Il cinema italiano protagonista negli Stati Uniti grazie anche al bambino prodigio Federico Ielapi. A soli 10 anni riceverà il prossimo 18 aprile il prestigioso "Breakout Actor of the Year" nell’ambito del 16º Los Angeles, Italia – Film, Fashion and Art Festival per l'interpretazione del burattino di Collodi nel film Pinocchio (con Roberto Benigni) diretto da Matteo Garrone.
Una carriera fulminante la sua, visto che si era già messo in evidenza all’esordio con Quo vado? di Checco Zalone (2016) e poi in Moschettieri del re di Giovanni Veronesi (2018). Ma nonostante la giovanissima età, sta continuando a collezionare pellicole su pellicole in cui riesce sempre a incidere. L’ultima in ordine di tempo si intitola ReImagine, un cortometraggio scritto da Giulio Mastromauro e diretto da Gianluca Mangiasciutti (in esclusiva su Chili) con un cast di talento che comprende Brenno Placido e Rocío Muñoz Morales. Visto che la pandemia ha riportato al centro del dibattito l’importanza della ricerca farmaceutica, Novartis e One More Pictures hanno unito le forze per realizzare questo film che, attraverso l’emozionante storia di Paolo, un rinomato ricercatore, vuole provare a infondere maggiore fiducia nella scienza.
In attesa del premio, abbiamo incontrato Federico scoprendo che, nonostante la carta d’identità e i successi ottenuti, mantiene i piedi ben saldi a terra più di tanti suoi più anziani colleghi.
A soli quattro anni il primo film. Ricordi quali sensazioni hai provato?
Sì, per me era un sogno che si avverava. È stato bellissimo vedere tutte quelle persone al lavoro. Mi sono divertito tantissimo. Sono felicissimo di aver iniziato con quel film insieme a Checco Zalone.
E Checco cosa ti diceva?
Era simpaticissimo, anche fuori dal set. Mi accompagnava a prendere il gelato al cioccolato. Alcune volte mi sbrodolavo e lui mi rassicurava: “Non ti preoccupare, si pulisce”. Mi ha trattato benissimo.
La tua battuta simbolo di quel film era “da grande voglio fare il posto fisso”. Però tu, scegliendo l’attore, mi sembri indirizzato verso altri obiettivi.
Eh sì, l’attore non è proprio cercare il posto fisso. Però mi piace e sto inseguendo i miei sogni.
Com’è nata la tua passione per il cinema?
Non viene dai genitori, semplicemente vedevo i film e mi chiedevo “chissà come funziona?”. A parte quello, un giorno una persona mi ha chiesto se avessi voluto fare la parte in quel film e mia madre ha detto sì, ma solo che riuscivo a rimanere al passo con gli studi. Ok, le ho risposto, lavorerò e studierò… ho fatto i provini, mi hanno preso, ho studiato e lavorato ed è andata bene.
Poi il ruolo del burattino di Collodi nel film di Garrone. Sei consapevole che oggi se qualcuno pensa a Pinocchio pensa a te?
Ne sarei onorato di essere nella memoria di tante persone. Anzi, tante o poche che siano non è importante, perché per un attore l’importante è lasciare un segno nel pubblico.
Dopo quel film avevi detto di sentirti un po’ Pinocchio. Come mai?
Mi sento un po’ Pinocchio perché, a parte le bugie che io non dico, abbiamo alcune cose in comune. Per esempio, anch’io sono ingenuo come lui, ma allo stesso tempo penso di essere più intelligente.
Com’è stato lavorare con Roberto Benigni?
Lui è bravissimo, è stato un secondo padre per me. Abbiamo lavorato benissimo insieme, ridevamo tanto. Mi faceva gli indovinelli e anche se me li spiegava cento volte non li capivo.
Per caso ti ha dato un consiglio?
Mi diceva sempre: “Sii te stesso”.
Ma è vero che conosci così bene l’inglese che ti sei doppiato da solo?
Sì, mi piace tanto, spesso da solo a casa parlo in inglese. Adoro quell’accento e cerco continuamente di perfezionarmi. Anche quando gioco al tablet faccio tutto in inglese.
E ora il tuo ultimo lavoro è un cortometraggio che sensibilizza verso la ricerca scientifica, ReImagine. Sei anche un attore impegnato…
Eh certo! Partiamo dal presupposto che è fantastico questo film, perché parla delle persone che usano il loro tempo per dare benefici a noi. La ricerca scientifica sta sempre più appassionando le persone e io se posso dare un contributo ne vado fiero. Parla dei ricercatori, perché loro salvano centinaia di persone, lo sapevi?
Anche grazie a questo film ne sono più consapevole. Ma è vero che vorresti trasferirti a Hollywood?
Sì, ne ho parlato con mia madre però è un po’ difficile. Devo aspettare perché sono piccolo, forse è un po’ presto. Ma prima o poi ce la farò.
E il tuo attore preferito è sempre Leonardo Di Caprio?
Assolutamente, vorrei tanto incontrarlo. Di lui mi piace tutto, per come recita è speciale.
Se lo incontrassi, cosa gli chiederesti?
Se può diventare il mio coach. È il mio più grande sogno.
Non vincere un Oscar?
Ma, sai una cosa, io preferisco i bei film. Anche quelli che non vincono premi. Non mi importa tanto, preferisco di più che piaccia alla gente che li guarda. Se poi lo vinco non mi dispiace mica, è!
Qual è il tuo film preferito?
Tutti quelli di leonardo Di Caprio, da Titanic a C'era una volta a... Hollywood.
Spesso i bravi attori sono diretti da bravi registi. Con chi ti piacerebbe lavorare?
Sto sognando in grande, ma ne ho due: Martin Scorsese e Quentin Tarantino.
E nella vita di tutti i giorni, hai qualche hobby che ti distrae dalla recitazione?
Il calcio, il nuoto e mi piace tanto lo skate.
Hai una squadra di calcio del cuore?
Mi piace tanto giocare, più che tifare. Non ho una vera e propria fede calcistica.
I tuoi compagni di classe, dopo un film, cosa ti dicono a scuola?
Mi trattano come un ragazzino normale, cosa che io sono. A scuola non penso al lavoro, ma soltanto a studiare, a divertirmi e a giocare con gli amici.
La tua materia preferita?
Matematica, mi piace fare i calcoli. Mia mamma dice che sono anche molto bravo.
E se la carriera di attore non dovesse andare bene, hai già pensato a un piano B?
Spero che non succeda mai, però ci ho ragionato. Vediamo tra qualche tempo come evolve.
Federico, ma ti senti già grande?
No, no… ho solo dieci anni, sento di dover imparare tantissimissime cose ancora.
C’è qualcosa che non sopporti degli adulti?
Sono un bambino e mi trattano da bambino, giustamente. Ma piuttosto bene. Per cui non c’è ancora niente che mi dia fastidio. E poi non sono un attore, sono proprio agli inizi e la strada è molto lunga.
Hai un consiglio per altri giovanissimi che vorrebbero fare gli attori?
Se gli piace recitare, di continuare e non fermarsi mai e cercare di farsi forza dagli errori.
Come ti vedi tra dieci anni?
Non mi vedo, penso al presente. Se organizzo qualcosa va nella parte opposta. Cerco di essere pignolo sul presente tenendo conto del passato. Credo che non ci si debba mai organizzare troppo. Il futuro sarà quello che sarà, doveva andare così, però mi impegno in quel che devo fare adesso.