Il 3 maggio è il giorno in cui si sono sposati i miei genitori. Il 3 maggio è il compleanno della mia prima fidanzata. Il 3 maggio 2020 Giulia Centonze sbanda, perde il controllo della sua auto in una strada della provincia di Reggio Emilia, dove vive, e oggi è un’altra. C’è ma non parla, ha danni neurologici importanti. Al massimo, sorride. Una leggera smorfia. A 23 anni. Ho letto di lei questa mattina perché le amiche di sempre, quattro amiche, hanno attivato una raccolta fondi per portarla da un letto di ospedale della terapia intensiva a una clinica privata di Innsbruck, Austria. Troppo costosa per la sua famiglia. Ma non troppo costosa se anche perfetti sconosciuti, un po’ per uno, la possono aiutare (qui il link: https://www.facebook.com/quelnodochecilega/). Questa storia mi ha colpito per due motivi e una premessa. La premessa è che ho una figlia disabile con cui sto poco, pochissimo, ma a cui voglio un mondo di amore e spesso, con queste storie, trovo dei punti in comune. In questo caso sono i motivi. Uno: perché la clinica austriaca non promette una guarigione completa ma ipotizza piccoli passi in avanti. Sembra poco ma quando davanti hai una persona in difficoltà i piccoli passi sono in realtà enormi. Virginia mi ha insegnato (anche) questo. Due: che nonostante i miglioramenti possano essere risibili le sue amiche non hanno mollato. Le amiche mi commuovono. Così come mi commuovono le amiche di Virginia ogni volta che la cercano, la chiamano, la abbracciano e la proteggono. Vorrei abbracciarle una a una e dirle che quello che stanno facendo per me, Ginevra e chi conosce Virginia, non sarà mai pareggiabile da niente. Un abbraccio: una piccola cosa. Una cosa immensa. Adesso ricomincia la scuola, e Virginia è contenta. A lei dei banchi del distanziamento della mascherina le importa assai. Lei è contenta perché rivedrà le sue amiche. “Mia amica” - che lei pronuncia “mia mica” - è una delle sue espressioni preferite. La storia di Giulia ci insegna e ci ricorda che l’amicizia è sacra. E che per onorarla non ci vuole niente di che. Che spesso quello di cui abbiamo bisogno è solo un conforto, una carezza, un abbraccio, un numero di telefono, un “come stai?”. Tutto qua. Piccole cose. Cose immense.
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Quello che ci insegnano le amiche di Giulia
Moreno Pisto
Giulia Centonze, una ragazza di 23 anni, sbanda in auto e finisce in terapia intensiva con danni neurologici. Quattro amiche organizzano una raccolta fondi per una clinica che ipotizza piccoli passi in avanti. Sulla speranza, sull’amicizia, su ciò che serve. Che non è molto