L’ultima volta che abbiamo telefonato a Guido Meda, eravamo ancora all’inizio della salita, di queste montagne russe chiamate pandemia. All’epoca la buttammo lì: “Sì correrà al Mugello?”. “Se non dovessimo correre al Mugello, vorrà dire che avremo problemi ben più gravi”, ci disse. Ecco, li abbiamo avuti. E a un anno di distanza siamo ancora qui a fare le interviste via Zoom, a scrutare i particolari del suo ufficio tramite le foto di Mattia Zoppellaro, l’unico, assieme al suo assistente, autorizzato a varcare i confini dei palazzi di Sky.
Chi ti ha scritto che devi fare 2:02 Mugello sulla lavagna se no non puoi parlare di niente??
(ride) Un tecnico di Sky, uno smanettone forsennato. Ero lì con Sanchini e stavo dicendo “guarda qua, mi segno il mio best, 2:04” e lui è passato, ha messo dentro la testa e ha detto: “ma quello lì che tempo è? Se non fai 2:02 al Mugello con un 600 non puoi parlare di niente!”. Adesso, ovviamente, prima di crepare, devo girare in 2:02 al Mugello.
Sei pronto per questo 2021?
Vorrei trovare il tempo di prepararmi per questo week-end, prendere degli appunti, tipo gli spostamenti dei piloti, le caratteristiche delle moto per come sono emerse dai test, chi ha aree di miglioramento e quelle cose lì.
Questo è un altro dei luoghi comuni da sfatare: noi raccontatori di Sky, nel 2015, non abbiamo mai sostenuto l’ipotesi di un accordo tra Marquez e Lorenzo
Provocazione: quest’estate avremo la certezza che Rossi non correrà più in MotoGP e che Marquez non sarà più quello di prima.
E la miseria che quadro hai fatto!? Uno dei vantaggi dell’età che avanza è che sai cosa sai fare, sai che cosa ti circonda, sai essere realista sui fatti del mondo, hai messo nel conto che prima o poi Rossi si ritirerà. Non entro nel merito delle cose che hai detto, perché ci vorrebbe la sfera di cristallo.
Però tu sei uno che non ha paura dei cambiamenti, no?
Io mi stragodo quello che ho e faccio del mio meglio perché, quello che ho, mi rimanga. Però se la vita mi dovesse mettere davanti al fatto che, da domani, devo fare delle cose diverse da quelle di cui mi occupo di solito, io so farlo l’elenco dettagliato di quelle che so fare. Un po’ ne ho imparate nella vita che non pensavo di saper fare.
Tipo?
Sono arrivato a Sky che l’attività manageriale… nì. Adesso credo che due o tremila cose sono in grado di metterle in fila. Poi questa è veramente un’azienda che mi ha fatto fare un miliardo di cose diverse e continua a farmele fare. Quindi è un bell’allenamento.
Torniamo al 2021. Vinales non ha più scuse?
Per lui è un po’ l’anno della verità. Può andare forte come Marquez, perché l’ha già dimostrato, ma gli manca la continuità: ti fa due gare belle, una brutta, una media, una fighissima…
Anche se lì dentro, quello che sembra essere arrivato con la vera attitude da leader, è Quartararo.
Se guardi come è acconciato, acchitato, tatuato, come è “muscolato”, lui proprio vuole essere lì. Ma fa bene! Se dimostra che sotto all’abito c’ha anche la cazzimma che un po’ di volte ci ha fatto vedere, non è che c’ha da stare tanto tranquillo Vinales. Anche se il rischio è che nessuno dei due finisca per essere costante.
E Valentino? Dopo tanti anni deve fare a meno di un po’ di persone intorno a lui e deve rinunciare anche a una serie di scaramanzie, di orpelli. Non è che è la volta che pensa solo a guidare e va più forte?
Lui, quel lavoro lì di sfrondare gli orpelli, di eliminare le scaramanzie, ha già iniziato a farlo un po’ di tempo fa. Cioè secondo me - che è quello che poi molta gente non capisce - Valentino è già da un po’ che è cambiato, che è entrato con la testa sua in un’altra dimensione, meno cannibalesco, più di buon senso, non più legato ai piccoli rituali. Secondo me ci sta che lui si senta più a suo agio. Anche se, guardando i test, sembra che gli abbiano fatto provare una catasta di roba. Gli hanno fatto fare un po’ il lavoro da ufficiale, di sviluppo, anche se, in teoria, lui non lo è. Si fa fatica a rinunciare al lavoro di uno così di punto in bianco. Ma ho la sensazione che la Yamaha sia sempre un po’ quella: una gran moto a cui manca della potenza.
