Alessandro De Giuseppe c’è rimasto malissimo, ma s’è adeguato nel rispetto di una persona che non c’è più e che da 18 anni aspetta giustizia. Sì. Il giornalista de Le Iene che ha realizzato il servizio prima annunciato e poi mai andato in onda sul delitto di Garlasco è, stando a quanto siamo riusciti a sapere, il primo che aspetta con ansia un ok dagli uffici legali di Mediaset, anche per rispondere a quanti, soprattutto sui social, hanno maliziato su paura, presunte intimidazioni e oscure trame. Niente di tutto questo e la versione ufficiale è l’unica da prendere in considerazione: “ci hanno chiesto di aspettare”. In effetti è così che è andata e a chiedere di aspettare, oltre lo stesso ufficio legale di Mediaset, sono stati proprio coloro che indagano sulla morte di Chiara Poggi.
Ma cosa c’era in quel servizio? Qualcosa, prendendo pezzi di confidenze, verificandoli con cura e poi provando a metterli insieme, siamo riusciti a ricostruire. Di sicuro c’è di mezzo una donna. E, per la precisione, una nuova testimone. Si tratta di una persona – contrariamente a quanto accaduto nel caso di altre testimonianze raccolte da De Giuseppe – che è ancora in vita e che, quindi, ha riferito qualcosa di vissuto e non che ha sentito raccontare da qualcuno che non c’è più. Si tratterebbe di una persona attendibile, perfettamente lucida e lontana da sospetti di mitomania. Questa testimone, per farla breve, avrebbe visto diciotto anni fa, in quel maledetto giorno dell’agosto 2027, una persona di Garlasco conosciuta anche da Chiara Poggi in un posto del tutto diverso da quello che invece risulta agli inquirenti e che al tempo era stato dichiarato.
Significa che Le Iene hanno trovato, grazie a una nuova testimonianza, chi ha assassinato Chiara Poggi? No. Non è così e è giusto andarci piano. Significa semplicemente che Le Iene hanno raccolto un’informazione che potrebbe aiutare le indagini, soprattutto per capire chi ha mentito, chi ha detto la verità e chi, invece, ha fornito racconti che contrastano con quanto visto da testimoni più o meno nuovi o con quanto riferito da persone che, negli anni, hanno aggiunto particolari alle indagini. Ma allora perché non mandare in onda quel servizio? E’, giornalisticamente, una questione di rispetto. Per Chiara Poggi. Per il lavoro di chi sta indagando (non c’è, al momento, una formale diffida alla pubblicazione) e per chi potrebbe ritrovarsi travolto da un vortice mediatico incontrastabile prima ancora di aver accertato tutto quello che in questi casi va accertato. E poi, come è giusto che sia, è anche una questione di cautela.
Non è una novità, infatti, che nei grandi casi di cronaca nera è facile scottarsi e ritrovarsi “imputati mentre si cercano imputabili”. Ne sa qualcosa chiunque fa questo mestiere e ne sanno qualcosa, come è noto, anche Le Iene. Proprio relativamente al caso di Garlasco, ad esempio, il tribunale di Milano ha recentemente condannato per diffamazione aggravata l’autore Riccardo Vincenzo Festinese e proprio Alessandro De Giuseppe per quanto andato in onda nel 2022(l’ormai famosa intervista a Alberto Stasi). Secondo i giudici, il programma ha offeso la reputazione di Stefania Cappa rilanciando le dichiarazioni poi ritrattate dal testimone Marco Muschitta e ritenute inattendibili dagli inquirenti. I due sono stati condannati a una multa di 500 euro ciascuno e al risarcimento di 10mila euro a favore di Cappa e ora ci sarà un ricorso in Appello. Insomma, andarci piano, questa volta, è stato doveroso anche per Le Iene visto il precedente, ma questo non significa che il lavoro della redazione Mediaset si sia fermato. Verosimilmente il servizio potrebbe andare in onda prima della fine di quest’anno, visto che comunque non c’è una formale diffida alla pubblicazione per la quale bisognerebbe invece attendere una revoca.