Stellantis sempre al centro dell’attenzione pubblica e politica (e sindacale) dell’Italia. Carlos Tavares, amministratore delegato del Gruppo, aveva definito la sua azienda un “capro espiatorio” per nascondere le indicieioni del Governo riguardo gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche. E per l’occasione aveva anche minacciato gli stabilimenti italiani. Ebbene, nonostante questi incentivi siano effettivamente arrivati, Stellantis ha comunque comunicato un periodo di cassa integrazione lungo sette settimane per i lavoratori di Mirafiori; e Pomigliano potrebbe essere la prossima vittima. In questo scenario, che sfiora il tragico, John Elkann si è limitato a negare le voci che vorrebbero un matrimonio con Renault (semplici “speculazioni di mercato”, le ha definite) e, in occasione di un incontro a Roma con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’ambasciatore Usa in Italia Jack Markell, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi e il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, “ha ribadito l’impegno per realizzare i progetti industriali in atto e per le attività di comune interesse oggetto del tavolo al Mimit” (fonteCorriere della Sera). Una dichiarazione che di certo non ha rassicurato i sindacati. Quindi, i segretari generali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno richiesto un incontro con la premier Giorgia Meloni, con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Elvira Calderone, e Tavares, “al fine di aprire un tavolo di confronto puntuale sulla situazione degli stabilimenti italiani del gruppo e della rete di fornitura”. Inoltre, gli stessi segretari dei sindacati, hanno sottolineato che “è necessario definire gli impegni futuri di Stellantis in Italia, il quadro delle missioni industriali per gli stabilimenti italiani, la loro messa in sicurezza sul piano”, come rivelato dal Corriere. Ma in tutta questa baraonda, tra cassa integrazione e discussioni politiche e sindcaliste, John Elkann potrebbe avere ben altri interessi…
L’interesse di Elkann verso il mondo della sanità, non è poi cosa nuova. La holding di famiglia Exor, infatti, da tempo ha cominciato a investire ingenti somme nel settore, ma il dettaglio principale è sicuramente il controllo del colosso americano Phillips (di cui John possiede il 15% delle quote). Una spesa di 2,6 miliardi (fonte La Verità) arrivata in un momento critico dell’azienda, ovvero nel pieno dello scandalo dei respiratori difettosi, che dall’altra parte dell’oceano “hanno provocato la morte di centinaia di persone”, come rivelato dal quotidiano di Belpietro. Scandalo che ha portato il titolo a crollare “vicino ai minimi storici intorno a 17 euro per poi recuperare a 19,3 euro dopo l’annuncio dell’ingresso di Exorfino”. Ma la presenza nella salute di Elkann è riscontrabile anche nel 10% dell’Institut Mérieux e nel 45% di Lifenet Healthcare. Inoltre, fa sapere sempre La Verità, “attraverso la divisione Exor Ventures, poi, sta sostenendo lo sviluppo di aziende emergenti nel comparto delle tecnologie sanitarie”. Uno sviluppo certamente atipico per una famiglia che per oltre un secolo ha rappresentato il volto dell’automobilismo italiano. Eppure, commenta Vittorio Macioce su il Giornale, “questo è il passato. Il futuro non passa più da lì e si percepisce bene ogni volta che parla (John Elkann, ndr). La sua testa va altrove. L’auto non è più la ragione sociale di Exor”. Secondo il giornalista, in questo momento “tutti i punti di riferimento sono saltati e si cammina al buio”; insomma, “vince chi intuisce prima degli altri come e dove fare impresa”, scrive Macioce. E forse è proprio per questa ragione che l’Avvocato Agnelli, nonno di John, non può rappresentare un esempio. “Gianni Agnelli con tutto il suo fascino non era un pioniere, John Elkann per non cadere deve imparare a esserlo - commenta Macioce su il Giornale -. È per questo che il suo vero punto di riferimento non può essere il nonno, ma il trisavolo che porta lo stesso nome dell’Avvocato. È il senatore Giovanni Agnelli l’archetipo dell’ultimo capofamiglia della dinastia Fiat”. Insomma, tanto per farla breve, non automobilismo, ma sanità; perché “quello che fa Stellantis (a Elkann, ndr) lo riguarda fino a un certo punto. Non gli brillano gli occhi quando ne parla. L’Europa che verrà ai suoi occhi - conclude Macioce - è un posto di macchine intelligenti e di vecchi”.