Bologna dal primo luglio è diventata la prima grande città in Italia a 30 chilometri orari, per rendere più sicure le strade e le piazze cittadine. La Giunta guidata da Matteo Lepore ha approvato il Piano Particolareggiato del Traffico Urbano (PPTU) “Bologna Città 30” che sancisce questo storico passaggio che vuole migliorare la sicurezza stradale, promuovere la mobilità sostenibile e aumentare qualità e fruibilità dell’ambiente e dello spazio pubblico. Ma le conseguenze, almeno nei primi giorni, non sono tutte positive. Più testate giornalistiche e testimonianze, infatti, hanno fatto notare che circolare a 30 km/h è molto difficile, con il rischio di creare code, ingorghi e di rallentare tutta la viabilità. A sottolinearlo oggi è persino un simbolo della città come il cantautore Francesco Guccini: “La città a 30 chilometri all’ora? Non ho la patente, ma ho fatto la prova con mia moglie Raffaella. Non si riesce: ci deve essere un piano diverso, bisogna privilegiare i mezzi pubblici”.
La delibera che ha dato attuazione ai piani internazionali, europei, nazionali e locali per la sicurezza stradale, prevede che i 30 km/h diventino di fatto la normalità sulle strade urbane, rendendo anche più semplice il passaggio a uno stile di guida a velocità costante e uniforme, e che solo alcune strade della città, con particolari caratteristiche, rimangano ai 50 km/h. Un cambio epocale, che però sta riscontrando più di una resistenza. Il cantautore, poi, nell’intervista al Corriere, ha spiegato il suo rapporto con la città che, a queste condizioni, non l’avrebbe sopportata: “Sono vissuto per 40 anni a Bologna, dal 1960 al 2000. L’avrei lasciata. La città in movimento, il traffico... oggi mi spaventa, sono vecchio. Vivo molto bene l’Appennino, nonostante il suo spopolamento. A 83 anni non mi sento a disagio”.