“Ma vogliamo parlare dell’Alfa Romeo Milano, anzi Junior?”, ha chiesto ai suoi follower Massimiliano Dona, l’avvocato dei consumatori. “Non so se avete sentito la polemica, ma succede che l’Alfa Romeo bandisce un concorso per far scegliere ai consumatori il nome della sua ultima auto”. Il vincitore? Proprio “Milano”. Una volta stabilito il nome eletto, però, entra in gioco il ministro delle imprese Adolfo Urso: “Dice no, quel nome è illegale, è ‘italian sounding’, richiama l’Italia, mentre l’auto è prodotta in Polonia”. L’attenzione del ministro, quindi, non è rivolta alla delocalizzazione che ha portato il brand di automobilistico a produrre fuori dall’Italia, “mettendo a rischio posti di lavoro”, ma a una questione che, seppur importante, non ha certamente una rilevanza paragonabile. La scelta dell’appellativo dell’auto, infatti, seppur infelice, non è di certo il punto fondamentale. “Fin qui, insomma, la solita grottesca politica italiana. Ma cosa succede poi?”, si chiede ancora Massimiliano Dona nel video pubblicato su Instagram: “L’amministratore delegato di Alfa Romeo (Jean-Philippe Imparato, nda) decide di cambiare nome e di dare a questa macchina, che si chiamava Milano e avrebbe portato un nome italiano nel mondo, un nome inglese. Perché questa macchina si chiamerà ‘Junior’”. Ironizza poi l’avvocato: “Almeno l’avessero chiamata ‘Iunior’ in latino, che avrebbe avuto un senso”.
Ma com’è possibile che l’amministratore di un marchio decida di cambiare denominazione a un’auto appena lanciata? “In questo momento si discute di trattative sindacali, di operai che protestano per la delocalizzazione delle produzioni all’estero. Insomma, una storia che dimostra davvero in che Paese viviamo”. L’esempio, secondo Massimiliano Dona, della mancanza di attenzione della politica e dell’industria per i problemi reali dell’Italia, un gioco delle parti che ha l’obiettivo di rivolgere lo sguardo dell’opinione pubblica su questioni formali. Al di là dei nomi, però, ciò che conta è il lavoro. Ma, a quanto pare, né il ministro Urso, né il vertice di Alfa Romeo Imparato sembrano voler affrontare di petto la situazione.