Sì, le manca dal 2004.
Guarda che è vera quella roba lì del DNA! È stra vera! Pensa che nel 2006 mi hanno fatto provare tutte le MotoGP e quella roba lì del DNA la sentivo anche io. Cioè, anche da pippa, anche da medio-scarso, sentivi quello che ti raccontavano. Della Honda si diceva: “è una moto che ti siedi sopra ed è sempre stata tua” ed era così… La Yamaha, spostavi lo sguardo all’interno della curva e lei fiuum, ci andava. La Ducati si diceva fosse un toro imbizzarrito, molto difficile da far girare. Caspita, era vero! Arrivavi alle curve e dovevi proprio appenderti all’interno per farla girare. Anche andando a metà, a un terzo della velocità di quelli fighi.
Ma per esempio, moto tue, bicilindrico o quattro cilindri? Tu hai una 916 no?
Io ho una 996, ma non sono un talebano. Dei cilindri non me ne frega niente. A me piaceva tantissimissimo il rumore e l’erogazione delle Ducati bicilindriche, ma un quattro cilindri che urla mi piace uguale.
Con Gasly ci parli facile, con Lando Norris ci parli facile. Nel Motomondiale a volte si fanno troppe menate
Ma a te piace di più la moto facile o la moto ignorante?
Calcolando che io vivo una perenne sfida con il cronometro, mi piacciono le moto facili. Io non sono capace di andare in pista senza guardare il cronometro. E se non c’è il cronometro io vado a cercarlo. Metto qualcuno al muretto che conta. Mi dà una settimana di autostima, di boost, fare un buon tempo.
Perché vai forte!
Che poi bisogna intendersi su cos’è forte. Cioè, c’è sempre qualcuno più bravo di te ma mi sono accorto che ce ne sono anche tanti più lenti. Adesso capita meno perché mi si vede in televisione che vado in pista, ma i primi tempi che mi vedevano nei circuiti, trovavo quello che mi sfidava, quello che mi diceva “dai vienimi dietro che ti mostro le traiettorie”, cioè mi consideravano proprio il capo degli sfigati. Salvo poi scoprire che andavo un bel po’ più forte di loro.
Ma tu ci vai in moto per strada?
No, pochissimo. Passati i 50 anni non voglio precipitare nel buon senso per forza, che poi mi invecchio e mi viene una pancia gigante e mi rammollisco, ma non voglio neanche cedere a quella pirlaggine istintiva… Cioè io lo so che mi piacerebbe andare per strada in moto, ma so anche come ci andrei. Per cui tendo a non farlo. Poi capita la giornata di primavera, che prendo e vado a farmi un giro sul Mottarone.
Con cosa ci vai? Con la Triumph?
Quella ho io, la mia “culona” del 2001. Ha una storia dietro. Metà di quella moto lì è stato il regalo di fidanzamento di mia moglie. Io continuavo a dire che mi piaceva un sacco, però mi dava fastidio spendere tutti i soldi in un colpo solo. E un giorno ho trovato un biglietto con la foto della mia moto, con un messaggio scritto da mia moglie: “Metà di questa moto te la regalo io come segno del mio amore”. E poi dopo sette mesi ci siamo sposati. Ma dietro nel biglietto c’era scritto: “PS: non farti illusioni, erano gli ultimi!”.
Lo vorresti Dovi a fare il commento tecnico con te quest’anno?
Certo che lo vorrei! Ma a patto di non rinunciare a Sanchio. Lui per me è un fratello. Quindi, insieme a noi.
Ma gliel’hai già chiesto?
(ride) Ancora non ho osato, diciamo. Però è una cosa che voglio fare, certo. Se pensa di prendere l’ingaggio della MotoGP, però, si sbaglia!
È facile lavorare con te? Chi lavora con te ti riesce a dirti di no?
(ride) Credo di sì. Per me quello che conta di più di tutto è che la gente stia bene. Poi, se io ho un’idea su come deve venire un servizio, è molto difficile farmela cambiare. Ma se io ho un’idea e me ne arrivano altre sette, so capire quali sono quelle buone e fare un passo indietro.
