Bello Figo si è comprato una Ferrari. O almeno così parrebbe dalle storie Instagram appena pubblicate, ma l’ultima volta che aveva fatto un annuncio del genere era stato per una Porsche Macan. “Quando ero pikolo in Africa mi piacevano i giocattoli”, ha scritto sui suoi profili social. “Ma nessuno aveva la disponibilità economica a comprarmeli, per cui rinunciavo sempre ai miei sogni. Arrivato in Italia ho cambiato la cultura italiana musicalmente. Ora tutti i miei sogni mi stanno ritornando. Sono ufficialmente italiano con pasta con tonno e ora ho il cavallino”.
Qualche considerazione al volo: è una storia di riscatto personale scritta male, eppure è più vera del pensati libera che Chiara Ferragni si è fatta scrivere sulla schiena e, allo stesso tempo, è messa lì come un panino del fast food, senza troppa importanza. E poi è vera: Bello Figo è stato il primo in Italia a fare trap, quindi a scrivere testi assolutamente vuoti, ripetitivi, dei meme. La stessa cosa che fa Tony Effe, solo che Bello Figo gioca sull’ironia. Il suo primo video è girato con un cellulare che probabilmente non aveva nemmeno internet, lui un colbacco in testa a ripetere “mi faccio una sega”. Ecco perché Bello Figo è molto più della Ferrari che ha comprato. È il manifesto vivente di come l’hating possa portare al successo, un meme che diventa ascensore sociale. Chi l’ha mai fatta una cosa del genere?
La verità è che Bello Figo è uno showman, un provocatore e, soprattutto, uno che ha capito come trasformare il disprezzo in guadagno. Più lo insultavano, più diventava popolare. Più lo attaccavano, più la sua agenda si riempiva di date nei club e nelle discoteche di tutta Italia, dove ha costruito il suo impero. Non vende dischi, vende show. Serate in cui il pubblico non va per ascoltare musica raffinata, ma per divertirsi, per essere parte di un evento. E così, mentre la gente si divideva tra chi lo adorava e chi lo criticava, lui lavorava. Serata dopo serata, locale dopo locale, ha messo insieme un business che oggi gli permette di comprarsi pure l’icona indiscussa dell’automobilismo nel mondo. Che poi è il motivo per cui Guè continua a supportarlo: in modo diverso forse, ma fanno lo stesso mestiere con la stessa mentalità.
A noi cosa resta? Forse la dimostrazione che l’odio può essere monetizzato. Ogni insulto, ogni commento velenoso sui social è diventato parte della narrazione. Bello Figo ha preso tutte le critiche ricevute e le ha trasformate in benzina per il suo motore. E non solo quello della Ferrari, ma quello di una carriera che sembra costruita apposta per irritare e divertire allo stesso tempo. È il re del clickbait, il campione del “guardami e odiami, ma guarda ancora”.
Il segreto? Ha capito che nella società digitale l’attenzione è tutto. E non importa se è positiva o negativa: finché tutti parlano di te, stai vincendo. Non pretende di essere un artista serio, non cerca di convincerti che la sua musica sia “arte”. Lui balla, scherza, si prende in giro, e lo fa con la consapevolezza che alla fine l’unica cosa che conta è divertirsi. E fatturare. Bello Figo non ha mai cercato di piacere a tutti, ma ha saputo essere esattamente ciò che la gente voleva discutere. E intanto, ogni hater è diventato, inconsapevolmente, parte del suo successo.