Jeremy Clarkson salva le auto convertibili. Anzi, più che salvare le elogia (e non poco). In un mondo che sembra abbandonandonarle sempre di più, la firma storica del Times e conduttore televisivo senza scrupoli dedica la sua ultima recensione a una riflessione più ampia sul mondo delle auto decappottabili, un segmento in crisi che lui continua a difendere con passione. “Guidare per la maggior parte è monotono e noioso. Ma quando rimuovi il tetto diventa improvvisamente eccitante”, scrive Clarkson, paragonando l'esperienza di guida a cielo aperto al “cucinare in giardino su un fuoco aperto” rispetto alla routine domestica. Il giornalista spoilera dati allarmanti per il settore: “Venti anni fa quasi 100.000 venivano vendute nel Regno Unito ogni anno. Ora sono scese a circa 16.000”. Una caduta verticale che, secondo Clarkson, porterà presto le case automobilistiche a considerare le convertibili “non più una proposta commerciale sostenibile”.

Quindi, dicevamo. Le auto convertibili sono una figata. E nel suo articolo, Clarkson procede con l’analisi. Passo, passo. “Tutte le convertibili si sentono esattamente allo stesso modo”, spiega. “Quando la capote è abbassata vieni sferzato dai tuoi stessi capelli e quello è ciò a cui stai pensando. Quindi perché comprare una costosa Mercedes SL quando puoi ottenere esattamente le stesse sensazioni in una Mazda MX-5?”. Il nostro confessa di possedere una “Jaguar F-Type di 12 anni che mi è costata 25.000 sterline” e di guidare “con il tetto abbassato ogni volta che non sta letteralmente piovendo a dirotto”. E poi si passa all’Alfa Romeo Giulia Intensa. Com’è? Clarkson la recensisce, definendola un'auto che “ti parla, gentilmente e chiaramente. È uno psicologo. Con i tergicristalli”. Clarkson sembra preso bene. Parecchio bene. Sulle sospensioni Synaptic Dynamic Control, il giornalista ammette: “Dio sa cosa sia ma wow. Semplicemente wow”. Leggendo la sua critica ecco l’auto italiana rappresenterebbe quella categoria di auto che sembrano “troppo esotiche per i comuni mortali”, come “gli hotel davvero lussuosi” o certi locali esclusivi, ma che in realtà dovrebbero essere accessibili a tutti. Un modello da riscoprire, un tipo di auto da far risorgere. Vi ha convinto?
