Mancano 48 ore. Non significa che l’incidente probatorio, con l’udienza del 18 dicembre, chiarirà una volta per tutte chi ha ucciso Chiara Poggi. E non significa nemmeno che si arriverà da subito da qualche parte, anzi: la strada è lunghissima. Perché, allora, la percezione è che tutti, soprattutto tra chi in questi mesi ha raccontato Garlasco e le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, non vedono l’ora di arrivare a quella data? La risposta è cinica quanto semplice: perché non c’è più niente da dire. Non c’è niente più da analizzare, approfondire, sviscerare. E tutti gli elementi di novità – cioè ciò che la Procura di Pavia ha ritenuto di non segretare – sono stati già vivisezionati, come nel caso dell’ormai imparata a memoria perizia della dottoressa Denise Albani. Insomma, manca poco all’avere qualcosa di nuovo da dire, ma non si sa più come riempire questo tempo. E siamo, quindi, nel bel mezzo delle ore più buie e pericolose.
In primo luogo perché sono quelle in cui la Procura della Repubblica di Pavia, verosimilmente, sta valutando (laddove ci sia oggettivamente la necessità di valutarlo) se muoversi prima dell’incidente probatorio nei confronti di altri eventuali indagati e, in secondo luogo, perché sono le ore in cui gli inquirenti, in attesa del confronto con i legali e con i rispettivi pool delle parti davanti alla GIP Daniela Garlaschelli, serrano le fila per la discussione. In particolare rispetto a quei documenti di cui fino a ora – proprio perché segretati - nessuno ha parlato (se non a sproposito e inventando improbabili indiscrezioni), come la BPA della dottoressa Cattaneo e la relazione dei RIS di Cagliari. In secondo luogo, invece, sono le ore più buie e pericolose perché in questo vuoto tra tutto quello che è stato detto e tutto quello che potrebbe esserci da dire, sta finendo per infilarsi – come spesso accade – un susseguirsi si news, indiscrezioni e mezze verità buttate là che potrebbero inquinare ancora di più, a livello mediatico, una narrazione che è già inquinatissima di suo.
Sì, sta circolando di tutto. Attenzione, nessuno ha la forza di dire se tra quel “di tutto” c’è pure o no qualcosa di vero. Ma vale la pena aspettare, per non finire travolti in un gioco al massacro evitabilissimo intorno a quello che, purtroppo, è stato un massacro vero - e non un gioco - avvenuto ormai diciotto anni fa dentro una villetta della “tranquilla” (o forse no?) Garlasco. Da qualche ora, ad esempio, tra le varie fonti (che tanto sono sempre, più o meno, le stesse per tutti), c’è chi parla di una corrispondenza, seppur minima, che sarebbe stata trovata tra Andrea Sempio e Chiara Poggi. Ma se fosse vero chi avrebbe usato il termine “corrispondenza” piuttosto che “lettere”, “messaggi”, “chiamate”, "link" o qualunque definizione che risultasse più specifica? E' più probabile, semmai, che possa esserci una qualche ulteriore intercettazione in cui l'argomento è "Chiara Poggi". Si parla, con insistenza, anche delle telefonate (verosimilmente nove) che sono state cancellate dalla memoria del telefono fisso di Chiara Poggi, ma anche qui c’è niente di oggettivamente nuovo, a meno che – però è più che improbabile – qualcuno non sia riuscito a ricostruire quella memoria.
L’ultima in ordine di tempo, invece, è fresca fresca: sarebbero stati trovati e fatti analizzare altri capelli che erano sulla scena del crimine. Ora, detta così è una assurdità che qualcuno vuole forzare per tenere alto l’hype visto che nelle prossime 48 ore ci sarà niente da dire. Se, invece, l’indiscrezione è che la Procura possa voler far analizzare altri capelli, o comunque altro di repertato a suo tempo e mai approfonditamente analizzato, è un altro discorso. Ma vale, appunto, la pena aspettare. Anche perché il vero colpo di scena, ammesso che ci sia davvero, non salterà fuori adesso (se qualche gola profonda avesse voluto parlare lo avrebbe già fatto e ormai non varrebbe più il rischio). E la corsa allo scoop clamoroso, questa volta, non la vincerà nessuno, almeno nelle prossime 48 ore.