Andrea Scanzi, intervistato ad Accordi e Disaccordi da Luca Sommi, a ricapitolato il suo rapporto con Giorgia Meloni, a cui ha dedicato un secondo libro, appena uscito per Paper First, Continuavano a chiamarla sciagura. Sia in questo che nel libro precedente (La sciagura), il giornalista del Fatto non si è stato certo gentile e, come la scuola del Fatto vuole, è arrivato dritto al punto senza troppi giri: “L’ho definita pesciarola e lo rivendico. La cosa paradossale è che lo rivendica anche lei, di essere una donna del popolo. E questo le porta voti. E non è secondo me un motivo giustificabile per tutte queste frignate e per tutto questo piagnisteo della Meloni. Le fa gioco, ripeto, è brava. Lo faceva Berlusconi, lo faceva Renzi. Ogni volta che è in difficoltà è colpa della stampa cattiva, ma io non la vedo questa stampa cattiva. Sono pochissimi i giornalisti che hanno il coraggio di andare contro la Meloni. Fatemi dei nomi, ditemi programmi che fanno delle critiche vere alla Meloni, tranne La7 e noi”. Ma la conoscenza tra i due è sempre stata così? In realtà no. E Sommi chiede a Scanzi di raccontare il periodo prima del governo, quando “non eravate magari amici, ma andavate a cena insieme”.
“Ci siamo sentiti un po’ su WhatsApp, lei mi ha invitato una volta ad Atreju nel 2018 quando c’era il Conte I. Mon ci sono andato perché non mi sembrava casa mia, per usare un eufemismo. Ci siamo sentiti spesso per parlare di Gaber, perché era una cosa che ci univa. Non abbiamo fatto cena insieme, capitò un pranzo, lo scrivo nel libro. Capitò ad Arezzo, credo fosse l’estate del 2019, poco prima che cadesse il Conte I; ma tipo una settimana prima lei venne a vedere la giostra del Saracino, andammo a pranzo da un amico comune e devo dire che fu un pranzo piacevole, dove conobbi anche Giambruno e sua figlia, che era molto piccola. Ma non ho mai detto che sia stata una donna antipatica, dico che secondo me è una donna politicamente molto lontana da me”. Alla domanda se si si messaggino ancora, poi, risponde: “No, perché l’ho bloccata…” Colpo di scena: “L’ho bloccata perché una volta scrissi un articolo, lei si arrabbiò e nella summa della rabbia mi disse: sei come Renzi. E io non posso accettare che qualcuno mi dica che sono come Renzi. MI puoi dire tutto, ma non questo”. Soprattutto se si pensa a uno dei libri al vetriolo di Scanzi, Demolition man: Matteo Renzi, la tragedia della politica italiana. Difficile negare l’antipatia intellettuale e politica tra i due.