Se ne parla ovunque: giornali, talk, social. Il turismo è il tormentone dell’estate 2025, ma non per le ragioni di sempre. A Rimini — simbolo della vacanza popolare italiana — oltre il 50% degli albergatori ha visto meno presenze rispetto al 2024, e più della metà ha dovuto abbassare i prezzi. Il turista medio? Sempre più low cost, vacanze brevi e budget ridotti. Gli hotel faticano, mentre affitti brevi e case vacanza rosicchiano mercato. Si sta accorciando la stagione, cambia il tipo di clientela e cambia soprattutto il modo in cui gli italiani percepiscono la vacanza: sempre meno settimane al mare, sempre più city break. Per capire se questo è solo un momento di passaggio o un cambio di paradigma, abbiamo chiesto il parere di Valerio Visintin, critico enogastronomico del Corriere della Sera, celebre per la sua identità celata dietro una maschera nera e per il suo approccio indipendente: va al ristorante pagando il conto e senza farsi riconoscere. Uno che non si fa abbindolare dalle apparenze, né dai comunicati stampa. Con lui abbiamo parlato di hotel deserti, agriturismi in crescita, stabilimenti balneari in crisi, giovani che preferiscono l’estero. “Abbiamo meno soldi, facciamo meno vacanze e cerchiamo di spendere il meno possibile”, ci ha detto. Ma attenzione: non è solo una questione di prezzi, è proprio il concetto di vacanza che sta cambiando. Ecco cosa ci ha raccontato.

Visintin, cosa succede al turismo in Italia?
Evidentemente le spiagge sono deserte, perché questo è un dato oggettivo. O comunque sono molto meno affollate del previsto. Dove siano i turisti italiani, questo però non lo so. Milano è completamente svuotata. Quindi da qualche parte saranno andati i milanesi. Tutti gli altri, non ho idea.
Si sta parlando molto di Rimini, che non sembra più Rimini. L’estate che magari durava mesi per gli italiani ora dura tre giorni...
Insomma, c’è un oggettivo decadimento del potere d’acquisto degli italiani. Questo è un dato di fatto. Tant’è che a Rimini c’è già da anni un’erosione di posti letto. Nel senso che molti hotel hanno chiuso. Adesso non mi ricordo le percentuali, ma basta fare una rapida ricerca su Google e si trovano notizie sulla chiusura di moltissimi hotel. Diciamo che è una crisi che ha una gittata molto lunga. Quest’anno probabilmente c’è meno gente, ma forse qualcuno ha anche scelto altri lidi. Teniamo conto che l’Adriatico l’anno scorso è stato infestato dalla mucillagine in maniera pesante per tutta l’estate, quindi è probabile che qualcuno abbia anche fatto delle scelte diverse.
Ho letto che ultimamente si preferiscono, rispetto ai lidi e alla spiaggia, gli agriturismi o magari la montagna. Ne ho parlato anche con Edoardo Raspelli, suo colega, e i prezzi sembrerebbero inferiori.
Sì, questo non credo che valga per la Romagna, che ha dei prezzi molto competitivi. Anche le spiagge romagnole non sono certo care. Può valere per gli stabilimenti balneari della Liguria, del Tirreno. Poi può anche esserci una scelta diversa dettata dalla casualità, perché come ci sono delle stagioni in cui tutti vanno in Grecia o in Corsica, ci sarà la stagione in cui si va di più negli agriturismi. Non è detto. Non basta una stagione per definire un andamento lineare del turismo italiano, del turismo di casa. Quindi bisognerebbe aspettare due o tre stagioni per capire se è vero.

