Nella lunga e sanguinosa battaglia che in queste ultime settimane stanno combattendo il Governo Meloni e il Gruppo Stellantis, c’è qualcuno che ha trovato il coraggio di alzare la voce, e controbattere alle accuse arrivate dalla premier, ma anche da Carlo Calenda, e poi Flavio Briatore, e Luca Cordero di Montezemolo; e la lista potrebbe continuare ancora. No, non si tratta di John Elkann, che ha deciso di mantenere un approccio più cauto e riflessivo; limitandosi a parlare solamente per negare il presunto interesse di un accordo con Renault. Ma è stato l’amministratore delegato della società, Carlos Tavares, che si è lanciato in un vero e proprio assalto alla diligenza del Governo. Insomma, non ha avuto remore a puntare il dito verso il Presidente del Consiglio, e a chiedere nuovi incentivi. Ma chi è davvero Tavares? In fin dei conti Elkann, presidente di Stellantis, lo conosciamo tutti; soprattutto in Italia, e soprattutto in questo periodo in cui non si fa altro che parlare dell’eredità Agnelli, ma Tavares è un uomo tutto da scoprire.
Classe ’58, portoghese (perlomeno di nascita), e uno dei manager più riconosciuti nel settore delle quattro ruote. Stefano Cingolani, giornalista de Il Foglio, offre un ritratto completo sia dell’uomo che del dirigente. Fisicamente lo descrive come “un’acciuga pescata nell’Atlantico che bagna Lisbona”, vista la sua magrezza, e riporta anche la sua grande passione per l’automobilismo; tant’è che “ha messo su una scuderia chiamata Clementeam Racing”. Un uomo “severo, asciutto, e pochi grilli per la testa”. La sua carriera? Prima di approdare in Stellantis, Tavares “a 23 anni viene assunto alla Renault dove sale scalino dopo scalino. Il salto avviene nel 2002 quando gli affidano la direzione del progetto Mégan II”, poi la collaborazione con Carlos Ghosn e l’accordo con la Nissan, che “trasforma il gruppo automobilistico controllato dallo stato francese in un colosso transoceanico”. Infine il passaggio a Peugeot, e nel 2021 la nascita di Stellantis a fianco di Exor (holding della famiglia Agnelli) e dello stesso stato francese. In tutta la sua carriera Tavares è sempre stato uno dei manager più pagato nel mondo dell’auto, lui “ha sempre difeso strenuamente il suo guadagno - sottolinea Cingolani - sostenendo che viene pagato per quel che vale”. L’opposto di Sergio Marchionne, sia nella vita che nel lavoro, e a questo proposito, si legge su Il Foglio, “Tavares comunque non lo ha mai sopportato. E ha fatto di tutto per cancellarlo una volta impadronitosi della Fiat Chrysler”. Ha addirittura cambiato metodo di lavoro negli stabilimenti, tornando a una organizzazione “più rigida e fordista”. Poche, anzi nessuna, dichiarazione a sfondo politico, ma il portoghese è amico del socialista José Socrates (ex presidente del Portogallo), ed è molto apprezzato da Emmanuel Macron, con il quale, però, non condivide le idee ambientaliste. Riguardo l’elettrificazione dell’automotive, Tavares ha dichiarato: “Una pistola alla tempia per l’industria dell’auto”, ma allo stesso tempo ha confermato il progetto Dare Forward, secondo cui tutti i nuovi veicoli di Stellantis saranno elettrici a partire dal 2030. Intanto il Ceo continua a minacciare gli stabilimenti nostrani, Mirafiori sarà in cassa integrazione fino ad aprile, e continua anche ad alzare la voce nei confronti di Giorgia Meloni. Però, alle accuse di favoreggiamento allo stato francese, Tavares risponde: “‘Si dà il caso che io sia portoghese’. Vero - commenta Cingolani -, ma più di nome che di fatto”…