Soiatti Moto Classiche è un’officina, ma sarebbe più giusto chiamarla bottega. In Via Carso 3B, a Novara, Daniele Soiatti restaura moto d’epoca da quando il figlio non aveva nemmeno un anno. È come se Alberto fosse nato nel tintinnio confortante degli attrezzi, tra veli che rivestono gioielli, come quello che viene sollevato quando lui e Daniele scoprono una Triumph T120 Bonneville del 1977. Sorridono e si scuotono le mani a vicenda, padre e figlio, non appena la rimettono in moto per la prima volta: assomiglia ad un rito sacro quello dell’accensione, un momento da condividere solo con chi è a conoscenza delle ore di lavoro spese per sentire nuovamente quel carburatore cantare, per rivedere quella moto – rifinita esternamente nei più minimi dettagli – ancora in possesso della sua anima più viscerale.
“A volte a restaurare ci impieghiamo un anno, anche un anno e mezzo. Bisogna mettere sull’ago della bilancia la cilindrata, perché più si sale di cilindrata più aumentano i costi e le ore di lavorazione” – ci ha raccontato Alberto, contagiato dalla filosofia di chi rispetta il tempo ma cerca di rendergli la vita difficile. Daniele Soiatti per quasi mezzo secolo ha impedito al tempo di appassire le moto sotto la sua tutela. Ha conservato sempre, buttato mai, trovando nella precisione estetica e meccanica una via per rinfrescare i ricordi dei suoi clienti, per togliere la coperta ad emozioni che questi, nel tempo, avevano sotterrato. Quella di Soiatti Moto Classiche è indubbiamente una forma d’arte che, quasi per osmosi, ha investito Alberto: “Ogni angolo dell’officina emana una particolare essenza, virile direi. Io, per esempio, sono nato con l’odore della benzina attorno” – confida lui che, appena terminati gli studi, ha portato avanti la bottega insieme al padre, superando le abitudini sempre più digitalizzate delle nostre vite.
“La nostra è una bottega, nell’accezione pura del termine noi siamo artigiani. Non ci è mai piaciuto più tanto il concetto di commercio, nel senso che notoriamente si guadagnerebbe di più a prendere le moto, lavarle e rivenderle. Però reperire delle motociclette che parrebbero quasi inservibili e riportarle agli antichi fausti è un lavoro più artistico, che ti dà un lustro maggiore. Più di una volta siamo stati l’ultima chance di alcuni clienti, a fronte di vari preventivi ricevuti da altre officine che consigliavano loro di sbattere le moto in discarica”. Così sorge spontaneo immaginare una moto che possa rappresentare l’officina dei Soiatti, rievocando storia e stile di una bottega costantemente rimasta fedele a sé stessa e ai suoi intenti originari. Un filo della tradizione che resta teso da oltre quarant’anni e avvolge la filosofia di Triumph, attenta a valorizzare tutto ciò che altri disperderebbero nel cestino dei ricordi. Eppure il passato, ancor di più se ricromato e reinterpretato alla luce dei giorni attuali, ha sempre qualcosa da insegnare. Accogliere il tempo che scorre e rimodellarlo, per Soiatti e Triumph, è una predisposizione naturale.