La crisi dell’automotive europeo si fa sempre più grave, e l’industria sembra arrancare sotto il peso delle sfide economiche e tecnologiche. Secondo i dati riportati da Les Echos, Stellantis ha ridotto del 20% la produzione nei suoi siti francesi per il 2023, mentre in Italia lo stop di Mirafiori fino a gennaio riflette un contesto complesso: calano le vendite, aumentano i costi di produzione e l’occupazione nell’indotto subisce un duro colpo. Dal 2020, nell’industria automobilistica europea si sono persi 56.000 posti di lavoro, e solo quest’anno ne sono stati annunciati altri 32.000 in meno.
Se la transizione verso l’elettrico è il mantra del Green Deal europeo, il settore sta pagando un prezzo altissimo. La chiusura di stabilimenti Audi e Volkswagen, i tagli di Ford e Michelin e il recente fallimento della Northvolt – gigante europeo delle batterie – delineano uno scenario inquietante, dove l’Europa fatica a tenere il passo della concorrenza cinese.
Furti di batterie, altro lato oscuro dell’elettrificazione
A complicare ulteriormente il quadro, un fenomeno emergente sta mettendo in allarme proprietari di veicoli elettrici e autorità: i furti di batterie. Secondo quanto riportato da Libero, questi crimini, già diffusi negli Stati Uniti, stanno rapidamente prendendo piede anche in Italia. Città come Roma, Milano e Napoli registrano un numero crescente di denunce, con episodi frequenti anche a Verona e Bologna.
I ladri, spesso organizzati in bande criminali transnazionali, puntano alle preziose batterie al litio, che possono valere fino a 10.000 euro sul mercato nero. In pochi minuti riescono a smontare l’accumulatore, collocato sotto i sedili posteriori o nel bagagliaio, lasciando i veicoli distrutti. Secondo indagini recenti, queste componenti vengono rivendute per alimentare altri veicoli o inserite in sistemi di energia rinnovabile.
Criminalità hi-tech e danni collaterali
Rubare una batteria per auto elettrica non è proprio un gioco da ragazzi: richiede competenze tecniche e una buona conoscenza dei sistemi di sicurezza del veicolo. I criminali si introducono nell’auto tagliando le guarnizioni dei finestrini e procedono con precisione per evitare di danneggiare il prezioso componente. Il bottino finisce poi in reti di traffico internazionale, dove la domanda di batterie alimenta un mercato nero florido.
Il costo per le vittime è significativo: oltre al prezzo della batteria, ci sono le spese per riparare i danni subiti dall’auto. Non solo: nemmeno garage e rimesse private riescono a proteggere questi veicoli di valore dalle bande specializzate. In Lazio, un’indagine ha recentemente smantellato un’organizzazione criminale composta da albanesi, polacchi, spagnoli e bulgari.