Dove non arrivò lo Stato, arrivò il privato. Solo uno, almeno finora, ma tant’è. NaturaSì contribuirà a pagare i tamponi ai dipendenti che non si vaccineranno. Lo ha annunciato il presidente Fabio Brescacin con una lettera indirizzata ai 1.650 dipendenti della catena di supermercati bio. È la prima impresa in Italia ad attuare una misura simile, in vista dell’entrata in vigore, il 15 ottobre, del decreto che vieterà a chi è sprovvisto di green pass l’ingresso in luoghi di lavoro pubblici o privati. Cioè, tradotto, impedirà di lavorare ai non vaccinati o ai non tamponati ogni 48 ore. Cioè, per lavorare bisognerà farsi inoculare o bisognerà pagare. Un unicum mondiale, peraltro in una Repubblica che secondo il secondario articolo 1 di quel polveroso testo chiamato Costituzione sarebbe fondata sul lavoro e che ora si scopre fondata sul lasciapassare.
La decisione di NaturaSì non è andata giù al sempre più pacato, liberale e democratico Roberto Burioni. Ci starebbe un chissenefrega, ma la rilevanza della cosa sta nel fatto che il virologo social ha lanciato il boicottaggio dell’azienda (“Se una catena di supermercati liscia il pelo ai no vax deve mettere in conto di perdere i clienti che hanno fatto il proprio dovere di cittadini vaccinandosi. Con me NaturaSì ha chiuso”, ha scritto piccato Burioni su Twitter), un boicottaggio che prontamente ha avuto l’effetto opposto: in molti hanno commentato che non conoscevano l’azienda, ma che visto quanto scritto da Burioni cominceranno a fare la spesa nei suoi punti vendita, fisici o online. La decisione di NaturaSì parte sicuramente da considerazioni di principio, ma così facendo, a fronte delle spese per la compartecipazione all’acquisto dei tamponi dei dipendenti che ne avranno bisogno, ha pure avuto effetti positivi in termini di marketing, complice l’ennesima uscita discutibile di Burioni, che oltre a stigmatizzare i non vaccinati in assenza di obbligo vaccinale se la prende anche con un’azienda che non viola alcuna regola (peraltro è con il tampone che si ha contezza del fatto che uno sia o meno contagioso, non certo con il vaccino).
L’iniziativa – si legge nella lettera di NaturaSì – nasce per rispettare “la libertà di ognuno e per evitare discriminazioni nell’ambito del lavoro, in modo da permettere a tutti di svolgere regolarmente i propri compiti in azienda”.
Brescacin, 66 anni, è stato un pioniere della distribuzione all’ingrosso di prodotti biologici e biodinamici, ispirati alle teorie di Rudolf Steiner – fondatore della omonima dottrina antroposofica nota anche per la “diffidenza” verso i vaccini, in particolare quelli contro le malattie esantematiche. Dopo l’apertura del primo negozio, nel 1992 a Verona Brescacin ha fondato il marchio che nel 2009 si è fuso con Ecor, dando vita al gruppo EcorNaturaSì, dal fatturato di 400 milioni di euro. I punti vendita sono circa 300 in tutta Italia.
Questo il testo della lettera:
Carissimi collaboratori, stiamo tutti vivendo una situazione difficile, per molti versi paradossale, innescatasi con la comparsa del virus. Non vogliamo come azienda prendere posizione in questa Babilonia di voci assordanti e contraddittorie, ora è molto difficile distinguere la verità dalla menzogna, la realtà dalla semplice opinione. Di una cosa siamo certi: la libertà individuale. Cerchiamo di difenderla con tutte le nostre forze per non entrare nel meccanismo di lotta e di divisione tra le persone che questa situazione sta innescando. Siamo in un'epoca in cui ogni persona ha la possibilità ed il dovere di decidere della propria vita e della propria responsabilità nei confronti di se stesso, della natura e della comunità umana. Oggi più che mai c'è la possibilità di conoscere e conseguentemente di fare scelte coerenti e consapevoli.
Come azienda quindi abbiamo deciso, nel rispetto della libertà di ognuno e per evitare discriminazioni nell'ambito del lavoro, di permettere a tutti di svolgere regolarmente i propri compiti in azienda. Per chi quindi ha deciso, con coscienza e responsabilità, di non vaccinarsi provvederemo a contribuire al costo dei tamponi richiesti dalla legge (fino al termine dello stato di emergenza fissato al 31/12) per esercitare il proprio compito lavorativo, a meno che lo Stato non provveda alla spesa come fa per i vaccini.
Chiediamo in azienda discrezione e rispetto per qualsiasi scelta di ogni persona in libertà si senta di fare e vorremmo fosse impegno di ognuno evitare di entrare in un meccanismo di giudizio, discriminazione, tanto più che lotta che è uno dei problemi maggiori che sta innescando questo virus nei rapporti tra le persone, oltre che occupare le nostre coscienze che dovrebbero essere impegnate su compiti e pensieri ben più fecondi per l'umanità che non essere prese da sentimenti di paura e di conflitto tra persone.
La notizia ha esaltato Giuseppe Cruciani: “È una cosa che dovrebbero fare anche Confindustria e il Sole 24 ore: il tampone – le parole del conduttore della Zanzara su Radio24 – deve essere gratuito. Qui ci dev’essere un signore che ogni giorno prende i tamponi a chi non si vuole inoculare. Grazie NaturaSì, che ha detto no alla discriminazione”.