Il delitto di Garlasco non smette di bruciare e far discutere, nemmeno a distanza di diciotto anni. Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva, Andrea Sempio è stato tirato dentro, scagionato e ora nuovamente indagato, ma c’è chi non si rassegna a quella verità giudiziaria che odora più di compromesso che di giustizia. È l’avvocato Massimo Lovati, difensore proprio di Sempio, che in un’intervista pubblicata su YouTube il 16 agosto dal canale dello psicologo Andrea Tosatto (con la presenza anche di Paolo Larceri, ex legale del maresciallo Marchetto) ha sparato bordate pesanti come macigni.

Alla domanda diretta “Chi ha ucciso Chiara Poggi?”, Lovati non ha esitazioni e ribalta il tavolo: “Non è stato Alberto Stasi, non è stato Andrea Sempio, ma un sicario assoldato da un’organizzazione criminale che ha dovuto sopprimerla perchè era diventata scomoda”. Parole che rimbombano come un colpo di martello sul già fragile castello di certezze costruito attorno al caso. Secondo Lovati, Chiara Poggi non sarebbe stata vittima di un raptus improvviso o di una lite degenerata. Al contrario, sarebbe finita nel mirino perché aveva visto o capito troppo: “Chiara potrebbe aver scoperto alcune cose che non avrebbe dovuto, e che potevano essere deleterie per soggetti di alto potere”.

Il legale non si limita a mettere in discussione il colpevole designato. Va oltre, descrivendo l’omicidio come un piano orchestrato con lucidità chirurgica. Durante l’intervista, infatti, chiarisce: “Non è stato un gesto d’impeto”, e rincara: “La data scelta, il 13 agosto, è molto sapiente, perché non c’è nessuno: tutti erano in ferie e i pochi rimasti a Garlasco erano confluiti alla fiera di agosto di Vigevano”. Un delitto studiato a tavolino, insomma, con tempismo perfetto per ridurre al minimo i rischi di testimoni indesiderati. E poi arriva la stoccata finale, quella che tocca il punto più controverso di tutta la vicenda: Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara. Lovati non cambia versione e ripete ciò che da anni sostiene con ostinazione: “Il discorso su Stasi gli è stato inculcato dai veri assassini, non era farina del suo sacco”. Un’accusa che ribalta le logiche processuali: Stasi come parafulmine, il vero killer come fantasma manovrato da poteri oscuri. Che sia l’ennesima teoria complottista o un pezzo di verità mai scavato fino in fondo, resta il fatto che a Garlasco non si smette di scavare. E ogni volta che qualcuno alza il velo, il buio diventa ancora più fitto.
