Cronaca di un governo di scappati di casa. La sciagura, questo il titolo del nuovo tour di Andrea Scanzi in giro per i teatri italiani. In copertina sulla locandina, una bella foto di Giorgia Meloni con un’espressione imbarazzata e nell’angolo in basso a sinistra – mai destra – un Andrea Scanzi black & white che indica, a mò di profeta, forse una qualche retta via (ma forse anche no). Tra il titolo - “la sciagura” - e la foto – Giorgia Meloni – non è difficile intuire di che parlerà il giornalista italiano del Fatto Quotidiano. A dire la verità, La sciagura è in realtà il titolo anche di un suo recente libro (novembre 2023, editore PaperFIRST) di cui la descrizione recita: “Il 22 ottobre 2022 Giorgia Meloni presta giuramento al Quirinale: è la prima presidente del Consiglio donna della Repubblica italiana, anche se una delle sue prime mosse ufficiali sarà quella di esigere di essere chiamata “il” presidente e non “la” presidente. La sua vittoria è dipesa da molti aspetti contingenti, tra cui l’assist perfetto di Mario Draghi, ma anche dal dato immutabile che l’Italia è un Paese naturalmente di centrodestra. La ragione più evidente e banale, però, è la motivazione “ultima spiaggia” di un elettorato sfinito: “Li ho visti tutti. Tranne lei: proviamola dai!”. E così ci ritroviamo un capo del governo che ascoltava canzoni antisemite e ora fa la guerra alle minoranze, si blocca se deve condannare il fascismo, afferma che i rom devono “nomadare e transumare” e combatte strenuamente per difendere la famiglia (la sua e basta). Senza contare le altre perle che Andrea Scanzi raccoglie e mette in fila: sì al blocco navale, ni alla sostituzione etnica, no ai centri di accoglienza che “distruggono i territori”, il mio caro amico Saied, quel gran genio di Orbán, guerra santa alle Ong, i migranti che partono sprezzanti del pericolo (perché non se ne stanno a casa loro?), è un complotto dell’Europa, è una trama ordita dalla Germania, è una congiuntura storica ideata dagli alieni. Ma se pensiamo a Meloni come a un fenomeno marginale e provvisorio, sbagliamo totalmente. Non sarà facile, non sarà breve e non sarà indolore. Saranno anni pesanti. Ma non abbiamo altro che questo: conoscere, reagire, resistere.”
Wow. Che dire, riprendiamo un attimo fiato, già che a leggere tutto di fila, quasi trattenendo il respiro, è dura. La sfilza di temi è infinita: tra l’ascesa del centrodestra, l’elettorato sfinito, le canzoni antisemite, la guerra alle minoranze, i rom, la famiglia, Orban e le Ong, e chi più ne ha più ne metta, è ben evidente l'intenzione: si parla del governo Meloni, che si sa, Scanzi mal tollera. Il tour della sciagura diventa allora un tour per i teatri di tutta Italia, in cui vedremo Scanzi sul palcoscenico a partire dal 29 aprile, tutto il mese di maggio e parte di giugno. La ragione? “Il successo del libro – scrive sul suo profilo Instagram – mi ha spinto a portarlo a teatro, come accaduto nel 2018 per Renzusconi, e nel 2019/2020 per Il cazzaro verde”. Insomma, ne veniamo a sapere che il buon Andrea Scanzi ha una lunga sfilza di libri dedicati a tutti i volti della politica italiana, o se non altro, a quelli più recenti.
Gli spettacoli, il cui costo è di 25 euro a biglietto, si avvieranno al teatro di comunale di Pietrasanta il 29 aprile, per proseguire poi con tantissime date, fra Roma (25 maggio), Milano (19 maggio), Torino (6 maggio), Firenze (8 maggio), Napoli (14 maggio), Bologna (15 maggio), e tante altre città, dove si presenterà un monologo in cui “Si ride, ci si informa, ci si indigna e ci si incaxxa”, con tanto di incursioni musicali e ricordi su Gaber e Guccini, ma anche critiche a vari ministri e personaggi illustri, fra cui Ignazio La Russa, Vittorio Sgarbi, Daniela Santanchè, ma anche Lollobrigida, Sangiuliano, Valditara e l’immancabile generale Vannacci. Se anche già immaginiamo il tono e i temi però, lo spettacolo incuriosisce: chissà che Andrea Scanzi, dopo i fischi all’apertura del concerto dei Cccp a Berlino, stavolta, sia pronto a prendersi il palcoscenico?