luoghi e date. Coincidenze, certo, ma nell’arco di quei pochi giorni in cui la nave albanese è rimasta bloccata in Italia le politiche migratorie hanno preso una direzione ben precisa, che ha portato fino all’inconcludente protocollo che oggi porta a spasso piccoli gruppi di migranti a spasso tra il Mediterraneo, lo Ionio e l’Adriatico, e volendo ragionare in termini di profitto e di consenso, chi ha guadagnato da quella situazione non sono né i migranti, né i cittadini, né le Ong. E per ora, salvo svolte clamorose, tutto sembra destinato a rimanere un grosso punto interrogativo.