Se l’auto un tempo era il simbolo della libertà, dello status sociale e, perché no, anche di una sana dose di rivalsa virile sulle proprie doti nascoste, oggi sembra essere diventata più un lusso per pochi che un bene di prima necessità. E i numeri parlano chiaro: con un prezzo medio di 30 mila euro per una vettura nuova, chi ha il coraggio di mettersi al volante di un’auto fresca di concessionario? Come nella vecchia pubblicità Dixan: scambiereste due reni con una Panda elettrica? Lo scenario è chiaro: gli stipendi stagnano, i prezzi delle auto volano. Secondo i dati del Centro Studi Fleet&Mobility, nel 2024 il costo medio di un'auto è salito di altri 1.000 euro rispetto all'anno precedente. Se poi pensiamo che nel 2019, prima del caos pandemico, il prezzo medio era di appena 21 mila euro, viene da chiedersi se nel frattempo le auto siano state rivestite in oro massiccio o se sotto il cofano si nasconda una cassaforte.
Ma c’è di più: mentre il mercato rallenta, il fatturato delle case automobilistiche festeggia con un bicchiere di champagne, come un Tony Effe a Capodanno. Con oltre 47 miliardi di euro registrati nel 2024, l’automotive italiano segna un record storico. Peccato che, nel frattempo, le immatricolazioni sono calate dello 0,5% rispetto al 2023 e addirittura del 18,7%rispetto al pre-Covid. In pratica: si vendono meno auto, ma a prezzi più alti. Un po’ come se il pizzaiolo decidesse di vendere meno pizze, ma al modico prezzo di 100 euro l’una, e non è detto che accada anche questo, magari risparmiando sul lievito come fa Briatore al Crazy Pizza. Poi c’è un altro problema: i giovani, quelli che dovrebbero essere il futuro del mercato dell’auto, sembrano essersi stancati dell’odore di benzina e della gioia di una nuova targa. Per loro, l’auto non è più il rito di passaggio all’età adulta, ma un costosissimo grattacapo fatto di assicurazioni da incubo, parcheggi impossibili e benzina che costa come il caviale. A peggiorare il quadro ci si mettono pure le preoccupazioni ambientali e il traffico cittadino da girone dantesco. Insomma, perché investire in un'auto quando con pochi euro si può affittare uno scooter elettrico o prendere un abbonamento ai mezzi pubblici? La crisi, comunque, non è un’esclusiva del Bel Paese. Anche i giganti globali stanno affrontando curve pericolose. Prendiamo Tesla, che ha registrato il primo calo storico delle vendite, fermandosi a poco meno di 1,8 milioni di veicoli venduti (-1,1%). E poi c’è Stellantis, che in Italia ha immatricolato 452.615 auto registrando un bel -9,9% rispetto al 2023. Se poi guardiamo dicembre, la performance di Fiat è stata un vero testacoda: -41,1% immatricolazioni. Roba da far venire un capogiro anche ai più ottimisti. D'altronde, se i prezzi salgono, gli stipendi scendono, i modelli proposti sono brutti da guardare e da guidare, oppure danno problemi come nel caso delle cinghie a bagno d'olio, ci si dovrebbe indebitare fino al collo per che cosa?
Eppure, in questa valle di lacrime a quattro ruote, esiste un’oasi felice: la Norvegia. Lì, quasi il 90% delle auto vendute nel 2024 sono state elettriche. Come hanno fatto? Incentivi fiscali robusti, politiche chiare e una visione a lungo termine. Insomma, mentre il resto d’Europa gioca a nascondino con i bonus green, i norvegesi tirano dritti verso un futuro elettrico. E, attenzione, entro il 2025 potrebbero riuscire a eliminare completamente le auto a combustione dalle loro strade. E noi? Parcheggiati a bordo strada. Il mercato italiano, invece, sembra più confuso che mai. I prezzi restano inaccessibili, i giovani non comprano e le città restano soffocate dal traffico. Forse, più che incentivare l’acquisto di auto elettriche o imporre nuovi standard ambientali, servirebbe una riflessione seria sul modello economico che sta strangolando il settore. Anche perché, secondo le stime del Cerved, la transizione green potrebbe mettere in crisi circa 73mila imprese. Per ora, però, la realtà è questa: l’auto nuova è diventata un sogno per pochi, mentre per gli altri resta solo l’odore di benzina delle vecchie utilitarie che arrancano per le strade. E chissà, magari tra qualche anno saremo qui a commentare la grande scomparsa delle auto dalle città italiane. Nel frattempo, meglio stringere i denti, allacciare le cinture (quelle del portafoglio, ovviamente) e godersi il viaggio, possibilmente in bicicletta.