Il Tg4 ha mandato in onda un servizio leggero, di quelli tipicamente estivi, in cui mostrava simpaticamente l'apertura in Albania della Trattoria Meloni. Un ristorante tappezzato di foto che ritraggono la nostra presidente del Consiglio. Zoom sui quadri, simpatia, vivacità. Un oste bonario che racconta la sua ammirazione per Giorgia - una donna straordinaria, dice l'oste - piatti di pesce che vanno avanti e indietro. Fine. Sui social monta l'onda dell'ironia e finisce tutto qui. Invece no, perché poi viene la curiosità di scoprire qualcosa in più. Fai una ricerca, risali al nome del proprietario e ti si apre tutta una serie di articoli su di lui, pubblicati dai giornali albanesi. E non sono belle notizie: si parla di traffico di supefacenti, distrazione di fondi europei, corruzione e furti. Il suo nome è Gjergj Luca, e da quanto scrivono i quotidiani in Albania risulterebbe essere coinvolto in diversi scandali, attività losche se non criminali e oscure trame politiche in cui c'è di mezzo anche l'Italia. Il video di Trattoria Meloni è stato pubblicato anche sul sito del Corriere e la notizia è stata ripresa da tutti i giornali e media italiani, nessuno escluso. Tutti hanno puntato sulla curiosità del caso, sulla passione per Giorgia e sulla simpatia della notizia. E la cosa più grave non sono tanto le accuse al proprietario, ma lo stato di salute della stampa italiana. Sia nel caso in cui nessuno abbia controllato chi fosse l'oste di Trattoria Meloni, sia nel caso in cui lo abbiano fatto ma abbiano deciso di non riportare nemmeno un passaggio relativo alle polemiche sul suo conto. Altrochè Telemeloni. Il proprietario di Trattoria Meloni comunque rigetta tutte le accuse, e da quanto si evince dalla stampa estera non risulta ufficialmente sottoposto a procedimenti nei suoi confronti, e tanto meglio. Però fare informazione, da parte dei media italiani, avrebbe voluto dire riportare anche le accuse. Vediamo quali.
Gjergj Luca è principalmente un imprenditore che ha costruito un impero sul mercato del pesce. Dalla pesca alla lavorazione, fino alla cucina. Barche, stabilimenti di trasformazione della materia prima e una catena di ristoranti, i Rozafa. Addirittura una sorta di parco del pesce, a Elbasan, un paese a sud di Tirana. Una Fish City, questo il nome. Uno stabilimento dove viene lavorato il pesce con a fianco piscine, ristoranti, cinema, giochi per bambini e quant’altro. Dove ci sono imperi arrivano le inchieste dei giornali, è matematico. Tranne che in Italia, dove ci si limita a riportare la nota di folklore per farsi due risate o per vantarsi di avere una presidente del Consiglio così benvoluta nel mondo da dedicarle perfino un ristorante. Le inchieste riportano accuse gravi, gravissime, tanto che risulta che i giornali albanesi siano in causa col proprietario di Trattoria Meloni per aver divulgato le notizie che riportavano il suo coinvolgimento nei fatti. Poi c'è la questione politica, perché secondo i detrattori Luca sarebbe amico del Primo Ministro albanese Edi Rama. Per noi che siamo in un altro paese e fuori dalle discussioni interne in Albania, non ci è dato sapere fino a che punto arrivi la propaganda, o se si attacchi Luca per arrivare a Rama, ma sta di fatto che la stampa italiana due domande avrebbe dovuto farsele.
Alcuni media albanesi hanno ripreso uno studio dell'International Strategic Studies Association, una ONG americana che si occupa di difesa e geopolitica, secondo il quale Gjergj Luca sarebbe coinvolto con altre persone nel traffico di stupefacenti sulla rotta balcanica, dal Montenegro alla Grecia fino all'Italia. Qui e qui trovate i link agli articoli che potete tradurre dall'albanese con le funzionalità di Chrome. In un’altra occasione, qui il link, Luca sarebbe stato accusato dall’ex premier Sali Berisha, suo nemico politico, di essersi impossessato illegalmente di un veliero ritrovato in acque internazionali, al largo della Sicilia, sottoposto a sequestro perché utilizzato per trasportare cocaina. A recuperare la barca abbandonata sarebbe stato un peschereccio della società di Luca. In un’altra occasione, sempre secondo i media albanesi, Luca sarebbe stato coinvolto in uno scandalo relativo alla destinazione di alcuni fondi UE per l’agricoltura (il link qui). La compagnia dell’oste, secondo quanto riportato anche dall'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust), avrebbe fatto parte di un gruppo di persone coinvolto in un utilizzo improprio di 1,3 miliardi di Lek di fondi europei, pari a quasi 10 milioni di euro, tanto che poi la stessa UE risulterebbe aver bloccato i fondi di rimborso sull’agricoltura (link qui). Risulta comunque che Luca abbia negato tutto, presentandosi anche allo SPAK, l’ente anti-corruzione albanese, dichiarando che andrà “davanti al tribunale ogni volta che la verità mi chiamerà, davanti al quale sarò sempre trasparente e non nascosto”, sicuro della sua innocenza e chiedendo di essere processato dal suo Paese per dimostrare il contrario (qui il link). Un’altra notizia racconta di alcune proteste avvenute proprio a Elbasan, dove Luca ha costruito il suo Fish City. Secondo l’articolo (il link qui) i residenti della cittadina “protestano da tempo contro la fabbrica di pesce Rozafa a Fushë-Labinot, la frazione di Elbasan. I residenti hanno accusato il proprietario dell'azienda, Gjergj Luca, di aver rubato loro l'acqua e la terra. Affermano anche che Luca sta inquinando il fiume Shkumbin con gli scarti dei pesci. I residenti hanno inoltre dichiarato di aver ricevuto anche minacce”. In occasione delle proteste c’è anche un video di Luca che esce fuori a parlare coi manifestanti, dicendo: “Non ho rubato a nessuno nella mia vita, non ho derubato nessuno, non sono caduto al collo di nessuno”, e promettendo ai cittadini di installare due tubazioni per rimediare ai loro problemi di approvvigionamento idrico. In buona sostanza, è vero che i media sono sempre schierati, da una parte e dall’altra, in Albania come in Italia, e non spetta sicuramente a noi accusare o condannare Gjergj Luca, così come non è nostro compito sostenere una parte o l’altra, anche perché si tratta di questioni del tutto aperte, e non è chiaro nemmeno se ci siano procedimenti giudiziari nei suoi confronti o se siano soltanto supposizioni. Il nostro intento non è quello di parlare del signor Luca nè di fare inchieste su un uomo che si professa innocente e che lo è, in assenza di condanne ufficiali da parte di un tribunale. Quello che volevamo sottolineare è la totale mancanza da parte di tutta la stampa italiana. Il fatto che qualsiasi giornale, e sono stati davvero in tanti, abbia ripreso la notizia senza accennare minimamente alla questione è in qualche modo clamoroso. Per il resto se Luca volesse parlare con noi per chiarire tutta la situazione ne saremmo contenti, e lo accoglieremmo a orecchie aperte. Si chiama completezza di informazione: ascoltare e presentare al pubblico il contraddittorio, senza valutare. Completezza di informazione che è venuta a mancare in Italia.