Qualcuno sostiene che le persone che lavorano con Valentino non riescano a dirgli di no, non riescano a imporsi con lui, anche quando sarebbe utile, per una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti…
Valentino è tutto tranne che capriccioso. Vederlo lavorare nel box vuol dire vedere uno che ascolta, che interagisce, che si fida, che prende del buono da questo, da quello e da quello. La sua qualità numero uno è conoscere le persone per le caratteristiche che hanno. Poi, qualche volta sicuramente sarà successo che avrebbero dovuto dirgli di fare un’altra cosa e non ci sono riusciti. Forse in Ducati un po’ potrebbe essere andata male per questa ragione qui… Lì gli dicevano: la moto la facciamo noi, tu guida.
Eppure sembra essere realmente difficile lavorare in Ducati, se fai il pilota di MotoGP.
Io a quella cosa che Ducati non sa gestire i piloti non ci credo. Probabilmente ha una modalità che è differente rispetto agli altri. Che è la modalità per cui il brand, la Casa, viene prima. Però è anche un caso più unico che raro nel mondo. Loro hanno un prodotto che è un gioiello, che costa tanto, che è difficile, l’unica con una community affezionatissima. È proprio un’azienda diversa dalle altre. Per cui quando vai dentro lì, lo devi mettere nel conto che funziona in quel modo lì.
Brivio può fare la differenza in Alpine. Lui è veramente il capo dei contatti. E poi è l’uomo giusto per Fernando Alonso
Marquez? Che sta succedendo?
Devo dirti che il fatto che abbia avuto l’OK a guidare una supersportiva, che l’abbia guidata con il gomito per terra, dando la sensazione di essere perfettamente a posto, per poi sentirsi dire che non fa né la prima, né la seconda, del Qatar, mmm un po’ mi preoccupa.
No bene, dici.
Poi magari è un micro problema. Però se lo mandi sulla moto vuol dire che l’osso è consolidato. Allora perché lo togli dal Qatar? Cosa c’è? La placca che rischia di muoversi, la placca che si è mossa? Booh. Magari è solo prudenza eh.
Di questo Jorge Lorenzo influencer from Dubai, invece, cosa ne pensi?
A me diverte, ci sta. Mi chiedo come reagisca quando si imbatte in quelle selve di commenti che lui stesso genera. Mi domando se non ne soffra.
Però sai, da questo punto di vista, secondo me lui è molto più sereno, oggi, di un tempo. Cioè, per me Lorenzo è proprio: “Manuale di Psicologia, pagina 2: rapporto col padre”. Ogni volta che vinceva, che indicava sé stesso, diceva a suo padre “ehi, guardami, cerca di volermi bene perché anche io posso vincere”.
Io la penso esattamente come te, anche secondo me lui ha sempre avuto bisogno di affermare e di risolvere qualcosa che aveva dentro. Tutta la sua carriera è stata un impegno a tirare via qualcosa che lo tormentava. Forse hai ragione, si è tirato via un peso… anche se continua a sembrarmi un po’ solo, per quanto abbia il massimo rispetto il del suo stile di vita. Conta che poi, io, con lui, ho avuto dei momenti in cui mi faceva così incazzare…
Quand’è che ti ha fatto incazzare?
Adesso non mi ricordo, ma mi ricordo che avevo detto qualcosa e lui me l’aveva fatto subito notare su Twitter. E lì mi faceva incazzare perché era perfettamente inutile. Poi c’erano altre volte invece in cui mi ha animato di una tenerezza e di un affetto che magari ad un altro non riserverei.
Ma dopo il 2015 lui aveva mai avuto da ridire con te?
Ma no, perché avrebbe dovuto? Questo è un altro dei luoghi comuni da sfatare: noi raccontatori di Sky, nel 2015, non abbiamo mai sostenuto l’ipotesi di un accordo tra Marquez e Lorenzo. Quella cosa lì è un sospetto che è venuto fuori da Rossi in un momento di rabbia. Nessuno di noi ha mai accusato Lorenzo di qualcosa, perché non lo pensavamo.
Formula 1
C’è qualcosa che la MotoGP dovrebbe copiare dalla Formula 1?
