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Joan Mir aspetta Marc
Marquez, ma Suzuki anticipa
il futuro e lavora sul 2022

10 marzo 2021

Joan Mir aspetta Marc Marquez, ma Suzuki anticipa il futuro e lavora sul 2022
Sul circuito di Losail, sia il tester Guintolì, sia Alex Rins hanno già avuto modo di provare il motore con cui Suzuki correrà nel 2022. I campioni del mondo, probabilmente, sono molto avanti con lo sviluppo rispetto a tutti gli altri e l’impressione da più parti condivisa è che il potenziale della GSX-RR non sia stato interamente mostrato. Intanto il campione del mondo in carica mostra i denti… ostentando sicurezza.

E se Suzuki avesse giocato di strategia? Sono in molti a chiederselo scorrendo la lista dei tempi dei primi tre giorni di test in Qatar. Perché i risultati non sembrano corrispondere pienamente con il livello di sviluppo raggiunto dalla stessa Suzuki, che proprio sulla pista di Losail è stata in grado di testare già il motore del 2022. Non lo ha fatto con il campione del mondo in carica, Joan Mir, ma con Alex Rins e, soprattutto, con il collaudatore Sylvain Guintolì. La domanda, legittima e che molti si sono posti in questi giorni, è però come sia possibile che un marchio che ha un titolo mondiale da difendere e qualche problemino contingente da risolvere si sia concentrato più sul futuro che sul presente. E la risposta, probabilmente, sta proprio nella certezza da parte dei vertici di Suzuki e degli stessi piloti di aver già risolto le difficoltà in velocità di punta e trazione riscontrate nel 2020.

Proprio parlando del motore del 2022, Alex Rins ha lasciato intendere che c’è un clima di assoluta serenità in questo senso, tanto da far pensare che in Qatar non si sia visto tutto il potenziale della Suzuki 2021. “Abbiamo fatto due ottime giornate e siamo molto soddisfatti – ha spiegato Rins – le cose provate, e che non posso svelare, ci hanno fornito ottimi feedback, tanto che abbiamo potuto dedicare del tempo anche al lavoro in vista del 2022. Suzuki ci ha chiesto di provare il motore per quella stagione ed è migliorato. Le differenze rispetto al motore che conosciamo non sono abissali, ma sono significative, soprattutto in termini di velocità di punta”.

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Da qui, quindi, il sospetto che Alex Rins e Joan Mir non abbiano aperto del tutto il gas in Qatar, nella consapevolezza che non è strappando il miglior crono durante i test che si riescono a domare le velleità degli avversari. “Nelle prime due gare qui – ha infatti proseguito Rins – saremo più o meno tuti sullo stesso livello. Perché con cinque giornate di lavoro tutti avranno avuto modo di individuare i giusti settaggi e di preparare al meglio i due appuntamenti su questo circuito. La differenza si comincerà a farla dopo”.

Un “dopo” che, probabilmente, coinciderà anche con il ritorno in pista di Marc Marquez. L’uomo da battere nonostante un anno di inattività e quello che in casa Suzuki è nonostante tutto il più temuto. Ad ammetterlo è stato lo stesso Joan Mir, con il campione del mondo che ha affermato: “Se Marc torna e sta bene  sarà da subito il rivale da temere maggiormente. Un infortunio serio come il suo avrà sicuramente  lasciato il segno, ma non credo che questo si tradurrà in minore velocità per Marquez. Provare a batterlo sarà la sfida, non permettergli di togliermi ciò che ho conquistato lo scorso anno sarà, certamente, il mio principale obiettivo. Ma oltre a Marquez bisognerà guardarsi anche da Franco Morbidelli e dal mio stesso compagno di squadra, Alex Rins, perché saranno entrambi molto veloci”.

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Un compagno di squadra con cui c’è una competizione sana, ma anche piena collaborazione quando si tratta di rendere migliore la Suzuki. “Siamo entrambi consapevoli che l’anno scorso la nostra moto aveva un ottimo pacchetto di partenza – ha spiegato il maiorchino – Quest’anno non cambieranno molte cose ed è chiaro che per noi questo costituisce un vantaggio. In Giappone sono intervenuti per risolvere alcuni piccoli problemi che entrambi avevamo lamentato e sono certo che il lavoro fatto è andato nella giusta direzione”.

Una tranquillità ostentata, dunque, che evidentemente stride con la normale pressione che un campione del mondo dovrebbe sentire nell’anno in cui è chiamato a difendere il titolo. “La verità – ha però concluso Mir – è che non ci penso troppo al fatto di essere campione del mondo. Sarà un anno difficile, condizionato dal Covid19 e, ad esempio, mi preoccupa molto di più l’idea di essere contagiato, e quindi di dover perdere delle gare, delle eventuali bagarre in pista. Il mio obiettivo principale, e quello della mia squadra, è migliorare le nostre prestazioni in qualifica. Sappiamo già che nelle gare siamo abbastanza veloci. Ma se sali più in alto sulla griglia di partenza, è ovvio che è più facile lottare per il podio o per la vittoria. Quindi dobbiamo migliorare in questo aspetto ed è per questo che voglio essere concentrato in questa preseason ed essere in grado di fare un passo avanti. Agli avversari ci penserò quando sarà il momento di batterli”.

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