Quando sei un nome nel panorama della customizzazione moto e ti azzardi a passare dalle due alle quattro ruote fai un atto di coraggio. Se quando lo fai scegli di farlo con una Lada Niva, fai qualcosa che definire coraggioso sarebbe riduttivo. Ecco perché pensiamo che gli austriaci di Vagabund si siano davvero superati.
La Lada Niva, per chi se la ricorda (anche se è ancora in produzione), è l’anello di congiunzione tra il trattore e il fuoristrada. Quattro ruote motrici, sospensioni che spaccano la schiena, design sfacciatamente made in URSS e nessuna paura in ogni tipo di terreno.
Il resto ce lo hanno aggiunto quelli di Vagabund, smontando una Lada Niva pezzo per pezzo e ricostruendola per intero. Maggiore altezza da terra, grazie alle sospensioni rialzate. Via il paraurti anteriore e dentro un paraurti posteriore sostituito con un altro ancora più essenziale e spartano. Il tutto sopra a pneumatici 205/75 R15 Maledes Kobra su cerchi Dotz Pharao.
L’idea di fondo era quella di dare vita ad un mezzo inarrestabile, magari con attrezzatura al seguito per intervenire su ogni tipo di guasto senza dover andare in officina. Anche, quindi, in mezzo alla natura più selvaggia.
A completare l’allestimento c’è, poi, una tinta color acciaio, in contrasto con il nero profondo degli sportelli, su cui campeggia la scritta Vagabund in bianco. Sul tetto dell’auto, ruota di scorta e attrezzatura tecnica, contenuti in un portapacchi F-Design dominato da fari ausiliari con tanto di coperture realizzate con stampante 3D.
Esperimento più che coraggioso, nel nome del “nessun limite”. Con Vagabund che, comunque, già pensa a raddoppiare, anzi a triplicare, visto che in cantiere ci sono progetti su Land Rover Defender e Toyota Land Cruiser.