Intanto i budget. E con quelli fai molto. E poi c’è questa cosa che i piloti giovani di Formula 1 adesso sono tendenzialmente anche più disponibili di alcuni piloti del motomondiale. Per cui tu con Gasly ci parli facile, con Lando Norris ci parli facile, o comunque è meno difficile di una volta. Mentre nel Motomondiale, arriverei a dirti che anche in certi team medio-piccoli a volte…
Menate?
Eh, un po’ di menate Un po’ troppe. Ma niente di serio, rimane un posto e un ambiente pazzesco, bellissimo. La spinta tipica delle moto verso la spontaneità va preservata. Ma Dorna sa come fare. Sono oggettivamente bravissimi.
In Superbike i piloti sono sempre stati mega avvicinabili e continuano ad esserlo. Però siamo ben lontani dai fasti degli anni Novanta…
Negli anni Novanta il mercato delle supersportive era floridissimo, ne vendevano a cataste tutti gli anni. Quante Ninja mille ci sono in giro oggi? Purtroppo quella parte lì si è un po’ spenta. Le Superbike sono moto da 250 CV, molto vicine alle MotoGP… insomma c’è un po’ di crisi di identità, diciamo.
Sainz arriva davanti a Leclerc a fine campionato?
No, secondo me no. Leclerc ha un vantaggio a livello di conoscenza della macchina e ambientale. E in più ha una base di talento spropositata. Mi farebbe veramente strano se arrivasse davanti. Vorrebbe dire che il Leclerc per il quale ci siamo esaltati, in realtà non era tutta sta roba? No, non è possibile.
Brivio può fare la differenza in Alpine?
Penso di sì. Lui è veramente il capo dei contatti, è molto bravo a parlare con l’azionista. Se lui sa che c’è un ingegnere che è bravo, che si libera, che può fare al caso suo, è capace di chiedere alla Renault di prenderlo. E poi secondo me è anche l’uomo giusto che serve per far star bene Alonso.
Ti piacerebbe vedere Hamilton in Ferrari?
Si, ma francamente preferirei vedere prima la Ferrari vincere senza Hamilton. Vorrei che fosse Leclerc a vincere.
E tra Verstappen e Hamilton chi preferiresti in Ferrari?
Forse Verstappen. Perché è giovane, perché è matto.
Anche il papà di Verstappen è stato un tipo tutt’altro che facile. Di recente, Max ha raccontato di essere stato mollato in autogrill, dopo aver perso i mondiali di kart. E pure Hamilton è uno che è cresciuto con un padre che si è indebitato per farlo correre. E infatti sembra già stufo, ha rinnovato per un solo anno. L’unico che non perde mai la voglia e il bambino che è in lui è Valentino. È merito di Graziano?
100%. Al 100% è come dici. Stavo pensando la stessa cosa senza sapere dove volessi andare a parare. Finché parlavi mi dicevo: pensa, il povero Verstappen che torna a casa a piedi perché ha perso la gara di kart è totalmente agli antipodi di quello che avrebbe fatto Graziano Rossi. Cioè Graziano è uno che Valentino l’ha sempre lasciato fare da solo, non gli ha mai imposto niente, lo ha lasciato imparare. Oh corri dei rischi! Graziano ne ha corsi, perché poteva avere un figlio deficiente, un figlio che si sbandava. Evidentemente è stato bravo ad intervenire con piccoli punti di carburazione quando serviva, lasciandolo però in linea di massima fare e imparare.
Dovi?
C’è più malinconia nella storia di Dovi. Anche se non ce n’è uno in questi sport qui che abbia un passato normale. Lo stesso Valentino, probabilmente… la separazione di Graziano e della Stefi, non lo dice, ma magari l’ha sofferta molto. Di Dovi lo so per certo, perché me l’ha raccontato. L’anno scorso, per una trasmissione, siamo finiti dentro la casa in cui è cresciuto. E lì lui mi ha detto: “qui dentro ho vissuto la parte più felice della mia infanzia e la parte più brutta della mia vita”. Perché lì è dove la sua famiglia è saltata in aria.
Futuro
Chi potrebbe essere il tuo erede? Triolo?
Triolo è molto bravo. Molto bravo. Rosario ha un occhio pazzesco. È curiosissimo. È uno che tende ad avere mille relazioni. Ha una passione per quello sport e per quell’ambiente che ci da il giro a tutti. Però, perché ci sia un erede, bisogna che davanti a te ci sia un monumento e non sentendomi io un monumento non ho mai pensato (ride, nda) a questa cosa. Io non mi considero bravo, per cui non è un problema che mi pongo.
