“Penso che potrete vedere quel servizio mai andato in onda non appena riprenderà la stagione delle Iene, quindi già da fine gennaio. Ma vedremo. Perché forse riusciremo anche a aggiornarlo con altro materiale a nostro avviso molto significativo”. L’ha detto Alessandro De Giuseppe, ospite del podcast “Oltre la tempesta”. Due ore (in fondo a questo articolo il video completo) di approfondimento sul caso Garlasco, sugli sviluppi (che ci saranno e saranno clamorosi), su tutto quello che fa nascere tanti dubbi sulle primissime indagini e pure su ciò che – ancora – non si può dire. E ci si deve limitare a lasciar intendere. Il giornalista delle Iene, spalleggiato dall’ex autore Luigi Grimaldi (che probabilmente è la voce delle voci, oltre che la memoria storica, su tutto ciò che riguarda l’omicidio di Chiara Poggi), ha raccontato come, ormai nove anni fa, ha iniziato a occuparsi del caso. Spiegando che, però, il mercato dell’artefatto umano, la spettacolarizzazione che s’è creata e tutta l’ossessione mediatica che c’è ultimamente è qualcosa che non gli piace. Qualcosa che conosce. Qualcosa che, inevitabilmente, ha contribuito a creare. Ma pure qualcosa che adesso rappresenta una deriva pericolosa. Insomma: fare il proprio mestiere di giornalisti non può significare trasformare le redazioni in aule di tribunale. Chi indaga deve poter indagare, chi racconta deve sapere fin dove è opportuno arrivare.
E’, come spiega ancora De Giuseppe, quello che le Iene hanno fatto proprio con il servizio mai andato in onda. Sì, su MOW avevamo già anticipato tutto, ma adesso a confermare tutto su cosa c’è in quel servizio annunciato e poi mai pubblicato è stato lo stesso autore. “Abbiamo incontrato una persona – dice – una testimonianza diretta e circostanziata, che dice di aver visto un’altra persona in un posto in cui non avrebbe dovuto essere. Abbiamo consegnato tutto alla procura e, come sapete, ci hanno chiesto di aspettare. E’ quello che stiamo facendo, ma penso che ormai siamo vicini alla possibilità di andare in onda”.
Il lavoro delle Iene, comunque, non s’è fermato lì. Anzi, De Giuseppe racconta di aver continuato a essere quasi stabilmente a Garlasco. E di aver trovato anche altro. E un giorno, in un bar, ha pure incontrato Giuseppe Poggi, il papà di Chiara. “De Giuseppe – gli avrebbe detto – lei ci fa i servizi contro”. “Ho cercato di spiegargli – è statala mia risposta – che i nostri non sono servizi contro, ma per la ricerca della verità. Però io non me la sento di giudicare i Poggi, anzi”. Il giudizio, semmai, è verso altri. “Ma preferisco non parlare – dice ancora De Giuseppe – meglio che sto zitto”. Un passaggio che dice tanto – tanto davvero – sul clima che c’è, su che aria si respira a Garlasco e l’intorno e, soprattutto, con cosa ci si scontra quando si sfiorano determinati argomenti o determinate persone.
Non è un caso, e nemmeno una strana coincidenza, insomma, che parallelamente all’inchiesta portata avanti dalla Procura della Repubblica di Pavia per capire davvero chi ha ucciso Chiara Poggi, ce ne sia un’altra che procede spedita a Brescia per fare luce su un sistema di potere che ha coinvolto colletti bianchi e forse anche magistrati, forze dell’ordine e imprenditoria, Chiesa e politica. Nella puntata di “oltre la tempesta” si riassume anche tutto questo. Ma qualcosa, De Giuseppe, la svela lo stesso. E spinge anche forte. “C’è la possibilità che il dna sui pedali della bici di Alberto Stasi ce lo abbiano messo – afferma – tutto quel dna quando di solito se ne trovano quantità minime che appare dopo una telefonata che arriva è molto interessante. No?”. E’ solo una delle bombe sganciate (ma riferire tutto del lavoro di altri sarebbe ingiusto e c’è qui sotto il video integrale per ascoltare tutto quello che c’è da ascoltare). E, soprattutto, è solo una delle considerazioni amare di De Giuseppe.
“Io parlo poco – aggiunge il giornalista delle Iene – perché poi se parlo mi sale la carogna. Vedo gente andare in TV a raccontare consapevolmente delle bugie o a parlare a vanvera. Quando sarà finita questa storia, vi garantisco che questa indagine arriverà in fondo e i veri colpevoli (plurale, ndr) del delitto di Garlasco verranno assicurati alla giustizia, sarà chiaro a tutti, come già sembra esserlo, che Alberto Stasi è innocente”. Parole che pesano, ma che lasciano anche intendere che c’è tanto di ancora non detto. Non raccontato. Ma noto. O comunque facilmente intuibile. “Qui – aggiunge De Giuseppe – non c’è da schierarsi, c’è da guardare i fatti oggettivamente con onestà intellettuale. Credo che la Procura di Pavia abbia ben chiaro tutto: il movente, quante persone persone c’erano in quella villetta di via Pascoli nel giorno del delitto. Questa vicenda arriverà fino in fondo con un’altra verità, ma c’è da essere tristi per la condizione della giustizia italiana”.