Le mani di John Elkann sulla sanità italiana? A quanto riferiscono fonti di stampa (in particolare La Verità), il rampollo della famiglia Agnelli con la sua holding Exor avrebbe cominciato a investire pesantemente im questo settore, annusando una definitiva débâcle del pubblico, da anni messo in ginocchio da continui tagli di fondi. Il privato, dunque, continua ad avanzare sempre di più, e a guidare questa marcia trionfale ci pensa proprio il nipote dell’Avvocato; ma la scuola di imprenditori multimilionari che stanno facendo business sul ramo della salute non è finita qui. Sono molti i businessmen italiani che hanno fiutato l’affare, e con i loro grandi gruppi industriali hanno dato il via ad acquisizioni e costruzioni di strutture all’avanguardia tra ospedali e case di riposo per anziani. La ragione è molto semplice, in Italia la sanità pubblica naviga in cattive acque. Nell’ultimo decennio la situazione è peggiorata a vista d’occhio, basti pensare che dal 1999 al 2020 il tasso di crescita relativo alle spese sanitarie è salito di appena +2,1%, e tutto ciò non ha fatto altro che attirare sempre di più le attenzioni degli imprenditori. E questi ultimi non si sono fatti attendere.
Il caso di John Elkann appare però più interessante rispetto a tutti gli altri scenari. In questo caso, infatti, gli investimenti sulla sanità italiana combaciano con i tagli effettuati nella storica attività di casa Agnelli, l’automotive. Dal 2021 sono stati tagliati oltre 7.000 posti di lavoro nel settore delle auto (2.000 sono a rischio in questo anno) e numerosi sono stati anche gli stabilimenti chiusi. Allo stesso tempo però, la holding Exor, stando a quanto si legge sull’articolo pubblicato sul quotidiano La Verità a firma di Laura Della Pasqua, nel giro di un anno ha acquistato il 15% di Philips con un’operazione da 2,6 miliardi di euro, il 10% dell'Istituto Mérieux per 833 milioni e il 44,7% di Lifenet Healtcare (fondato da Nicola Bedin, ex ad del San Donato) con un aumento di capitale riservato da 67 milioni. Uno scenario che appare più limpido che mai: mentre investire nelle quattro ruote oggi potrebbe rivelarsi essere un forte rischio, farlo sulla sanità equivale ad un guadagno assicurato; perlomeno qui in Italia dove si spendono in media dai 35 ai 40 miliardi ogni anno per spese sanitarie, e soprattutto dove le convenzioni pubbliche abbondano.
Exor ha cominciato così a muovere i primi passi in questo mondo, prendendo in gestione varie strutture, tra ospedali e grandi ambulatori, in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio. Solamente in quest'ultima regione la holding di Elkann ha tra le mani la Casa di Cura Città di Aprilia, un ospedale privato accreditato con il Servizio sanitario nazionale con un pronto soccorso da 30.000 accessi all’anno, e l’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale (sempre accreditato col Ssn) che conta in tutto 200 posti.
A questo proposito, sulla strada da seguire per il futuro, il Ceo di Exor, ovvero Elkann in persona, è stato piuttosto chiaro. "Si tratta di un settore (quello della sanità) destinato a crescere nei prossimi decenni, per rispondere alle esigenze di una popolazione globale che diventa sempre più anziana". Il riferimento all'età media della popolazione non è certamente casuale; quello dell'alzamento dell'età media in Italia si rivela essere un'altra attrattiva per questi investimenti, soprattutto per quanto riguarda le Rsa, dove in media si spendono 2.700 euro al mese per paziente. Lo sa bene Carlo De Benedetti, che con il suo Gruppo Kos gestisce 110 strutture in Italia e 51 in Germania, con un fatturato annuo di circa 550 milioni. Il settore privato della sanità nel Bel Paese vive una crescita costante, a renderlo noto è uno studio di Mediobanca, secondo cui dal 2010 ci sarebbe stato un aumento di 2.898 unità strutture private, e che quest'ultime sono passate dall'essere il 30% nel 1997 al 57% attuale. La domanda allora sorge quasi spontanea: ma cosa ne sarà della sanità pubblica?