Si è parlato anche di Alassio: stanno aumentando i prezzi, ma non aumentano gli introiti.
La Liguria ha dei prezzi che sono folli. Non tanto per gli alberghi, che sono allineati al costo di altre regioni italiane, ma soprattutto le spiagge. In Liguria la spiaggia libera ce n’è pochissima, è tutta presidiata da stabilimenti balneari, quindi da concessioni. Questo sicuramente influisce. Poi, adesso, non so Alassio o la situazione specifica, però io stesso in questi giorni sto cercando di fare una fuga in Liguria e mi ritrovo davanti a prezzi di spiagge che sono non lontani da quelli degli hotel, che è una cosa folle.
E la stessa cosa vale anche per la Toscana?
La stessa cosa vale anche non per tutta la Toscana, ma per la fetta più mondana della Toscana. Probabilmente San Vincenzo, per fare un esempio, ha costi più abbordabili, però se uno va a Focette, Forte dei Marmi, in quella zona lì, la Versilia, si trova di fronte a prezzi che sono anche superiori a quelli della Liguria, che già sono altissimi.
E neanche il centro e il sud sembrano salvarsi, perché anche nel Lazio, nel Cilento, nel Salento le spiagge si dice che siano vuote...
Vedo nei video sui social: sembrano vuote, sono vuote. Il discorso è quello. Io non credo che quest’anno ci sia stato un incremento dei prezzi, anche se non ho dati certi per confortare questa mia impressione. Ma è sicuro che la busta paga, i guadagni degli italiani, sono rimasti gli stessi di fronte a un aumento generalizzato di tutto. Abbiamo meno soldi, facciamo meno vacanze, cerchiamo di spendere il meno possibile. Quindi non è neanche tutta colpa dei concessionari, degli stabilimenti balneari: anche per loro ci sarà la crisi, ci saranno costi supplementari e soprattutto c’è una stagione che si accorcia sempre di più per via anche delle condizioni climatiche. Una volta la stagione durava quattro mesi, adesso dura almeno un mese in meno.

È un problema, quindi, molto più grande rispetto al semplice: "i prezzi dei lidi sono alti"?
Sì, certo. Perché poi non è che i gestori dei lidi sono dei fessi che si autoboicottano tenendo prezzi altissimi e perdendo la clientela. Credo che facciano i loro conti. Alla fine ci saranno dei disonesti, ovviamente, come ci sono in tutte le categorie, ma alla fine i conti li fanno anche loro e vedono che fanno fatica. Ci sono tutte queste condizioni. È un complesso di cose per cui quest’anno sta andando così, ma per tirare le somme dovremmo aspettare almeno un’altra annata o altre due.
Sta cambiando anche un po’ il modo di percepire la vacanza, nel senso che magari i giovani, invece di farsi il mese di casa al mare, vanno a farsi una settimana all’estero a visitare qualche città. È cambiato anche il modo di percepirla, la vacanza?
Sono perfettamente d’accordo. I giovani vanno all’estero e magari non nelle località classiche del turismo estivo, ma nelle città come Parigi o Praga. Io ho dei figli di amici che sono andati in Norvegia quest’anno. Insomma, c’è una maggior diversificazione. Anche questo è un processo che è già in atto da anni.
Intanto, comunque, in Italia dilaga il turismo dei ricchi, come EmRata, Dua Lipa, Paris Hilton. L’Italia può essere anche diventata un po’ un parco giochi per ricchi?
Una parte dell’Italia sì, senz’altro. Ma lo era già. Adesso forse lo è ancora di più. Purtroppo, molto del turismo è strutturato per una clientela altospendente, come si usa dire. Però poi ci si lamenta — ed è una contraddizione — del fatto che c’è l’overtourism. Il turismo di massa nelle città turistiche come Venezia non è più il turismo d’élite. Ci lamentiamo perché il turismo è troppo massificato. Insomma, non siamo mai contenti di niente.
Un’ultima domanda: ci racconta una sua esperienza personale di problemi con i prezzi mentre era in vacanza o in viaggio?
I problemi li ho avuti soprattutto con la Liguria. Non è che ce l’ho con la Liguria — specifichiamo che la adoro, è per quello che cerco di andarci spesso —
però c’era questo stabilimento balneare che considerava la prima fila, invece che file orizzontali, le file verticali. Quindi in realtà mi era stato dato, in prima fila, un posto che stava a ridosso delle cabine. Era la prima fila verticale, anche se era distantissima dal mare. Quindi, se le inventano tutte.
