John Elkann e l’intera famiglia Agnelli sempre più al centro dell’attenzione mediatica e pubblica. Dopo le varie polemiche nei riguardi di Stellantis, il colosso che ha inglobato la Fiat, dopo gli infiniti scandali sull’eredità di Marella Caracciolo, moglie dell’Avvocato, ecco che il programma di La7 100 minuti (condotto da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini) dà vita a un’inchiesta dal titolo “Autostop” con l’obiettivo di ripercorrere gli ultimi avvenimenti di un’immensa storia industriale italiana. Il reportage curato dalla giornalista Giovanna Boursier, non solo vaga nei luoghi più importanti per la dinastia Agnelli, da Villa Frescot ai vari (pochi) stabilimenti rimasti in Italia, ma interroga anche chi in tutti questi anni è stato vicino prima a Gianni Agnelli e poi al nipote John, l’erede a cui è stato dato tutto; forse troppo... Uno dei primi a prendere la parola è l’ingegnere Carlo De Benedetti, legato agli Agnelli da un filo indissolubile: prima come amministratore delegato di Fiat, e poi per le varie vicissitudini editoriali. Torinese doc, compagno di scuola di Umberto Agnelli, fratello di Gianni, l’imprenditore non ha mai risparmiato attacchi piuttosto diretti (e violenti) nei confronti di Jaky, confrontandone spesso la figura con quella del nonno. Elkann, ha detto De Benedetti alla Boursier, “io l’ho conosciuto quando c’era ancora l’Avvocato, che l’aveva scelto come suo erede”. E riguardo a un paragone nonno-nipote: “Non si può fare […] Agnelli - afferma l’Ingegnere - era un uomo eccezionale dal punto di vista del carisma, del senso del bello, del gusto dell’arte e delle capacità intuitive che aveva”. Ma quindi su John?
A De Benedetti sembra interessare soprattutto l’attività di editore di Elkann, ma all’inizio dell’intervista si sofferma sulla storia della Fiat, partendo da Cesare Romiti e le grandi manifestazioni degli operai terminate nel 1980, passando per la crisi del ’76 quando la Fiat “andava malissimo, eravamo disperati”, la nascita della Panda, che “io ho inventato” ha voluto sottolineare l’imprenditore torinese, e la sua decisione di lasciare l’azienda: “Mi sono licenziato io”. Ma la questione principale per l’Ingegnere riguarda sicuramente il rapporto tra la Fiat (e cioè gli Agnelli-Elkann) e i giornali. “Li hanno comprati tutti” ha affermato a 100 minuti, da Gianni a John, ora editore di Repubblica, quotidiano che, sempre secondo De Benedetti, come dichiarato in un’intervista al Foglio, “ha distrutto”. E riguardo a questo precedente: “John Elkann - parla sempre l’Ingegnere - mi ha chiamato al telefono, e senza menzionare l’intervista, perché lui è un pavido, mi disse ‘sai tu dovresti sentirti più parte della Fiat’ […] ma io - continua - ho detto che hai distrutto Repubblica, che è la verità, io non ho parlato della Fiat”. Ma come mai Elkann ha comprato il giornale di Eugenio Scalfari? “Perché afferma De Benedetti ha avuto paura che la comprasse Montezemolo. Questo non lo sa nessuno, lo dico per la prima volta. […] Poi loro - continua - hanno gestito con i piedi Repubblica, basta vedere che fine sta facendo”. Una sorta di sgambetto a Luca Cordero di Montezemolo, ex braccio destro dell’Avvocato, che a quanto pare fa venire “il fumo negli occhi” a Elkann, ma anche una decisione di stampo politico, questa ipotizzata dalla Boursier e confermata, in parte, da De Benedetti, che continua: “Se loro pensassero anche che quello sarebbe servito per quando sarebbe venuto il giorno in cui avrebbero venduto la Fiat, questo è sicuro. Ma non possiamo avere una certezza matematica”.
Riguardo, invece, alla figura di Elkann come imprenditore (e persona), De Benedetti sentenzia: “Non ha vissuto nulla della storia della Fiat. È stato paracadutato: è nato negli Stati Uniti, è vissuto in Brasile, è stato educato a Parigi, poi il nonno ha voluto che facesse di Politecnico a Torino, e quindi lui, che era un ragazzo docile, di facile comando, ha fatto ingegneria, ma il sentimento che ho io per la Fiat - dice -, lui non ce l’ha, pur essendone stato Presidente. Perché quando lui ha fatto il Presidente ha avuto vita grama, perché Marchionne […] mi diceva ‘sai quando appena tenta di allargarsi un po’ gli do una gomitata’. Questi erano i rapporti, di totale sudditanza, totale. E di questo lui li ha molto sofferti”. Per quanto riguarda, invece, il mondo delle quattro ruote, John non sta investendo, ma la sua, afferma De Benedetti, “una grande holding ed è come un fondo di private equity globale. Cioè lui compra per vendere, non per tenere […] lui non è mai stato capo della Fiat […] la sua missione - continua l’Ingegnere - è fare soldi”. E a quanto pare, in questo Elkann è bravissimo: “Se uno guarda la performance di Exor da quando c’è lui a oggi - ammette De Benedetti -, è una cosa stellare. Stellantis”…