Per Papa Leone XIV sono settimane di prime volte. Infatti arriva la scelta delle prime mete da visitare con viaggi ufficiali, ma si attende, il 9 ottobre, la prima esortazione apostolica, Dilexi Te, probabilmente, ma non ci sono state conferme ufficiale, sul tema della povertà. Non solo, il primo Motu proprio del papa, in realtà pubblicato il 29 settembre, inizia a essere discusso in questi giorni, dal momento che tratta un tema parecchio interessante e, per quanto complesso, anche suggestivo per un pubblico più vasto: i soldi del Vaticano. In Coniuncta curia si stabilisce in che modo lo Ior, l’Istituto per le opere religiose, debba essere ridimensionato. Nonostante i proclami a inizio pontificato, Papa Francesco, infatti, aveva reso lo Ior il cuore dell’amministrazione finanziaria della Santa Sede, nonostante scandali e misteri che avevano coinvolto l’ente. Nel 2022, in particolare, Bergoglio aveva garantito all’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) la gestione del patrimonio immobiliare della Chiesa, ma a pochi mesi di distanza corresse il tiro, subordinato l’ente allo Ior, che entro ottobre avrebbe ottenuto il trasferimento nei propri conti di tutto il patrimonio gestito esternamente all’Istituto. Una scelta in controtendenza con la legge non scritta del “a ciascuno il proprio ufficio” (e ognuno si fa i fatti suoi). Ora, con Prevost, si torna alla divisione degli incarichi, con l’Apsa che smette di essere subordinata, come avvenuto negli ultimi tre anni, allo Ior. Questo apre un minimo di “libero mercato” all’interno del Vaticano, poiché l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede potrà richiedere finanziamenti anche a enti diversi dallo Ior, che prima poteva invece scegliere su tutta la linea.

Non solo, la settimana scorsa è arrivato anche il calendario delle messe, e torna a sorpresa la celebrazione del 24 dicembre alle 22:00, come si usava fare sotto Benedetto XVI. Prima per il covid e poi per comodità, con Bergoglio la messa era stata spostata alle 19:00 e la scelta era stata criticata da molti (anche solo per un fatto di suggestioni, legittime, riguardo all’idea che si dovesse, come si era sempre fatto, vegliare di notte, cantando in attesa della nascita di Cristo). La messa, prima di Benedetto XVI, si teneva addirittura a mezzanotte, come molti di noi ricorderanno. Terza questione, ma non per importanza, la presenza di Leone XIV al giuramento delle guardie svizzere, evento che non godeva della partecipazione di un papa dai tempi di Pio XVI (oltre cinquant’anni fa). E siamo a tre: il ridimensionamento dello Ior, la messa della vigilia di Natale ristabilita alle 22:00 e il giuramento delle guardie svizzere. Bonus track: le parole di Papa Leone XIV, da sempre critico verso Trump e il suo vice, Jd Vance, a favore dell’accordo di pace proprio dal presidente Usa per il conflitto israelopalestinese: “Ci sono elementi molto interessanti, speriamo che Hamas accetti nel tempo stabilito”.

Insomma, siamo lontani dai modi e dai tempi di Papa Francesco, che non solo si mosse in controtendenza con i suoi predecessori, operando quella vera e propria rivoluzione comunicativa che lo rese popolare tra i non cristiani e meno popolare tra i conservatori e i moderati. Prevost, di fatto, recupera lo stile diplomatico che da sempre caratterizza il Vaticano, eleganza, silenzio, tendenza a mediare. In una parola (che è anche una delle quattro virtù cardinali): temperanza. Ma non è solo questo. Come si sa, guardando alla sua biografia (e alla sua tesi sull’Ordine agostiniano), Papa Leone XIV è anche, a differenza di Francesco, un uomo estremamente pratico, sì colto, sì intellettuale, sì matematico, ma anche esperto nella gestione dell’ordine, dei compiti da funzionario. È, insomma, un ottimo amministratore. Così dimostra di essere il Papa di cui la Chiesa aveva bisogno: non accontenta i giornali e non fa tweet polemici, non entra nel dibattito pubblico con fare sensazionalistico e non distoglie l’attenzione dal cuore della missione cattolica (che, come ha ricordato lui stesso, è il Vangelo). A chi lo critica, e in tanti lo criticano, come ricorda Matteo Matzuzzi su Il Foglio, si potrebbe rispondere con questi fatti, tutti concentrati nel giro di pochi giorni, che ci ricordano quanto, accanto ai tempi lunghissimi della Chiesa, che si misura con i secoli avvenire, ci siano questioni stringenti che possono essere risolte da un pontefice illuminato in poche ore, se si agisce sulla scorta dello Spirito Santo (per chi ci crede), ma soprattutto della competenza.