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Vuoi lavorare per Elkann? È meglio che tu prenda la cittadinanza marocchina, indiana o brasiliana: ecco perché. Altro che Agnelli e Torino: dopo le auto un’altra delocalizzazione

  • di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

3 maggio 2024

Vuoi lavorare per Elkann? È meglio che tu prenda la cittadinanza marocchina, indiana o brasiliana: ecco perché. Altro che Agnelli e Torino: dopo le auto un’altra delocalizzazione
Un consiglio per lavorare in Stellantis: una cittadinanza estera, preferibilmente marocchina, indiana o brasiliana. Sì, insomma, dove il costo del lavoro non è altissimo, ecco. Questa è l’ultima richiesta del colosso automobilistico guidato da John Elkann, che dopo aver lasciato a casa migliaia di operai adesso cerca ingegneri all’estero, a patto che ovviamente abbiano basse pretese di salario… Ecco cosa sta succedendo

di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

La vita da operaio in uno degli stabilimenti di Stellantis, soprattutto quelli in Italia, non è certo la più facile; ma anche quella degli ingegneri… Gli ultimi mesi del colosso automobilistico guidato da John Elkann (presidente) e Carlos Tavares (amministratore delegato), è stata ricca di polemiche. Una continua battaglia a distanza con il Governo Meloni, ancora lontana dalla conclusione, l’infinita cassa integrazione nella storica fabbrica torinese di Mirafiori, l’ombra di una continua e implacabile deindustrializzazione che si fa sempre più concreta (e definitiva), il cambio nome dell’ultimo modello dell’Alfa Romeo, e tanti altre faccende, come i compensi milionari dei due dirigenti, che non hanno fatto altro che mettere in cattiva luce l’azienda che ha inglobato tutti i brand italiani, e non solo. Adesso si viene a scoprire anche che sul mercato e in borsa Stellantis arranca sempre più, e che cominciano a tremare anche gli stabilimenti in Francia e in Gran Bretagna. E come, se non bastasse, ecco che arriva l’ennesimo scandalo, se tale è possibile definirlo. L’ultima notizia riguarda la ricerca di ingegneri del produttore italo-francese. Sì, Stellantis cerca nuovi “colletti bianchi” da assumere, ma a una condizione: devono essere pagati poco… Lo rileva Camilla Conti su La Verità: “Stellantis ha deciso di assumere la maggior parte dei suoi ingegneri in Paesi a basso costo come il Marocco, l’India e il Brasile […] - questo perché - in centri come Parigi e Detroit il costo della forza lavoro può arrivare a cinque volte tanto”. Altro che cervelli in fuga, questi, come li chiama Libero, sono “cervelli sottocosto”…

John Elkann e Carlos Tavares
John Elkann e Carlos Tavares

Anche in questo caso le colpe ricadono sui problemi delle auto elettriche: “La scelta - rivela ancora la Conti -, si colloca in un contesto segnato dal calo generale della domanda di veicoli elettrici e dai tentativi di portare sul mercato modelli Ev più accessibili per il grande pubblico”. Insomma, tutti i produttori, inclusa Tesla, stanno facendo di tutto pur di diminuire i costi, “tagliando posti di lavoro e delocalizzando la produzione in regioni dove il costo del lavoro è inferiore”, ma Stellantis sembrerebbe aver alzato un pochino troppo il tiro. Infatti, riporta sempre la giornalista de La Verità, l’azienda italo-francese “starebbe dunque puntando a collocare a lungo termine quasi due terzi dei suoi ingegneri in Paesi a basso costo mentre si prepara a lanciare quest’anno 25 nuovi modelli, tra cui una piccola Ev a prezzi accessibili in Europa”. La motivazione, forse, diventa più semplice da capire attraverso i numeri: “Il compenso annuo degli ingegneri negli Stati Uniti o in Francia si legge sul quotidiano italiano tende a essere compreso tra 150.000 e 200.000 dollari bonus inclusi, mentre in Paesi come il Messico, il Brasile o l’India per le stesse mansioni l’azienda sborsa il 20-30% di quella cifra”. Una scelta simile alla delocalizzazione delle fabbriche Stellantis in nord Africa dove, come riportato da Tobia De Stefano sempre su La Verità, “gli operai vengono pagati circa 500 euro al mese”. Conveniente, no?

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Intanto, riporta Sandro Iacometti su Libero, rivela che “Stellantis è impegnata, proprio in questi mesi, a trattare con il governo per la concessione di circa un miliardo di euro dei contribuenti destinati ai bonus per l’auto. E sapere che invece di Torino, Milano, Roma o Palermo circa due terzi della squadra di cervelli che lavoreranno sui nuovi modelli arriverà da Rio de Janeiro, da Rabat o da Nuova Delhi non è proprio il massimo”. Intanto, scrive sempre Iacometti, “il gruppo è convocato per l’8 maggio al Mimit per fare chiarezza sulla realizzazione della Gigafactory a Termoli. Poi ci sono i sindacati, sempre più infuriati”, sì, ma tranne uno: Maurizio Landini che, si legge su Libero, in occasione del primo maggio a Repubblica, che ha Elkann come editore, “parla di tutto […] unico argomento che manca, guarda un po’, gli esuberi di Stellantis”. Vabbè, a parte Landini, i sindacati minacciano lo sciopero nazionale dell’automotive; e intanto i rapporti tra l’Italia e il produttore cinese Dongfeng si fanno sempre più stretti. Forse tra poco Stellantis si ritroverà un concorrente in casa.

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