Possiamo chiamarla in qualche modo sovranità automobilistica. Si tratta di un’idea secondo cui i politici italiani, soprattutto quelli che prendono parte alla squadra di Governo, debbano viaggiare a bordo di vetture italiane. Sì, di queste ultime oggi ne sono rimaste veramente poche, se non addirittura nessuna. E le ultime notizie che arrivano da Mirafiori, storico stabilimento torinese della Fiat, e gli ultimi battibecchi tra Stellantis e il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso ne sono la conferma. Però rimane perlomeno il nome. Comunque sia, l’idea in questione è stata lanciata dal presidente del Consiglio in persona al momento dell’inizio del suo mandato. Giorgia Meloni, infatti, in un attimo ha fatto fuori le affidabilissime vetture tedesche, e le ha cambiate prima con una Fiat 500X bianca, e poi, al tradizionale passaggio della campanella, con un’Alfa Romeo Giulia grigia. A tutto ciò sono seguite numerose battaglie in difesa della produzione interna, come quella che ha fatto cambiare il nome all’ultimo Suv del Biscione di Arese da Milano a Junior. Poi, però, ecco il tradimento: dopo vari mesi in cui si giurava guerra alle auto elettriche cinesi, ad alcuni ministri italiani è arrivata in dono una Volvo Xc40; e sì, l’azienda svedese ora è di proprietà cinese. La notizia, lanciata dal Fatto Quotidiano, rischia di dare vita a un vero e proprio scandalo, ma adesso è arrivata la conferma: Giorgia Meloni viaggia su un’auto italiana; e non una qualsiasi…
A renderlo noto è la rivista Quattroruote in un suo reportage riguardo la produzione delle Alfa Romeo Tonale realizzate per la Polizia. Si tratta di auto speciali realizzate proprio a Mirafiori, anche se in “uno spazio relativamente piccolo, da carrozzeria sartoriale”, sottolinea il giornalista Alessio Lana. Comunque sia, qui “ogni giorno, si sfornano cinque o sei di queste vetture speciali” che differiscono dalle tradizionali Tonale di serie per vari aspetti. Le auto in dotazione alle forze dell’ordine, infatti, sono “protette”, e quindi dotate di varie caratteristiche specifiche. Queste, però, differiscono dall’Alfa Romeo Stelvio della Meloni, che a differenza loro è blindata. Anche in questo caso sono presenti precise richieste costruttive, che portano questo Suv a essere più pesante di ben 400 chili rispetto alla vettura della Polizia. Anche la Stelvio della Premier, rivela Lana, è realizzata in Piemonte, “ma a Casale Monferrato, all’interno dell’Autocarrozzeria moderna, realtà familiare che ha iniziato a blindare negli anni 90 […] Marchi come Stellantis e Kgm - continua il giornalista - si affidano ai loro artigiani per realizzare blindature fatte interamente a mano. Ma con l’aiuto della tecnologia”. Ma cosa distingue la Stelvio della Meloni dalla Tonale di un poliziotto? “L’auto della presidente del Consiglio - spiega Lana - non è pensata per un inseguimento, ma per sfuggire, semmai, a un agguato. Una differenza sostanziale, che è anche normata”. Inoltre, si continua a leggere su Quattroruote, “anche l’iter di preparazione è standard. Una volta vinta la gara indetta dalla Consip […] la Casa invia un modello al carrozziere scelto […] che inizia la fase di studio”. Si tratta di un lungo lavoro, e piuttosto minuzioso. Una sorta di puzzle, e, assicura il periodico, “nel caso della Stelvio […] basta aprire lo sportello per accorgersi della blindatura: è pesantissimo e il finestrino scende molto lentamente […] il vetro è spesso due dita”. Inoltre, sempre osservando l’abitacolo della vettura presidenziale, “a causa dei numerosi rinforzi, lo spazio è risicato rispetto al modello di serie, il tetto incombe sulla testa, il pavimento è più alto […] ed è così blindata (l’auto, ndr) che sul divano di un Suv del genere c’è posto soltanto per una persona. In questo campo - conclude Lana - la sicurezza vale sempre più del comfort”.