La faida familiare Agnelli-Elkann, che vede contrapposti Margherita Agnelli con i suoi tre figli John, Lapo e Ginevra Elkann per le eredità dell’Avvocato e consorte Marella Caracciolo, sembra assumere le forme di una valanga. E giorno dopo giorno, questa diventa sempre più grande, sempre più intricata di nuovi dettagli, ma soprattutto sempre più scabrosa. Dopo la riapertura del caso, dopo la richiesta dei legali di Margherita, i nomi di John Elkann, Giovanni Ferrero e del notaio svizzero Robert Von Groueningen sono stati scritti sul registro degli indagati, e la Guardia di Finanza ha così dato il via alle perquisizioni di abitazioni e sedi legali. Soprattutto, come rivelato dal Fatto Quotidiano, la GdF si sarebbe presentata a casa di John “per acquisire ‘supporti informatici’, ‘ hard-disk’ e ‘altre apparecchiature adatte alla conservazione di dati’”. Solamente un paio di giorni fa venivamo a sapere di presunte segrete società offshore riconducibili alla royal family torinese, queste sparse in paradisi fiscali dalle Isole Vergini Britanniche al Liechtenstein) dove sarebbero stati trovati i soldi di cui Margherita denunciava l’occultamento. L’ipotesi di Margherita era di 500 milioni di euro, e infatti, rivela il Fatto, ‘mezzo miliardo di euro è, adesso, proprio la cifra la cui esistenza all’estero la Guardia di Finanza avrebbe già riscontrato nelle perquisizioni e nelle acquisizioni di atti ordinate dalla Procura di Torino”. Ma la sanguinosa lite madre-figli, infatti, risalirebbe addirittura al lontano 2004, quando, spiega ancora il Fatto, “alla morte dell’Avvocato Margherita accetta 1,3 miliardi di euro per farsi da parte. Un accordo che poi rinnega, perché, a suo dire, le avrebbero nascosto un tesoro custodito in paradisi fiscali, occultato anche al Fisco”, e per questo si parla anche di un’evasione (da parte di Marella) pari a 4 milioni di euro. Comunque sia, questo presunto tesoro nascosto starebbe venendo a galla, e le conseguenze potrebbero essere devastanti (soprattutto per John, il capofamiglia, posto che rimane salda la presunzione di innocenza su tutta la lìnea).
A quanto pare, nelle dichiarazioni dei redditi di Marella mancherebbe il vitalizio versato dalla figlia Margherita, questione che in questi giorni è venuta a galla più volte; si tratta di una somma complessiva di oltre 8 milioni nel biennio 2018-2019 (anno della morte della Caracciolo). Questi soldi, rivela Marco Grasso sul Fatto, “venivano versati su un contro della Lgt Bank Ag di Vaduz […] intestato alla Sikeston Invest Corp, società offshore delle British Virgin Islands ‘di cui risultava beneficiaria Marella’”. Inoltre, continua Grasso, “dagli accertamenti emergono ‘evidenti anomalie di carattere documentale che coinvolgono anche la cassaforte Dicembre”. In poche parole, non risulta la documentazione dei pagamenti delle quote dei tre fratelli Elkann, questi avvenuti “mediante disposizioni fiduciari […] e conti esteri”. Ricordiamo anche che nelle indagini è stata rivelata “l’assenza totale di documenti originali” e “la natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Marella Caracciolo”. E se le ipotesi degli investigatori si rivelassero essere veritiere, si sottolinea sul Fatto, l’asse ereditario degli Agnelli si potrebbe riscrivere. A questo proposito, Margherita Agnelli denuncia anche l’esclusione dalla successione dei figli avuti dal secondo marito Serge de Palhen.
Infine, il giornalista Gaspare Gorresio sull’edizione odierna de La Verità ricostruisce conti, società e collaboratori di John Elkann, e sottolinea un curioso caso relativa a Elettra (“altra società di sviluppo di progetti immobiliari senza costruzioni”). Questa risulterebbe essere per il 35% di proprietà della Merope property company Roma, a sua volta detenuta dalla Simon che, secondo i finanzieri (come riportato su La Verità), rappresenterebbe gli interessi di John Elkann. Ebbene, il caso curioso su cui fa luce Gorresio riguarda un ambiguo “bonifico da 10 milioni di euro inviato a titolo di versamento in conto aumento capitale da tale Valery Gulev” e arrivato sul conto della Elettra in data 28 giugno 2021. Imprenditore russo, ex manager petrolifero (prima vicedirettore della Chernomornaftogaz e poi direttore generale di Gazprom Ep international), oggi risulta avere una partecipazione pari all’11,04% della società Elettra, e “le sue quote - si legge su La Verità - hanno un valore nominale di 38.666,67 euro. […] La somma (del bonifico, ndr) proveniva da Vaduz […] e più precisamente da un conto della Banque Havilland Ag.”, e ricordiamo che nello stesso luogo (ma in istituti bancari diversi) veniva anche versato il vitalizio di Margherita. “Si tratta di due storie diverse - sottolinea Gorresio - che, però, confermano l’importanza del principato incastonato in mezzo alle Alpi per i ricconi che vanno alla ricerca di discrezione”.