Pronti, via, alla prima conferenza stampa stagionale a Mick Schumacher viene chiesto cosa pensi il padre del suo debutto in Formula 1. Non ci vuole un grande sforzo a capire dove volesse andare a parare il giornalista. È un classico amo per tentare di estorcere al figlio di Michael anche solo una parola che possa rivelare qualcosa di più rispetto a quello che è stato comunicato finora. Mick, che, purtroppo, a questo tipo di interazione è già abituato, ha sapientemente rispedito la domanda al mittente.
E a me cascano le braccia, per non dire di peggio. Non amo criticare dei colleghi, ma c’è una differenza, neanche poi così sottile, tra l’informazione e la morbosità. Parliamoci chiaro, certe domande sono al limite dello sciacallaggio. Mick è in Formula 1 per dimostrare di non essere un personaggio bidimensionale, ancorato all’immagine del padre. E, manco a dirlo, gli vengono poste domande apparentemente ingenue per parlare, ancora una volta, di Michael.
Ma l’aggravante è un’altra. La famiglia di Mick da anni combatte per garantire la massima privacy sulle condizioni di Michael. Non bisogna nemmeno porsi la domanda se sia giusto o sbagliato, perché è una scelta squisitamente personale. Non sta a noi decidere che cosa i cari di Michael - che vivono in prima persona una situazione inaccettabile per chiunque - debbano comunicare sulle sue condizioni. Bisogna solo rispettarlo.
Non devono nulla né ai fan, né tantomeno ai giornalisti, che, facendo i finti tonti, cercano il titolo ad effetto scavando oltre la superficie alla ricerca di dettagli pruriginosi. È pornografia della sofferenza. Bisognerebbe usare tatto e delicatezza, nei confronti di un ragazzo che, a 22 anni, ha vissuto e vive tutt’ora una situazione drammatica di cui, lo ribadisco, non abbiamo alcun diritto di essere messi a parte. E chi ama davvero Michael deve rispettare queste volontà.
Mick dobbiamo imparare a conoscerlo per quello che è, non solo in quanto figlio di Michael. Ha una sua personalità, e, soprattutto, una sua dignità. Non è giusto che venga messo in pasto a chi non ha alcun interesse nei suoi confronti, se non per il suo cognome. A maggior ragione vista la delicatezza della questione. E certe domande inopportune, poste alla spasmodica ricerca del gossip, sono una mancanza di rispetto nei suoi confronti e quelli di Michael.