Finalmente è arrivato il giorno della presentazione dell’Alfa Romeo Milano, il nuovo crossover del brand di Arese (Mi) tanto atteso e che ha già creato enormi discussioni, addirittura di stampo politico. L’auto è stata svelata in anteprima nazionale proprio nel capoluogo lombardo, con l’alta presenza dell’amministratore delegato del Gruppo Stellantis, a cui fa capo il Biscione, Carlos Tavares, che per l’occasione non ha sprecato elogi nei confronti del Belpaese e della sua importanza per l’azienda. “Alfa Romeo parla italiano” ha affermato con orgoglio il dirigente di origini portoghesi, e ancora “qui - ha detto -, dove la nostra storia è cominciata e ci sono le nostre radici” (parole di Tavares riportate da Il Giornale). Tutto molto bello, e quasi patriottico, a eccezione di un piccolo particolare: la Milano di Milano non ha praticamente nulla, né tantomeno di Italia visto il Paese in cui verrà prodotta. Il giornalista Pierluigi Bonora, ha definito questa vettura “una sorta di caso «Parmesan» a 4 ruote”. Insomma, il crossover in questione prenderà vita nello stabilimento di Stellantis a Tychy, in Polonia; e si tratta del primo caso nella storia dell’azienda lombarda in cui un modello destinato al mercato italiano viene prodotto fuori dai confini dello Stivale. Un altro particolare che sembra voler smentire le varie dichiarazioni d’amore di Tavares all’Italia; eppure le sviolinate continuano…
L’Alfa Romeo dal Ceo di Stellantis è stata definita “forse il gioiello più prezioso tra i nostri marchi” tant’è che, riporta ancora Bonora su Il Giornale, “ci chiesero di cederlo; ma la mia risposta fu no”. Un grande attaccamento al Biscione, ma meno al Paese che ha visto nascere il marchio. Tante volte, infatti, negli scorsi mesi Stellantis è stata tacciata di voler de-industrializzare il Paese, sottolineando le ambigue decisioni prese per la Fiat, utilizzando così lo slogan del “made in Italy” in modo piuttosto ambiguo, e creando anche accese polemiche con il governo Meloni (che ha deciso di alzare la voce anche per il nome del nuovo crossover). A questo proposito, riporta il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, Tavares “da una parte, ha definito come fake le notizie sulla volontà di lasciare l’Italia e difeso a spada tratta l’operato del presidente John Elkann, prendendo le distanze dalle vicende familiari”. Poi, prendendo in prestito una formula già utilizzata da Flavio Briatore, ha “ricordato che «Stellantis paga le tasse nei Paesi dove produce»” e ha infine sottolineato le nuove operazioni che vedono l’allungamento della produzione della Fiat Pandina dal 2027 al 2030, e l’investimento di cento milioni di euro a Mirafiori per, sottolinea Bonora, “rendere compatibile la piattaforma della Fiat 500 elettrica a una nuova batteria capace di abbassare i costi”.
Inoltre, riguardo la presunta intenzione del ministro Adolfo Urso di far entrare in Italia un nuovo produttore (e chissà, magari cinese), Tavares è tornato a minacciare il Paese: “Se si fanno entrare i concorrenti non devo più fare tutte quelle auto (l’obiettivo di 1 milione condiviso con il governo, ndr) e non mi servono più tutti quegli impianti” (parole riportate da Il Giornale). Intanto il ministro delle imprese e del made in Italy ha commentato con queste parole la decisione di chiamare Milano un crossover prodotto in Polonia: “Un’auto con il nome Milano si deve produrre in Italia, altrimenti si dà un’indicazione fallace che non è consentita dalla legge Italiana”. Riguardo a questo appunto di Urso, Tavares ha affermato che “se l’avessimo costruita in Italia avremmo dovuta farla pagare 10 mila euro in più” (virgolettati riportati da Il Giorno).