Va be’ va, te lo dico io che sei bravo.
Nooo… diciamo che ho il sospetto di funzionare, ma un altro, al mio posto, l’avrebbe sfruttato meglio. Io non sono un uomo d’affari, per niente.
C’è qualcosa che ti piacerebbe fare che non c’entri con lo sport?
Mi piacerebbe molto scrivere libri, romanzi.
La biografia di Valentino Rossi? È una cosa che non vorrei fare. Non so se sarei adatto
La biografia di Valentino Rossi?
Cioè tipo “Valentino Rossi con Guido Meda”? È una cosa che non vorrei fare. Non so se sarei adatto. Mi piacerebbe scrivere, che ne so, la storia di come io ho vissuto Valentino Rossi. Oppure scrivere io la storia di un pilota.
Cioè se Valentino ti chiede di scrivere la sua biografia gli dici di no?
A parte che non me lo chiede, ma comunque ci penso su. Poi ci sono altre cose che vorrei fare. Non so, per dire, io sono uno che un po’ di capatine nell’intrattenimento le ha fatte. Quando ho fatto Top Gear non era proprio un caso che fossi lì. Ma questo credo che dipenda anche dal tipo di formazione che ho avuto. Io sono cresciuto alla redazione sportiva di Mediaset in mezzo a: Marino Bartoletti, Massimo De Luca, all’inizio passavano di lì anche Giorgio Bocca, Gianni Brera, Gianni Mura, grandi firme, ma anche Raimondo Vianello, la Gialappa’s Band. Io, all’epoca, avevo 25 anni ed ero una carta assorbente e ho preso un po’ di tutto e un po’ di tutti.
Lo faresti Sanremo?
Mi piacerebbe tantissimo presentarlo.
Chi vorresti a fianco?
Fiorello! Non mi dispiacerebbe fare l’Amadeus della situazione. Ma che cose che mi chiedi?! (ride, nda).
Qual è la tua trasmissione preferita?
Io vivo su Sky Sport 24 e Sky TG24.
Se ti interessa l’informazione guarderai anche La7!
Confesso che La7 lo guardo alle 20:00.
Quando c’è Chicco.
Quando appare Chicco mi divido tra i vari tg. Salto di qua e di là. Mi piace fare un sacco di zapping. Dei tg non ho mai perso la passione di guardare la controprogrammazione: quando da una parte va un servizio, guardo cosa fanno dall’altra.
Tu con Mentana ci hai lavorato, no?
Io con lui ho lavorato quando era direttore del Tg5 e io allo sport. Ogni giorno era un’avventura. Aveva idee incredibili, ok, ma voleva anche idee incredibili. Un’ansia! C’era ‘sta cosa che magari ti chiamava, proprio lui, ti faceva una battuta sarcastica delle sue, ti demoliva e poi ti chiedeva un pezzo. Ok, ma questo accadeva magari quindici, a volte anche dieci minuti prima di andare in ondal! Tu dovevi scrivere, speakerare, montare e pregare Dio che non si intoppasse niente. In pratica eri sempre a rischio. Peró sai che svegliata ci siamo dati tutti quanti? Lui vuole gente che sia veloce a ragionare e veloce a lavorare. Se non lo sei sarà meglio che lo diventi. Ma poi finisce che Mentana lo adori perchè ti senti figo come uno che ha girato al Mugello sotto i due minuti.
Quelle cose a metà tra intrattenimento e informazione? Giletti? La D’Urso?
No, non mi piacciono. Perché lì credo di conoscere un po’ le dinamiche di quei programmi e non mi ci incastro. Cioè o fai l’intrattenimento o fai informazione. Se devo stare sul pop hardcore allora piuttosto Maria De Filippi, C’è posta per te. Anche se faccio la televisione da più di trent’anni, se guardo una puntata mi soffermo, piango sicuro.
Va bene. E quindi se dovessi fare un’altra trasmissione tua di intrattenimento, che cosa faresti?
Io vorrei rifare Top Gear. Quella roba lì per me era un sogno. Un sogno che ho toccato. Un sogno che ho realizzato. Se mi fosse successo a trent’anni di fare Top Gear e di sentirmi dire, dopo un’edizione, che costa troppo e che non si può più fare, avrei sofferto come un cane. A cinquanta dico: “Cacchio però io l’ho fatto e tu no”.