Il DNA trovato sulle unghie di Chiara Poggi è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio e è escluso, come lo si poteva escludere già nel 2014, che possa essere minimamente riconducibile a Alberto Stasi. La prova cristallizzata è questa. Basta per sostenere un rinvio a giudizio o una condanna di Andrea Sempio? No se non c’è altro. E’ abbastanza per rimettere in discussione la condanna di Alberto Stasi? Sì, ma non c’è fretta. E c’è assolutamente niente da aggiungere o commentare, anche perché l’incidente probatorio serve esattamente a questo. Niente di nuovo, quindi? Sì, e non dite che non ve l’avevamo detto.
Attenzione, però, non significa che è tutto finito, che Andrea Sempio potrà dormire tranquillo o che sarà rinviato a giudizio e nemmeno che la Procura di Pavia non sta continuando a lavorare con le così dette indagini tradizionali. Anzi: i colpi di scena, proprio come su MOW abbiamo sempre sostenuto, arriveranno, ma non a breve. Forse a Primavera, ma non è escluso che si arrivi all’autunno. Cristallizzata la prova dopo la perizia della dottoressa Denise Albani - sia la difesa di Sempio, sia la parte civile non hanno presentato le eccezioni annunciate – l’interesse si sposta ora sul lavoro svolto dalla dottoressa Cattaneo e dai RIS di Cagliari e, più specificatamente, sull’ormai famosa “impronta , sull’orario effettivo della morte di Chiara Poggi e sulle modalità dell’aggressione da parte di chi l’ha assassinata.33”
Purtroppo, però, il “delitto di Garlasco”, ormai, è anche il mercato mediatico dell’artefatto umano e quella che avrebbe dovuto essere una prevedibile, seppur importantissima, tappa, s’è trasformata nel solito show in cui il tema s’è spostato dalla prova cristallizzata all’opportunità o meno della presenza di Alberto Stasi. Poteva esserci? Sì e è stata la stessa GIP, Daniela Garlaschelli, a ribadirlo quando i legali della parte civile hanno chiesto che si provvedesse a farlo uscire dall’aula e allontanarlo. Ha fatto bene a esserci? Non è argomento da dibattere in giudizio e, sia perdonato il cinismo, ognuno è libero di darsi la risposta che vuole. Eppure è di questo, e solo di questo, che purtroppo s’è parlato.
Parallelamente, la discussione si è incentrata sull’assenza di Andrea Sempio, che ha scelto di non presentarsi in aula. Una scelta che ha suscitato commenti contrastanti, ma che la difesa ha giustificato come dettata dalla natura "tecnico-scientifica" dell’udienza. "Non era necessario che il nostro assistito fosse presente – ha spiegato l’avvocato Liborio Cataliotti - dato che non avrebbe avuto alcun diritto di parola". La stessa difesa di Sempio, a domanda diretta, ha ribadito di aver trovato strana, piuttosto, la presenza di Alberto Stasi, ma di non aver avuto nulla da eccepire essendo comunque un suo diritto, pur non avendo alcuna incidenza diretta sull’esito dell’incidente probatorio. "La sua – ha proseguito Cataliotti – è stata una presenza passiva, non c’erano controindicazioni. Ciò nonostante, la discussione principale dovrebbe concentrarsi sui contenuti tecnici e non sulle persone presenti in aula".
La presenza di Stasi in aula, quindi, sembra aver infastidito molto di più i legali della famiglia Poggi, che hanno criticato la decisione del Tribunale. "Non mi ha fatto alcun effetto vederlo in aula – ha dichiarato, in maniera più diplomatica, l’avvocato Gianluigi Tizzoni - Non ho alcuna emozione riguardo alla sua presenza e credo che la sua partecipazione non possa certo portare a qualche nuovo elemento di prova". Chi c’è andato giù molto più duro è l’avvocato Francesco Compagna, legale di Marco Poggi (qui il video): "Tutto questo è più uno spettacolo mediatico che un vero processo. C’è una grande disputa mediatica attorno a questa vicenda, ma la verità processuale è altra cosa”. Più un attacco frontale alla procura di Pavia, e al dottor napoleone, quindi, che alla scelta dello stesso Stasi che, sempre secondo Compagna, è indiscutibilmente l’assassino di Chiara Poggi, come dimostrerebbe, a suo avviso, anche il DNA trovato sulla cannuccia dell’Estathè, come confermato dalla stessa perizia della dottoressa Albani.