La questione legata alla eredità di Gianni Agnelli (l’Avvocato) e di Marella Caracciolo (suo moglie), sembra assumere i tratti di uno strano sistema solare. In mezzo la famiglia allargata Agnelli-Elkann, ma soprattutto Margherita Agnelli e il suo figlio maggiore John Elkann, a interpretare il ruolo del sole. E intorno a loro una miriade di pianeti, più o meno piccoli, che girano all’impazzata, tra fiduciarie sospette, documenti spariti, firme “apocrife”, una presunta frode fiscale, società segrete all’estero e un patrimonio ultra miliardario. E ogni giorno, questo sistema diventa sempre più grande, sempre più complesso e ingarbugliato, ma soprattutto sempre più sospetto. MOW nei giorni scorsi ha seguito tutti gli sviluppi del caso. Il culmine è arrivato con l’iscrizione sul registro degli indagati dei nomi di John Elkann, Giovanni Ferrero (presidente Juventus e storico commercialista della famiglia) e il legale svizzero Robert Von Gruenigen (amministratore dell’eredità di donna Marella). Ma le indagini vanno avanti, facendo luce su nuovi dettagli. Spuntano così, come definite dal quotidiano La Verità, “tutte le carte degli Agnelli”…
Il principale accusato sembrerebbe essere proprio John Elkann, che siede su un trono che non è mai stato così traballante. “L’impero guidato da John Elkann - scrive il giornalista François De Tonquédec - potrebbe essere stato costruito su fondamenta di argilla”. Il più grande dei tre fratelli Elkann è diventato così il nuovo capofamiglia nel momento della cessione (a suo favore) del 41,29% delle quote della nonna della cassaforte di famiglia Dicembre. “Ma di quel trasferimento - si legge su La Verità -, ufficialmente avvenuto nel 2004, non si trovano le copie originali”. Documenti spariti nel nulla? Andiamo con ordine. Il caso si è riaperto solamente poche settimane fa dietro richiesta di Margherita Agnelli, riguardo una presunta frode fiscale della madre, argomento spesso analizzato su MOW; da quel momento abbiamo assistito a una sorta di reazione a catena. Ma ciò che insospettisce di più gli inquirenti sono proprio le sospette “carte degli Agnelli”. Per esempio, rivela il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, “le scritture private, risalenti al 2004, legate alla cessione della nuda proprietà della Dicembre sono i documenti più contestati. […] Quando la scrittura privata viene depositata alla Camera di commercio il notaio […] «appone una certificazione che non è la solita dicitura ‘conforme all’originale’, ma una che agli addetti ai lavori appare strana […]»”. Inoltre, scrive ancora De Tonquédec, “il Tribunale di Torino […] avrebbe imposto di cancellare l’atto della cessione […] perché risultava «privo dei requisiti formali». Ma appena una settimana dopo il documento sarebbe stato ripresentato alla Camera di commercio. Alla fine i legali di Elkann avrebbero prodotto al processo di Torino un’altra copia […] autenticata nel 2004 da un notaio di Ginevra”. Infine, sottolinea La Verità, “dallo studio notarile svizzero hanno fatto sapere che «il documento è vero», ma che «il notaio ha verificato la firma, non il contenuto»”.
Altro punto interrogativo riguarda, invece, il testamento della Caracciolo; questo redatto in tre momenti diversi, con l’ultima versione, scritta in Svizzera presso lo studio di Robert Von Gruenigen, caratterizzata da un “italiano maccheronico”, come descritto da La Verità. Il quotidiano, inoltre, riporta anche un passaggio del documento: “Questo testamento sera stentato in uno solo esempio a destinazione della signora Marella Caracciolo Agnelli. Il originale rimane con il notaio. Questo testamento e (senza accento) reigato per il notaio o letto per la testatrice in presenza del notaio. Immediato dopo sono convocati come testimoni il signor avvocato Peter Hafter e la signora Meieli Brand”. Unico appunto: i due non parlano in italiano. Ah, e poi il signor Hafter, sottolinea sempre De Tonquédec, “risulta nei Panama papers in ben 23 società offshore”. Infine, l’ennesimo campanello d’allarme per gli investigatori è rappresentato dalle cosiddette fiduciarie. Nello specifico, in questa storia sono coinvolte tre società, che sono state attentamente visionate dalla guardia di finanza. “Due di queste - scrive Gianluca Paolucci sul giornale di Belpietro -, Simon e Sofegi, hanno fatto capo a un nome molto noto a Torino: Franzo Grande Stevens, detto «l’avvocato dell’Avvocato»”; per anni il braccio destro di Gianni Agnelli. La terza società, invece, si chiama P Fiduciaria, e fa capo a un gruppo svizzero. Agli atti, ovviamente, tutti i legami tra Elkann e Caracciolo e queste società, la effettiva residenza della donna, con la probabilità di un’evasione fiscale del valore di 4 milioni di euro, e tanto altro ancora, come per esempio gli oltre 800 milioni di dollari che sarebbero nascosti in società con sede in paradisi fiscali (fonte il Corriere della Sera). Ma su quest’ultima accusa è arrivata la dichiarazione dei legali di John Elkann: “I fondi sono stati regolarmente pagati al fisco dal nostro assistito, che ha pagato le imposte dovute e continuerà a farlo”, parole riportate tra gli altri da Libero Quotidiano.