Uno dei migranti dirottati in Albania ha confessato alla delegazione parlamentare arrivata a Gjader che se avesse saputo di arrivare lì si sarebbe buttato dalla nave per raggiungere Lampedusa a nuoto, e rimane da capire se sia stato soccorso davvero cosi vicino alle coste, perché in tal caso risulterebbe salvato in acque territoriali italiane, e di conseguenza, secondo quanto firmato nel protocollo Italia-Albania, non doveva essere portato a Shengjin. Riccardo Magi, finita la visita al cpr, ha superato il profugo in poesia dicendo che la parte pronta è una “gabbia anche sul soffitto. Come se durante l'ora d'aria qualcuno potesse volare e fuggire”. Contemporaneamente, a Dritto e Rovescio, Paolo Del Debbio metteva in piedi il consueto teatrino, che a vederlo viene voglia di farsi internare a Gjader, senza corrente né Tv. Già nell'anteprima il conduttore mette le cose in chiaro: nessuno è mai riuscito a risolvere il problema migranti. Sottotesto: Meloni ha fatto un miracolo nel bloccare sedici persone che poi sono diventate dodici. Poi il programma inizia, e Del Debbio coadiuvato da Maurizio Belpietro insiste sui soldi spesi da Gentiloni per gli Sprar e sul fatto che nessun governo abbia mai trovato una soluzione efficace. Lasciamo lavorare, siamo ancora in fase di rodaggio, stiamo a vedere, e altre amenità argomentative del genere, mentre un imbelle Furfaro tenta inutilmente di risollevare la verità sui problemi della soluzione albanese. Poi, immancabile, il solito servizietto sulla Trattoria Meloni di Gjergj Luca, che nonostante le polemiche e le accuse locali di cui abbiamo parlato solo noi di MOW in Italia, a questo punto crediamo che sia veramente un genio, perché qualsiasi giornalista passi di lì va a mangiare da lui e a fargli pubblicità, magari come l'inviata di Del Debbio che intervista un cliente che ha un'enorme stima di Giorgia Meloni, non sia mai il contrario.
Sono molti, forse troppi, i punti da chiarire sul trasferimento dei migranti in Albania. Il primo viaggio è iniziato con un itinerario da crociera, ne tengano conto Costa e Msc per itinerari futuri: da Lampedusa al nord dell'Albania, per poi concludere in Italia. Giorgia Meloni ha difeso i confini italiani da 12 invasori, dato che dei 16 presenti sulla barca già 4 sono stati riaccompagnati in Italia perché risultati minorenni e fragili. Un successo costato soldi e tempo per il progetto pilota che Ursula Von der Leyen vuole prendere a modello. Un bel viaggio per la nave Libra della Marina Militare, partita da Lampedusa verso Shengjin per poi tornare in Italia a riaccompagnare i migranti non idonei al confino albanese. Il filmato dell'arrivo di Libra in Albania è l'immagine della tragicommedia che si sta consumando. Commedia: il gruppetto sparuto di profughi sul ponte sembra far parte di un'escursione. Tragedia: i migranti non erano sul ponte per guardare il panorama. Erano lì perché il ponte è l'unico posto in cui possono stare. Come ha spiegato un ammiraglio ad Avvenire: “Il pattugliatore Libra non ha cabine, se non quelle degli ufficiali, mentre i marinai dormono a turno in camerate coi letti a castello, quindi gli immigrati soccorsi in mare dovranno fare il viaggio fino in Albania dormendo all’aperto, per almeno due giorni”. Ecco perché i migranti destinati all'Albania devono essere maschi, adulti e in forma. Due notti sul ponte in mare aperto non sono una passeggiata, specialmente in inverno.
In teoria non dovrebbe essere nemmeno Libra a occuparsi del trasferimento dei migranti verso Shengjin: a maggio il Ministero dell'interno aveva bandito una consultazione preliminare di mercato “per l’affidamento del servizio di noleggio di unità navale/i per il trasporto di migranti presso le strutture di accoglienza previste dal protocollo Italia-Albania in materia migratoria”. I requisiti prevedevano una nave in grado di trasportare 300 passeggeri, ovvero 200 migranti e 100 operatori, con un minimo di 50 cabine da due posti letto. Strano che nessun armatore abbia risposto alla consultazione, ma visto che il protocollo di cooperazione prevede, al comma 7, “che per l'attuazione del Protocollo, le amministrazioni pubbliche sono autorizzate alla stipulazione e all'esecuzione di contratti o convenzioni di appalto di lavori, servizi o forniture, anche in deroga alla normativa vigente”, c'è da aspettarsi di tutto. Alcuni media albanesi ipotizzavano anche, polemicamente, che a trasportare i migranti potrebbero essere perfino alcuni pescherecci del folcloristico proprietario della Trattoria Meloni, anche se questo rimane ancora da verificare. Se sono queste le azioni concrete, parole della Meloni, per fermare la tratta di esseri umani, siamo ben lontani dal raggiungere l'obiettivo. E sulla terraferma le cose non vanno meglio: a Gjader, dove saranno trasferiti i migranti, i lavori non sono ancora finiti. Gennarino de Fazio, sindacalista della polizia penitenziaria, ha fatto sapere che mancano ancora la corrente e l'acqua.
Due giorni a dormire sul ponte di una nave militare, all'aperto, e quando arrivi non ti puoi fare nemmeno una doccia. Anche se gli ospiti vengono presi sani c'è da scommettere che si ammaleranno in fretta. Ma se l'idea di spostare i migranti in Albania è questione di propaganda elettorale, opinabile o meno, è l'aspetto gestionale a far davvero rabbrividire. La Salis, a proposito, ha citato i lager e l'efficienza tecnica, compiendo un doppio errore. Da un lato ha svalutato una delle tragedie più grandi della storia, dall'altro non ha capito che il centro in Albania è l'esatto opposto dell'efficienza. Mesi di ritardo, navi non trovate, milioni di euro buttati in appalti senza gara a ditte sconosciute, come ha mostrato un'inchiesta di Domani e come c'era da aspettarsi, viste le accuse di alcuni giornali albanesi sul clientelarismo di Edi Rama e che Mow aveva ripreso sul caso della Trattoria Meloni. Illazioni di natura politica o meno, visto quello che sta succedendo con i lavori edili a Gjader non ci sarebbe da stupirsi troppo, e bisogna anche ricordare che nel 2023 l'Unione Europea ha bloccato all'Albania i rimborsi del fondo Ipard per l'agricoltura, in seguito a un'indagine dell'ufficio anticorruzione europeo. E ci sono coincidenze inquietanti con il caso del Cpr. Il rapporto di Olaf, l'agenzia anticorruzione europea, parla esplicitamente di “Appalti aggiudicati senza gara o tramite gara truccata (con offerte false), prezzi gonfiati e violazione delle norme contrattuali’. Esattamente quello che ha scoperchiato l'inchiesta di Domani. Chissà se rientra anche questo modus operandi nel mandato elettorale di cui parlava Meloni. D'altronde, se dobbiamo difendere i confini dal pericolo di 16 emigrati, vuol dire che siamo in guerra, dove ogni mezzo è valido.