Volete scordarvi di tutto, anche di avere un cervello? Ascoltate Spaghetti allo scoglio, il nuovo album del trap boy più scrauso e allo stesso tempo dell’unico che merita la corona da king e che merita di essere ascoltato a volontà (cit). Mi piace pensare che nell’anno dei festeggiamenti del settecentesimo anniversario della nascita di Dante io possa canticchiare Lockdown.
Alla Crusca storcerebbero il naso per questo accostamento ma solo perché non hanno la profondità di capire che non è un reale accostamento. Dante in vita comunque era un esiliato morto povero in canna lontano da casa, uno che ha passato la vita rancoroso e incazzato piazzando i suoi nemici (con nomi e cognomi) in un inferno immaginario. Non è poi così diverso da quello che succede nei dissing dell’hip hop. Per controbilanciare Dante mette anche diversa gente in Paradiso e la incensa, ma diciamocelo: la figata è l’Inferno, tutti ci ricordiamo solo di quello.
In questo Bello Figo Gu si pone su una linea dinastica (un discendenza contaminata da radiazioni rincoglionenti si, una deformazione a tutti gli effetti, un pronipote con la 104, ma appartenente al ceppo dei cantori) in cui racconta il suo presente. Anche lui fa nomi e cognomi, ma non è nel suo karma parlar male degli altri. Come aveva già fatto in passato con Renzi, Mattarellah, Raul Bova, Paul (questo il nome del cantante ghanese) incensa i suoi miti: Conte, Maradona (RIP), le ragazze in leggins di pelle, la voglia di leggerezza. Per i fan di vecchia data: tranquilli, non mancano le solite sparate su figa e soldi, così come i neologismi incomprensibili (altro tratto in comune con Dante).
C’è un aspetto che voglio sottolineare: non c’è nessuno della Open Arms che canticchia questa roba per paura di scomunica, così come non c’è nessuno della sinistra umanitaria che professa l’accoglienza, che si dichiara fan di Bello Gu. A destra chiaramente lo odiano, ma la sinistra cosa dice? Eppure Bello Figo è un prodotto che dobbiamo assolutamente mettere sul loro conto.
Bello Figo è quello che cantava: «io no pago affitto!» e «Vogliamo votà PD perché ci mette in albergo a quattro stelle, non la Lega Nordo» riferendosi al fatto che giustamente gli immigrati mica devono venire qui per lavorare nei campi di pomodori. Anche loro vogliono: figa bianca, soldi, macchine. Altrimenti sarebbero rimasti in Africa e se fossi un immigrato la penserei esattamente come lui. Ricordate il casino che successe per quel pezzo? La lite in tv con la Mussolini? Bene, trovatemi un altro artista rap o trap capace di sollevare un casino del genere.
Con Bello Figo i moralisti vanno in tilt: ecco un negro che non fa il negro. Che si autodefinisce lui stesso “negro”, che vuole scoparci le figlie e le sorelle, che fa un sacco di soldi facendo il deficiente e dicendo che non vuole lavorare. Come fanno i perbenisti in questo caso? Non lo possono condannare perché il loro moralismo gli vieta di puntare il dito contro una minoranza, ma non lo possono nemmeno appoggiare perché manda in crisi il loro impianto ideologico. Andando più a fondo possiamo pensare che tradotti da uno psicolgo bravo i versi di Bello Gu potrebbero forse voler solo dire: voglio essere come voi, voglio godermela un po’ anche io. I mezzi che ha a disposizione per dirlo sono limitati, quindi li usa come meglio può.
Andiamo ancora più a fondo: che differenza c’è tra Bello Figo Gu che canta di voler scopare le ragazze coi leggins e usare il “grosso cazzoh” e quello che dicono nelle loro canzoni la maggior parte dei trapper in vetta alle classifiche, sulle copertine dei giornali, negli iPhone dei nostri ragazzi? Ecco un testo della Dark Polo Gang, cricca romana campione di vendite e meritevole di un docufilm su Netflix: «Come il gelato mi sciolgo quando lei mi lecca/ Dalla tua troia in strada, baby, sai che prendo la stecca/ Culo su una due posti rossa ogni donna mi cerca (skrt)». Ecco un testo di Bello Figo Gu: «In estate mangio spaghetti allo scoglio/ perché io sono troppo scoglio/ Fin da piccolo in Africa ho sempre mangiato scolio/ Io non lo mangio se non è fatto in Italia. Fanculio agli altri paesi/ vogliono copiare/ Ovunque io vado scopo/ ovunque io vado mangio/ lecco pure piatto sono un vero negro/ tutte le mie fighe mangiano tutte vongole/ mentre mangio bacio mentre mangio scopo».
È così diverso? È veramente peggio? Almeno, come dice Alessandro Mannucci: Bello Figo mette allegria.
Quando il nostro Filippo Ciapini gli ha scritto una lunga email per chiedergli un’intervista lui ha risposto con tre parole: “ciao sono 1000”. Intendeva mille euro e se li chiede vuol dire che qualcuno glieli da. D’altronde Pasta col Tonno ha 14 milioni di streaming su YouTube e ho visto gente cantarla a squarciagola ai karaoke (mentre non ho mai visto nessuno cantare la DPG).
Per concludere, non essendo questa una recensione tecnica posso solo dire che questo disco è talmente decerebrato, sbagliato, ignorante, gratuito che è stupendo. Il disco è una bomba anche dal punto di vista stilistico e tematico e in pezzi come Vaccino e Lockdown forse fa più di molti altri artisti. Io lo canto a volontà, non me ne frega un cazzo del giudizio degli altri ed è proprio perché ho voglia di musica leggera, anzi leggerissima, che questo per me è il disco del mese. Vi lascio con questo verso. Conte non ha trovato il vaccino e non è nemmeno più premier e l’Italia non ha trovato la cura, ma non è stupendo proprio per questo?
«Conte ha trovato Vaccino per coronavirus
ora si torna in discoteca a sguainare l’uccello bello duro
finalmente il vacci-no
abbiamo trovato il vacci-no, si torna a tronbare con il vacci-no
si torna a trombare con vacci-no
fanculo a coronavirus abbiamo vinto
Ringraziamo Conte
Conte per il vacci-no
ringraziamo l’Italia per aver trovato la cura
ringraziamo i medici
i medici per la salvezza
avevo paura di morire ero tropo giovane bello e ricco per morire»