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Delitto di Garlasco: o Andrea Sempio o Alberto Stasi? Il verbale di De Stefano nascosto e poi ricomparso racconta che “chi ha ucciso Chiara Poggi” è “solo” un pezzo della verità che si cerca

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

  • Foto di: Ansa

21 dicembre 2025

Delitto di Garlasco: o Andrea Sempio o Alberto Stasi? Il verbale di De Stefano nascosto e poi ricomparso racconta che “chi ha ucciso Chiara Poggi” è “solo” un pezzo della verità che si cerca
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, le indagini del 2025 potrebbero rispondere a ben altre domande oltre a cercare di individuare chi ha ucciso quella povera ragazza: l’incidente probatorio ridimensiona il peso del Dna, le relazioni segretate dei Ris di Cagliari e di Cristina Cattaneo potrebbero riscrivere ora della morte e dinamica del delitto, mentre riaffiorano documenti dimenticati e il sospetto di un sistema pavese – ma forse non solo pavese - che va oltre il singolo processo

Foto di: Ansa

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Per avere qualcosa da dire bisogna conoscere, soprattutto quando c’è di mezzo una ragazza morta ammazzata. Di e su Garlasco, però, parlano tutti. Il motivo? E’ palese che quello di Chiara Poggi non è stato “solo” un omicidio, ma qualcosa che può raccontare molto di più e che, come diciamo ormai da sempre, rischia di far venire giù tutto. Tutto davvero. Così e solo così si spiega l’intervento continuo di chi non ha titolo a intervenire. Un “non titolo” che non è figlio di una qualche incapacità, ma della consapevolezza che pochi, pochissimi davvero, di tutti quelli che parlano hanno minimamente il polso di diciotto anni di carte, verbali, documenti, relazioni, perizie e, purtroppo, pure appunti scritti a penna che somigliano non troppo vagamente a pizzini da nascondere o tirare fuori all’occorrenza. Il tutto, tra l’altro (e questo la dice lunghissima sul sistema Italia), digitalizzato nella maniera peggiore possibile: come foto archiviate conseguenzialmente (sì, tutto è stato digitalizzato in formato immagine) e pure la ricerca di un qualche documento è autentica follia e esercizio di estrema pazienza.

Alberto Stasi
Alberto Stasi

Basta? No, perché su Garlasco manca la luce persino nelle sentenze. Attenzione: in tutte le sentenze di 18 anni. E quindi, in ultimo, anche su quella con cui la Cassazione, dell’allora appena eletto neo primo presidente Giovanni Canzio, stabilì la colpevolezza di Alberto Stasi. Raccontando di una azione omicidiaria avvenuta in 18 minuti, dentro 23 di autentica lucidissima follia. Sì, perché a voler sintetizzare è esattamente questo ciò che sarebbe successo secondo quella sentenza: Stasi entra a casa Poggi alle 9,12 e aggredisce Chiara, uccidendola in 18 minuti e utilizzando i restanti 5 minuti per pulire tutte le proprie tracce (dopo aver bevuto un Estathè e lasciandolo lì) e essere, alle 9,35, davanti al PC di casa sua per guardarsi qualche pornazzo online e poi cominciare a scrivere la tesi.

Regge? Secondo il buon senso no, secondo la Cassazione sì. O, almeno, ha retto fino alle indagini di questo 2025, visto che dalle, “segretatissime”, relazioni della dottoressa Cattaneo e dei RIS di Cagliari potrebbe emergere il racconto di tutt’altro scenario. E in questa chiave – ma solo in questa chiave - l’udienza sull’incidente probatorio ha aperto una nuova fase: non una svolta clamorosa, ma un riassetto profondo del quadro investigativo. Il Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio, resta un elemento centrale, ma la sua natura incompleta, mista e non consolidata ne limita la forza probatoria. È un dato che esiste, ma non basterà mai da solo a chiudere il cerchio. E, anzi, rischia di fare di Andrea Sempio un nuovo Alberto Stasi. Anche perché a rendere più instabile tutto – e, di fatto, anche a confermare che del marcio c’è stato e forse c’è ancora - è riemerso pure un verbale del 2014 del genetista Francesco De Stefano, rimasto per anni fuori dal processo: un documento che escludeva già all’epoca che il DNA sulle unghie di Chiara potesse in qualche modo essere riconducibile a Alberto Stasi. Una crepa impietosa nella narrazione cristallizzata del passato. E, inutile negarlo, anche un dato oggettivo che dovrà inevitabilmente essere approfondito nelle dovute sedi, verosimilmente con una vera e propria nuova indagine che dovrebbe essere appena nata. Tornando, però, a chi ha ucciso Chiara Poggi e provando a lasciare stare tutto il resto, come si andrà avanti dopo l’incidente probatorio? Si punterà tutto sugli accertamenti scientifici più recenti.

Andrea Sempio
Andrea Sempio

La relazione del Ris di Cagliari, trecento pagine ancora secretate, rilegge la scena del crimine attraverso la Bloodstain Pattern Analysis, la ricostruzione 3D degli ambienti e la rivalutazione dell’impronta 33 trovata vicino al corpo. Un lavoro destinato a incidere sulla dinamica dell’omicidio e sulla possibile presenza di più persone nella villetta di via Pascoli. Ma il nodo decisivo resta l’ora della morte. La consulenza dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo potrebbe ampliare la finestra temporale fissata dalla sentenza definitiva, ipotizzando un’aggressione in più fasi e spostando in avanti le lancette. Anche un lieve slittamento avrebbe conseguenze rilevanti su alibi, presenze e movimenti. Insieme, stando a quanto si dice, a nuove – iinquietanti – testimonianze e analisi di una serie di strane telefonate.

Per ora, quindi, il caso Garlasco, a diciotto anni di distanza, resta aperto più per le domande che per le risposte. E non può essere isolato dal contesto pavese (e purtroppo italiano), segnato da ombre e da un presunto sistema di corruzione ancora oggetto di indagini collaterali. Capire quel contesto significa capire anche come e perché questa storia sia arrivata fin qui e con questo clamore. La verità giudiziaria, da sola, non ha ancora esaurito il bisogno di chiarezza.

La villetta della famiglia Poggi a Garlasco
La villetta di via Pascoli

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