Paola Bellocchi è stata, per un giorno, la figura più controversa d’Italia. A sua insaputa. È la giuslavorista dell’Università di Teramo, infatti, a presiedere dal giugno scorso la Commissione Garanzia Sciopero che ha castrato le ambizioni del duplex Landini-Bombardieri e delle sigle Cgil e Uil per uno sciopero generale previsto inizialmente nella giornata di venerdì 17 novembre. Il “Garante” considerato impersonale corrisponde a una commissione di cinque figure che la Bellocchi presiede. Secondo la legge i cinque membri della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sull'esercizio del diritto di sciopero sono designati dai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, e nominati con decreto del Presidente della Repubblica. Sono scelti tra i giuslavoristi e i docenti di diritto industriale e sono nominati per sei anni, non prorogabili per un secondo mandato. Oltre a Bellocchi membri della commissione sono il professore avvocato Federico Ghera (associato di Diritto costituzionale presso l’Università di Foggia); l’avvocato Peppino Mariano (esperto di Diritto del lavoro); il dottor Paolo Reboani (esperto di Politiche del lavoro e di Relazioni industriali); l’avvocato Luca Tozzi (esperto di Diritto del lavoro). La Commissione di garanzia vota per ogni sciopero la sua effettiva fattibilità o meno, decreta della definizione di uno sciopero come generale o intersettoriale, può in alcuni casi, come gli scioperi convocati sotto elezioni o in periodi di punta per le vacanze, promuovere suggerimenti di precettazione o dichiarazioni d’illegittimità.
Parliamo dunque di un organo di garanzia di matrice tecnica che mette in mano ai nominanti la possibilità di condizionare attivamente la capacità dei sindacati di aver voce nell’azione pubblica. Chiaramente, una commissione più o meno garantista può applicare in senso generalizzato o più pignolo le norme che vigilano l’applicazione della Legge sullo Sciopero. L’Unità ad esempio ricorda che nel caso della riduzione di portata dell’agitazione del 17 novembre da generalizzata a intersettoriale, che impatta anche sull’impossibilità di aver 24 ore di durata, il Garante ha indicato il principio della “rarefazione oggettiva”, secondo il quale “tra due scioperi nello stesso settore deve passare un minimo lasso di tempo – contestato nella mobilitazione del trasporto aereo, visto che c’è uno sciopero del Flai convocato il 24 novembre, nel settore della raccolta rifiuti, Cobas ha convocato uno sciopero il 24 novembre, e Vigili del Fuoco, convocato il 17 novembre dal sindacato Usb”. Parliamo di sindacati minori rispetto a Cgil, Cisl e Uil, ma su cui è fatto valere il principio generale. La Commissione era stata definita meno garantista della media da Collettiva, la rivista della CGIL. A nominarla sono stati esponenti organici alla maggioranza di governo, i due presidenti della Camera (il leghista Lorenzo Fontana) e del Senato (Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia).
La presidente Bellocchi, secondo La Stampa, sarebbe vicina ai leghisti Alberto Bagnai e Claudio Durigon, abruzzese il primo ed ex sindacalista Ugl il secondo. Ma questa è una voce non confermata su altri ambienti. La figura più trasversale tra i cinque nominati è sicuramente Reboani, già componente del Cnel tra il 2005 e il 2010, che ha lavorato con Roberto Maroni e Maurizio Sacconi al Ministero del Lavoro nei governi Berlusconi ma ha anche promosso il suo operato nel governo Letta nella squadra di Emma Bonino, Ministro degli Esteri nel 2013-2014. Più diretto il legame di Mariano e Tozzi. Quest’ultimo lavorò con Attilio Fontana nel Governo Conte I come consulente giuridico del dicastero della Famiglia guidato dal leghista veronese. Il primo ha avuto il ruolo di consulente su temi legati al lavoro nientemeno che per Giorgia Meloni dal 2008 al 2011 nel governo Berlusconi IV, durante il quale l’attuale premier era Ministro della Gioventù. Parliamo dunque di figure che in larga parte hanno toccato, o sono stati toccati, sfere politiche connesse al mondo del centrodestra di governo. E in un contesto che vede il diritto di sciopero diventare questione politica tra la maggioranza da un lato e i sindacati e l’opposizione dall’altro è chiaro che Cgil e Uil potranno usare, assieme ai partiti d’opposizione, l’arma della percepita assenza di bilanciamento nella commissione. Un monito per le future maggioranze: la caccia alle poltrone non deve diventare bulimia. E il bilanciamento tra maggioranza e opposizione delle cariche di presidenza delle due Camere non è solo questione di spoil system. Ma di delicati assetti istituzionali che possono aver conseguenze negative nella dialettica politica, se non rispettate, su diversi ambiti. Compreso quello del lavoro e degli scioperi.