In principio il grande sogno coincideva con l'auto elettrica. Parliamo giusto di una manciata di anni fa, quando l'opinione pubblica globale - tra desiderio e diffidenza – iniziava a prendere confidenza con il concetto di Electric Vehicle (Ev). Avrebbero salvato il mondo contribuendo ad affossare le emissioni di anidride carbonica, sostenevano alcuni. Tutto vero, ma la causa dei danni ambientali sarebbe stata semplicemente spostata dalle pompe del benzinaio alle miniere di terre rare – necessarie per sviluppare le loro batterie - dislocate tra Africa e Sud-Est asiatico, facevano notare altri. In più c'era, e a dire il vero c'è tutt'ora, il discorso legato al prezzo: gli Ev costano tanto e non tutti possono permetterseli. Torniamo al presente: non c'è stato neppure il tempo di digerire la novità dell'elettrico che subito alcune società hanno buttato nella mischia il concetto di auto a guida autonoma. Ma non è finita qui, perché in contemporanea sta facendo capolino l'ennesima, presunta, rivoluzione del futuro: i taxi volanti. Che cosa sta succedendo? A chi credere? Su chi o che cosa puntare?
Lo scorso maggio, in Giappone, durante SusHi Tech Tokyo 2024, un evento internazionale organizzato a Tokyo per mostrare tecnologie all'avanguardia, si è alzata in volo per la prima volta una “macchina volante”. Circa 500 spettatori applaudivano mentre il mezzo volteggiava a una decina metri da terra, in un parcheggio fuori dal centro congressi Tokyo Big Sight, nel quartiere Koto. L'Hexa, questo il nome del jolly, è prodotta dalla ditta statunitense Lift Aircraft e ha 18 eliche attaccate alla parte superiore della sua cabina passeggeri monoposto. È largo 4,5 metri, alto 2,6 metri e pesa circa 196 chilogrammi. Fantascienza o antipasto del futuro? Secondo il governo metropolitano di Tokyo, i veicoli volanti diventeranno parte della prossima generazione di trasporti umani e saranno efficaci nel gestire la congestione del traffico e nel consegnare rifornimenti nelle zone colpite da calamità naturali. Dall'altra parte del mondo, nel Regno Unito, qualche giorno fa il VX4, un incrocio tra un aereo e un elicottero, si è alzato in volo dalla pista di un aeroporto delle Cotswolds. Lavori in corso per il suo sviluppatore, Vertical Aerospace, che ha ricevuto milioni di sterline di sostegno dai contribuenti del Regno Unito, con la chiara intenzione di sfornare veicoli volanti. Il punto è che il tempo stringe e i soldi stanno finendo. Vertical ha annunciato il posticipo di altri due anni della data in cui il suo primo velivolo avrebbe ottenuto l'approvazione normativa del Regno Unito per trasportare passeggeri: appuntamento al 2028.
Ci sono tante società, aziende e start up che sognano di tuffarsi nel business dei veicoli volanti. La tedesca Volocopter, per esempio, è orgogliosa del suo VoloCity. Troviamo poi il progetto Evtol in corso presso Airbus, che pare abbia buone probabilità di sopravvivere. Denominato CityAirbus NextGen, l'aereo in questione a quattro posti ha otto eliche e un'autonomia di 80 chilometri. La lista potrebbe continuare ancora, ancora e ancora. In ogni caso, una volta che gli aerei saranno in produzione, la sfida successiva sarà verificare se esiste un mercato redditizio per le loro attività. Le prime rotte, ipotizzano gli esperti, saranno probabilmente tra aeroporti e centri cittadini. I problemi più grandi, quando si parla di costi operativi, sono due: il pilota e le batterie. Bisogna cambiare le batterie un paio di volte all'anno, ha spiegato la Bbc. E allora, viene da chiedersi, perché, considerando tutta questa incertezza e questa spesa, gli investitori stanno riversando denaro in progetti del genere? Semplice: nessuno vuole lasciarsi sfuggire la prossima Tesla...