I cinesi salveranno il settore automobilistico italiano cominciando a produrre qui nel Belpaese? Forse, ma intanto ci danno solamente una polemica, quella con la città emiliana di Modena, capitale della Motor Valley, ma andiamo con ordine… Noi siamo l’unico Paese europeo con un solo produttore, aveva detto il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso commentando i difficili rapporti tra l’Italia e il Gruppo Stellantis di John Elkann, proprio per questa ragione, come ha ripetuto nel corso della trasmissione di La7 100 minuti, ha confermato l’intenzione di far entrare nello Stivale un secondo produttore, molto probabilmente cinese; e molto probabilmente, come ha sottolineato Camilla Conti su La Verità, si tratta di Dongfeng. Quindi la Cina potrebbe rappresentare il futuro dell’auto italiana, ma per adesso dà vita solamente a uno scontro, e anche piuttosto acceso. Il colosso tecnologico Xiaomi, infatti, ha deciso di buttarsi nell’automotive, un percorso tentato (e fallito) anche da Apple, realizzando Su7; si tratta di una berlina elettrica e super tecnologica che ha letteralmente stravolto il mercato. Un successo inaspettato, ma che crea qualche fastidio a Gian Carlo Muzzarelli, sindaco di Modena. L’azienda cinese, infatti, ha deciso di chiamare la sua vettura proprio con il nome della città italiana; e adesso come la mettiamo con la legge sull’Italian Sounding?
Appellandosi proprio a questa norma, il ministro Urso qualche settimana fa, dopo giorni di aspri scontri con Carlos Tavares (amministratore delegato di Stellantis), aveva chiesto all’Alfa Romeo di cambiare il nome del suo ultimo modello; così, il B-Suv Milano è diventato Junior, non senza qualche discussione e frecciatina, come quella del Ceo del Biscione Jean-Philippe Imparato. Il motivo della richiesta (o imposizione) del ministro? Non si può chiamare un’auto (o un qualsiasi altro prodotto) con un nome che ricordi l’Italia, se questa non viene effettivamente prodotta in Italia. Nel caso della Junior il luogo della produzione è in Polonia, nel caso della Modena si tratta invece della Cina. Così, in occasione del Motor Valley Fest, Muzzarelli ha affermato pubblicamente di essere “molto arrabbiato” e che “il gruppo cinese non ci ha minimamente informati o chiesto il permesso. Utilizzare il brand Modena per sviluppare e promuovere un prodotto cinese […] credo sia un errore e un’offesa […] se ci sono le condizioni - ha sottolineato -, il Comune di Modena farà causa a Xiaomi. Ci vuole rispetto: noi rispettiamo i cinesi e i cinesi devono rispettare Modena” (fonte Il Giornale). Sulla questione si attende un commento di Urso, visto che anche in questo caso bisognerebbe tenere conto, giusto o meno che sia, del cosiddetto Italian Sounding; o perché si parla di un produttore cinese con un papabile, e sottolineiamo papabile, futuro in Italia questa regola non vale più? Intanto, sempre in occasione del Motor Valley Fest, Urso ha dichiarato di essere “assolutamente convinto - come si legge su Il Giornale - che l’Italia sia il brand migliore per ogni attività produttiva […] tutti riconoscono al brand Italia la capacità di coniugare identità a innovazione. Da qui la necessità di far capire che bisogna produrre in Italia”. Ora si attendono suoi commenti sul caso…