In un’epoca in cui fare il tutto esaurito in uno stadio, non solo fa notizia ma è anche uno status da sbandierare, Ultimo, che potrebbe fregiarsi di questo risultato per un’estate intera, preferisce cantare e godersi l’affetto dei suoi fan. Questo non è il primo, infatti, ma bensì il quarto tour che fa negli stadi e con tutta l’esperienza che ha collezionato negli anni si è è portato a casa una serata non facile. A Milano, infatti, era prevista allerta meteo. San Siro era coperto da una coltre di nubi nere, che dalle 21 in punto, fino a fine concerto, si è riversata con tuoni e lampi sulla folla. I musicisti sul palco hanno trovato riparo sotto gazebi trasparenti prontamente montati, mentre Ultimo è rimasto sotto l’acqua per tutto lo spettacolo, in un legame atmosferico ed emozioale con il pubblico del parterre. La passerella che lo avvicina alla gente ha la forma di una grande chiave, un simbolo magico che Ultimo si porta dietro da sempre e che ormai fa parte del suo immaginario. La pioggia come un effetto speciale ha avvolto come una pellicola lucida tutta la scenografia già di per sé avanguardistica, una superficie led da oltre 900 metri quadrati, arricchita da oltre 600 corpi illuminanti.

Quando arriva Amati sempre avanza verso il pianoforte e, accompagnato da una violinista, inizia a suonare nonostante la pioggia incessante. Non sarà l’ultima volta, perché più avanti ci sarà un altro momento acustico, prima con la chitarra e poi con la tastiera, questa volta per un’improvvisazione di vecchie canzoni di solito fuori scaletta. Una piccola ricompensa ai fan milanesi per non aver potuto ammirare le stesse performance della prima data di due sere prima, dove quando arrivava il pianoforte veniva innalzato con una piattaforma a vari metri da terra. Volgendo lo sguardo alla platea, Ultimo si lascia andare a poche parole, dice che preferisce far parlare le canzoni, per giustificarsi in anticipo con chi lo accusa di dialogare poco. Poi vedendo la tribuna stampa piena, lancia una frecciatina alla serata precedente, facendo intendere che la stampa non era altrettanto presente. Il rapporto con i giornalisti non è mai stato idilliaco, eppure questa attenzione alla categoria mostra un rispetto che tante volte, per uno snobismo ingiustificato, non gli viene a sua volta riconosciuto, anche se tanto non ne avrebbe bisogno perché i numeri parlano chiaro, anzi zittiscono.

A introdurre Il bambino che contava le stelle un video girato il 30 novembre 2019 che mostra Ultimo nella sua cameretta da ragazzino, mentre dichiara di aver appena composto un pezzo, che sa già essere una canzone importante del suo repertorio. Poi si vede Ultimo a New York il 30 novembre 2024 con in braccio il figlio appena nato. Un’insospettabile coincidenza. Il coinvolgimento dei fan è forte come raramente accade, Ultimo non ha bisogno di incalzare la folla, le luci le accendono tutti insieme autonomamente e i cori sono sempre all’unisono. Si vede che sono frequentatori abituali dei suoi concerti, da ché ne conoscono a memoria la regia. È incredibile pensare che in meno di un decennio questo ragazzo di San Basilio non ancora trentenne, sia passato dall’essere un artista emergente a voce intergenerazionale, capace con la sua semplicità poetica e priva di maniere a riempire platee sempre più vaste. Il tour proseguirà nella sua città natale, dove sono previste tre tappe allo Stadio Olimpico, tutte sold out, che sommate a quelle dei tour precedenti arrivano alla decima data nel tempio della musica romana, per il più giovane artista ad aver mai raggiunto un risultato analogo.
