Sarà stata la locandina, sarà la faccia di Rocco Fasano, ma appena è arrivato il materiale promozionale la stampa lo ha subito paragonato al cult dei cult tra i teen-gothic-drama-movie: Non Mi Uccidere di Andrea De Sica come il mitico Twilight. Ma il paragone è sbagliato, per due motivi. Il primo: il libro di Chiara Palazzolo, da cui è tratto film, è uscito nel 2005, ben prima della coppia Pattinson-Stewart. Secondo, il lungometraggio del bravo De Sica non ha per protagonisti i vampiri ma una “sopramorta”, ovvero un'essere costretta a nutrirsi di carne umana per sopravvivere. Certo, detto così, del film, si capisce poco, ma la cosa essenziale è una: l'amore. L'amore che gira forte tra i due protagonisti – Mirta e Robin –, dando voce alla rabbia (oggi particolarmente infuocata) degli adolescenti. Ce lo spiegano così le due star di Non Mi Uccidere, Rocco Fasano e Alice Pagani, presente e soprattutto radioso futuro del cinema italiano, che piano piano sta ritrovando il gusto di fare opere diverse. Anche grazie al talento di interpreti come loro.
Rocco, il tuo ruolo in Non Mi Uccidere è molto particolare.
Fasano: Sì, un ruolo caratterizzato dal chiaro-scuro. Il linguaggio che Andrea (De Sica, ndr.) voleva raggiungere era un linguaggio molto particolare, non è stato un film facile da girare. Il personaggio di Robin mi ha regalato molto: è disilluso e l'unica speranza è l'amore che ha per Mirta.
E ti hanno paragonato a Robert Pattinson. Anche se Twilight c'entra poco...
Fasano: Pattinson l'ho adorato in Tenet, in Cosmopolis... il paragone mi fa sorridere, ma bonariamente. C'è una somiglianza fisica, fin dalla sua parte in Harry Potter me lo hanno detto sempre più spesso... Quello che può trarre in inganno, per il paragone, sono forse le locandine, il materiale promo. Insomma, l'amore gotico in un teen movie è difficile da rappresentare in un altro modo. Ma il libro da cui è tratto il nostro film è stato scritto nel 2005, prima di Twilight. Avremmo dovuto girarlo anni fa, ma lo abbiamo posticipato per i tempi ancora immaturi, perché volevamo introdurre un linguaggio nuovo. E ora si accoda alle belle cose che si stanno producendo in Italia...
Alice, anche tu affronti un dualismo.
Pagani: Mirta inizia in un modo e finisce in un altro. Non sa cos'è la vita, e lo scopre attraverso l'amore di Robin. In qualche modo c'è un abuso che la costringe a reagire e l'amore stesso la mette alla prova. Così inizia una lotta per diventare grande. La parte nera è l'accettazione di sentirsi un mostro. È un discorso comune per noi giovani, per gli adolescenti.
Alice, nel film c'è una forte attenzione alla musica. Come ti sei trovata?
Pagani: Andrea spesso mi prende in giro, perché quando non ci sono le battute dice che entro in modalità film muto... Essere perfezionista è un punto debole ma anche di forza. La musica è il motore principale per preparare un personaggio. Sono entrata nell'atmosfera, lavorando sulle emozioni e sulla musica stessa. Con il regista ci siamo mandati dei riferimenti da poter percepire sulla pelle.
E com'è andata la realizzazione del featuring con Chadia Rodriguez che accompagna i titoli di coda del film?
Pagani: Devo dire che comporre un breve pezzo di una canzone era impensabile fino a poco tempo fa. Ma dal punto di vista di Mirta ho sperimentato una novità, ho fatto uscire i contrasti. Chadia è una forza della natura, e vado a riprendere una parte più horror, inserita in una sonorità trap. Ma volevamo ballare a fine film, facendoci divertire e metabolizzare il film.
Si parla di paure. Rocco, le tue?
Fasano: Ci sono tante cose che mi fanno paura, siamo umani, la paura è un arma essenziale e ti fa stare in allerta. La mia paura è più concettuale, come quella di non poter più fare il mio lavoro, o che accada qualcosa alle persone che amo...
Un ruolo che spezza di netto la Toxic masculinity.
Fasano: Senza dubbio. Negli ultimi tempi anche in Italia stanno sorgendo delle figure maschili nel mondo dello spettacolo che rompono i ruoli del maschio tossico, per dare adito ad un maschio più emotivo e vulnerabile. Mostrare vulnerabilità è fondamentale e ci libera di un peso inutile che ha solo conseguenze negative, restando al passo di società più evolute. Con i ruoli che ho scelto di interpretare sostengo la causa. Sia Robin che Niccolò di Skam. Non li ho mai resi machi esagerati, ma ho sempre lavorato d'interiorità. Di pancia.
Ecco, con Skam si ha voglia di tornare a scuola. Che ricordi hai di quella serie?
Fasano: Sì, Skam è stata un progetto forte nella serialità, applicata alla perfezione all'Italia perché ha cercato di dare voce agli adolescenti senza far sentire solo nessuno, questo è stato il vero segreto di Skam: ovvero, nessuno è solo. Un messaggio forte nell'adolescenza, soprattutto in una società che ci porta ad essere soli.
E Alice, invece che immagine femminile viene fuori?
Pagani: Diciamo che in qualche modo la donna che emerge non ha vergogna di trovare paura, né prova vergogna nel difendersi. Parte vittima ma poi diventa carnefice perché è costretta a difendersi. Accetta le sue fragilità, le comprende e le difende. Un messaggio semplice e bello.
Alice, oggi che tipo di film serve agli adolescenti?
Pagani: Noi cerchiamo verità. Abbiamo bisogno di credere. Che non siamo da soli nel conflitto della crescita. Paragoniamo gli sbagli, ci scopriamo. E in questo film c'è tutto questo. Io e Rocco abbiamo potuto mettere del nostro, è stata una piccola battaglia personale che ci ha fatto dire ciò che pensiamo.
Alice, immagino che dopo il film sia cambiato il tuo rapporto con la carne...
Pagani: Dopo Non Mi Uccidere sono diventata vegetariana! Mangiavo carne in maniera molto etica, ma poi ho sensibilizzato questo punto di vista. Nel film mangio gli esseri umani, e da lì non ho più toccato carne. Questo film mi ha cambiato la visione... Ho messo insieme corpo e voce.
Rocco, hai girato anche il videoclip di Bela di Gazzelle. Lo seguivi?
Fasano: Gazzelle lo conoscevo grazie alla sua reputazione, mi piace la sua sincerità. Poi è arrivata questa idea, era appetibile e interessante, lo abbiamo girato in pellicola, tutto Anni 90. È stato un lavoro portato avanti bene da Bendo, sono bravi.
Rocco, tu e Alice siete il futuro del cinema. C'è un nuovo Star System?
Fasano: È una percezione che non potrò avere totalmente, ma ho una mia prospettiva. Però mi piace fare questo lavoro, anche se è un po' autolesionistico fare questo lavoro e partire dal basso... Lo star system? Non mi sorprende troppo: si è ampliato il mercato, c'è l'esotico, ci sono collaborazioni importanti, anche grazie al digitale. C'è un dialogo internazionale e questo prima non c'era, siamo più vicini ai modelli mondiali. E infatti il mio prossimo progetto è internazionale e in lingua inglese. C'è un allineamento. È una cosa che vedo di buon grado.