Joan Mir o il pilota della porta accanto. Lo scorso anno il 23enne maiorchino aveva sorpreso tutti andando a regalare a Suzuki un titolo che mancava dal 2000 con Kenny Roberts jr nell’anno del 100° anniversario della Casa. “Ho creduto nel progetto sin dal 2018 quando firmai con Suzuki, scartando l’offerta di Honda HRC. L’obiettivo era vincere il titolo, ma non mi sarai mai aspettato al secondo anno”, ricorda Joan Mir alla viglia del GP del Qatar. Roba da far girare la testa, come la tradizionale foto di rito del giovedì sulla pista di Losail con il Campione del Mondo in carica in sella alla sua moto davanti a tutti. Un’immagine che non lascia dubbi su chi sia l’uomo da battere e che potrebbe contribuire a ingrossare l’ego di qualsiasi pilota, eccetto uno. L’umanissimo Joan Mir. “E’ stata una bella sensazione, soprattutto quando mi sono reso conto di non aver nessuno davanti. Ero primo. Non c’era nessuno da superare”. Ne farà una gigantografia da appendere in camera? chiede un giornalista spagnolo che conosce bene il maiorchino già Campione del Mondo Moto3. “Assolutamente no. Potrebbe essere solo una distrazione, ma soprattutto non è una cosa da me. La terrò come ricordo, da riguardare solo quando avrò appeso il casco al chiodo. Allora sì sarà il momento per rigustare questa sensazione. Adesso mi interessa il presente. Sono focalizzato su come crescere e migliorarmi. Ogni anno si riparte da zero”.
Joan Mir vince il premio umiltà prima ancora di partire, tanto da non considerarsi il favorito. Scaramanzia? “No, realismo. Non mi considero il favorito perché sappiamo che sarà difficile ripetersi, ma mi metto tra i favoriti. Sono consapevole del mio potenziale. Nei test precampionato non abbiamo mostrato tutto il nostro potenziale perché impegnati in tante prove. Abbiamo fatto prove di comparazione, approvato o scartato nuovi pezzi e poi ci siamo portati avanti con il motore per la stagione 2022. Tutto questo lavoro richiede tempo ma è necessario se vogliamo far crescere il nostro pacchetto”.
Una cosa è certa: lo scorso anno nessuno aveva scommesso di lui, nella notte di domenica, invece, Joan Mir partirà come l’uomo da battere. Una pressione che potrebbe influire sulle prestazioni. “La pressione c’è sempre, perché siamo piloti e puntiamo ad un risultato. Ma mentre lo scorso anno siamo partiti con l’obiettivo di conquistare il primo podio ed eventualmente una vittoria, questa volta vogliamo ripeterci. L’asticella si è alzata. Per il momento, però, mi voglio concentrare sulle pole, visto che sono a quota zero in MotoGP e su podi e vittorie (una lo scorso anno). L’obiettivo è lottare per il podio ogni domenica. Mi sento pronto e solo in gara vedremo se abbiamo fatto bene i compiti”.
In un campionato orfano di Marc Marquez con nove diversi vincitori, nel 2020 Mir ha vinto grazie alla regolarità, ma che campionato sarà questo del 2021? Quanto cambierà gli equilibri il ritorno di Marc? “Ho avuto modo di vederlo e di parlargli e sono sorpreso che non sia qui dopo che ha provato su due diversi circuiti. Certamente Marc è uno dei favoriti al titolo, ma al momento non sappiamo quando tornerà”. Il titolo di campione del mondo non ha cambiato Joan Mir. Umiltà e concretezza sono sicuramente due delle chiavi vincenti di questo pilota sorridente che sembra aver capito già fin troppo bene che restare con i piedi per terra è il primo passo verso il terzo sigillo. “Quando mi guardo allo specchio vedo una persona calma e sincera che vuole solo essere se stessa. Mi considero una persona normale che si gode la vita. Da un certo punto di vista, correre in MotoGP non è proprio un lavoro normale, per questo mi ritengo fortunato perché faccio quello che amo di più”. Joan Mir o l’inno alla normalità.