Nella faida di famiglia che vede contrapposti Agnelli ed Elkann, la “pace è impossibile”. Lo scrive il giornalista Gigi Moncalvo, esperto nelle vicissitudini della famiglia reale torinese, nelle ultime novità sul caso svelate in un articolo pubblicato sulla rivista Panorama. Dall’eredità dell’Avvocato Gianni Agnelli, a quella della moglie Marella Caracciolo, e poi i quadri scomparsi, questione descritta anche da MOW, e dissidi interni irrisolvibili. Infatti, a quanto pare sarebbe impossibile addirittura instaurare un dialogo tra le parti, ovvero tra Margherita Agnelli (figlia di Gianni e Marella) e il suo primo genito John Elkann (compresi anche Lapo e Ginevra Elkann); tant’è, rivela sempre Moncalvo, “dice il cugino più esperto dell’ex Royal Family: «È più facile far sedere allo stesso tavolo Putin e Zelensky o Netanyahu e il capo di Hamas, piuttosto che Margherita Agnelli e John»”. Il giornalista, che solamente pochi mesi fa aveva pubblicato il libro Juventus segreta (edito Vallecchi) in cui ripercorreva il rapporto tra Elkann e la squadra bianconera, ma soprattutto con il suo epurato cugino Andrea Agnelli, addirittura chiama questa faida di famiglia “guerra dei vent’anni”. Una faida che parte da “l’insieme delle cause giudiziarie che dal 2004 al 2019 ha visto contrapporsi «Princesse Marella», la vedova di Gianni Agnelli, e sua figlia Margherita, la «Contessa del lago»”, e che adesso “ha registrato un nuovo e inatteso colpo di scena” trasformandosi, scrive Moncalvo, “nella madre di tutte le battaglie”. E il potere di John comincia a scricchiolare…
Infatti questa battaglia, riprendendo le parole di Panorama, “può ridimensionare il potere di John Elkann e ribaltare i destini di Dicembre società semplice, la holding di famiglia che controlla a cascata la Giovanni Agnelli BV insieme ad Exor”; insomma, si tratta di “un impero di oltre 30 miliardi di euro con preziose quote di Stellantis, Ferrari, Cnh, Lingotto, Juventus, Gedi, The Economist”. Una serie di azioni giudiziarie che si dividono tra i tribunali italiani e quelli svizzeri, e che vede quindi “contrapposti genitrice e figlio, con il contorno di Lapo e Ginevra e dei quattro dei cinque fratellastri de Pahlen (che hanno a loro volta denunciato gli altri tre)”, e che hanno “fatto registrare un punto a favore della Contessa del Lago”. Secondo quanto rivelato da Gigi Moncalvo, infatti, la Cassazione ha “annullato la pilatesca decisione della corte di Torino di sospendere il processo, in attesa dell’esito delle decisioni giudiziarie svizzere, dopo che erano state riunificate due cause promosse dalla figlia dell’Avvocato. La prima - continua Moncalvo - con la richiesta alla giudice Nicoletta Aloj di far valere la giurisdizione italiana nella successione di Marella Agnelli”, in questo caso si era deciso che i tre testamenti della Caracciolo (del 2011, 2012, 2014) sarebbero dovuti essere regolati dal diritto successorio italiano. In poche parole, che “il patrimonio della defunta non vada diviso solo tra i nipoti Elkann ma tocchi per metà anche alla figlia”, i tre fratelli Elkann costretti così a rinunciare alla metà dei loro 4,8 miliardi a favore di mamma Margherita, anche se, sottolinea Moncalvo, “appare molto improbabile che ciascuno voglia privarsi di 800 milioni di euro…”.
La seconda causa a cui Moncalvo faceva riferimento, questa a Torino, riguarda “la denuncia di Margherita contro il notaio svizzero Urs von Gruningen chiamato in causa con l’accusa di aver falsificato i testamenti di Princesse Marella”. Infatti, rivela ancora Panorama, “alcuni elementi fanno pensare che la signora non fosse nel pieno delle sue facoltà: gli atti sono redatti evidentemente solo grazie a un traduttore Google poiché Marella non conosceva la lingua tedesca e il notaio non parlava l’italiano… Inoltre le tre firme della vedova Agnelli presentano molti dubbi di forma”. Comunque sia, il tribunale torinese avrebbe deciso “di non decidere e attendere le sentenze dei tre procedimenti pendenti in Svizzera (Ginevra e Thun) sullo stesso argomento” ma “la seconda sezione della Cassazione civile ha rinviato le carte a Torino esprimendo il proprio disaccordo”. Infatti, scrive Moncalvo, “la Suprema corte riconosce che il tribunale italiano è competente ad affrontare la questione della successione Agnelli”, e sulla scelta del tribunale di Torino “avrebbe anche dovuto essere meglio motivata la pregiudizialità di quelle cause, non solo riguardo alla «successione Caracciolo» ma - è il fatto più rilevante - anche la «successione Agnelli»”, e questo, secondo il giornalista di Panorama, è “un fatto rilevante poiché è la prima volta che una Corte italiana lo sostiene scrivendo che la competenza a decidere è e resta in Italia”.
Uscendo dalle aule dei tribunali, ed entrando, invece, nelle stanze della famiglia Agnelli-Elkann (e de Pahlen), Moncalvo si chiede: “John non capisce il danno alla propria reputazione che il perdurare di tale situazione comporta?”. Infatti, il protagonista principale di questa faida è sicuramente il delfino dell’Avvocato, e i dissidi con la madre potrebbero metterlo in cattiva luce. Il giornalista, inoltre, rivela ancora che “al primogenito della casata molti segnali sono giunti ad altissimo livello dalla comunità degli affari - specie internazionali - affinché abbassi la cresta e cerchi di trovare una soluzione. Si era mosso perfino Henry Kissinger alcuni mesi prima di morire”, e inoltre “anche all’interno di Stellantis è emerso un certo malumore, espresso a John non ufficialmente ma in maniera inequivocabile”. E dire che di tentativi di riappacificazione ce ne sono stati. “Tempo fa c’era stato un intervento su John da parte di un autorevole cugino” ha rivelato Panorama; ma, continua il periodico: “Nessuno, infatti, osa fare a John simili accenni a causa della sua permalosa suscettibilità insieme al fatto che, in questi anni, egli ha fatto guadagnare ai vari rami della dinastia una quantità di denaro che nemmeno ai tempi belli dell’Avvocato”. Inoltre, riprendendo le parole di Moncalvo, “non vuole sentire parlare della «bega» con la madre poiché la vicenda dimostra che egli non è in grado di rivestire il ruolo di «capo-famiglia» di cui si è auto-investito”. Dunque la mediazione appare difficile, se non impossibile. L’articolo apparso sul settimanale diretto Maurizio Belpietro, passa in rassegna anche i molteplici punti d’incontro e di rottura avvenuti in questi ultimi anni tra John e Margherita, e sentenzia: “i rancori si sono ancor più sedimentati e [..] oggi, francamente, appaiono ancor più inestirpabili”.