Il generale Roberto Vannacci, su cui MOW ha realizzato un reportage esclusivo, ha rilasciato un’intervista in occasione della sua candidatura alle elezioni Europee, ma c’è una frase che ha fatto scalpore più delle altre. La frase sarebbe: “Credo che classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo”. Ma, secondo il generale, la frase è stata fraintesa e utilizzata in modo fuorviante nel titolo. Ha, infatti, chiarito la sua posizione da Nicola Porro a Quarta repubblica. Ma cosa ne pensa la Chiesa di determinate affermazioni? Lo abbiamo chiesto a Suor Anna Monia Alfieri, legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline e vincitrice dell’Ambrogino d’Oro nel 2020. Sembra che sia stata proprio lei ad aver fatto ritrattare Vannacci: è infatti noto il suo decennale impegno nell'accettare il confronto e cercare di riportare ordine. Le abbiamo chiesto anche dell’inserimento dei pro-vita all’interno dei consultori e si è detta contraria alle polemiche in merito perché “il Governo ha voluto affiancare del personale che aiuti le genitrici a coloro che si rivolgono ai consultori”. Poi ci ha detto cosa ne pensa dell’utero in affitto e degli attacchi a Giorgia Meloni.
Suor Anna, che cosa ne pensa delle dichiarazioni del generale Roberto Vannacci sulla disabilità? È d'accordo?
No, non le condivido. Se il generale Vannacci intendeva parlare di classi speciali credo che per chi è esperto di scuola sia una proposta irricevibile. Ma lui a quarta Repubblica ha chiarito che non intendeva affatto parlare di classi speciali. Detto ciò voglio ribadire una cosa.
Prego.
Le classi speciali e differenziali vengono abolite con la nascita della figura dell'insegnante di sostegno, nel 1977, che favorisce l'integrazione in classe dell'alunno con disabilità. Non si torna indietro! I migliori non restano indietro, perché l'insegnante sa che ogni classe è eterogenea a prescindere: fare parti uguali tra disuguali diceva don Milani. Gli studenti poi devono collaborare, si lavora a gruppi. Spiace che le polemiche strumentali di questi giorni abbiamo gettando ombre sui significativi passi compiuti al capitolo disabilità
Un altro tema molto attuale è l'aborto: cosa ne pensa dell'inserimento dei pro-vita all'interno dei consultori?
La questione della presenza dei Pro vita all'interno dei consultori ha suscitato polemiche che non condivido. Semplicemente il Governo ha voluto affiancare alle persone che si rivolgono ai consultori del personale che aiuti le genitrici, spesso molto giovani, a prendere una decisione fondamentale in modo consapevole e non sull'onda dell'emozione del momento o di altro. Chiaramente occorrono doti di grande equilibrio e di delicatezza: serve che il personale sia adeguatamente formato sotto tutti i punti vista, compreso quello psicologico, e sappia accostarsi alle persone nel modo corretto, ossia rispettoso delle posizioni di tutti.
La Meloni ha chiarito che non stanno cambiando la legge. È così?
La legge 194 non viene toccata minimamente. La questione riguarda, piuttosto, le modalità con le quali attuarla in modo responsabile e coerente. In fin dei conti si tratta della vita stessa ad essere in gioco. Nella dinamica politica italiana è abbastanza normale che l’opposizione contrasti ogni iniziativa del governo e di chi lo presiede. Si tratta di una modalità che, chiaramente, non condivido, a prescindere da chi si trova al governo o all’opposizione. Le forze politiche che, in nome della libertà personale, ora dicono che la legge 194 viene colpita, dovrebbero considerare la questione in modo più approfondito. Soprattutto perché molto spesso, dietro la pratica dell'aborto, c’è tanta superficialità dovuta all'ignoranza e a una mancata maturazione personale di chi vi ricorre.
Questo la preoccupa?
Molto, questa superficialità soprattutto in un ambito così serio e delicato. La presenza dei Pro vita dovrebbe essere finalizzata proprio ad eliminare questa superficialità. Poi ognuno prenderà le proprie decisioni sulla base della propria coscienza. L’importante è che sempre, da ogni parte, si mantengano coerenza e onestà intellettuale, soprattutto su temi fondamentali come la vita umana.
Secondo lei cosa occorre?
Una formazione sempre maggiore della persona, maschio o femmina che sia, anche attraverso la scuola, affinché sia chiaro il valore di ogni vita e il rispetto che le è dovuto, al di là di ogni personale inclinazione politica. Mi pare, pertanto, che il governo punti sull'educazione dei giovani, affinché si cominci a rispettarsi all’interno delle aule scolastiche. Non mi pare utile favorire, soprattutto su questi temi, la polemica divisiva costruita a danno degli altri. Ritorna, dunque, l’importanza della formazione delle nuove generazioni e quindi della scuola, una scuola liberamente scelta dai genitori sulla base dei principi dichiarati da ogni istituzione scolastica nella propria offerta formativa. Occorre, nella liquidità della nostra epoca, tanta chiarezza che è garanzia di responsabilità.
C'è un tema anche del calo della natalità. Come si pone la Chiesa sul tema delle nascite?
La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita (…) La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. «Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae,per il fatto stesso d'aver commesso il delitto» e alle condizioni previste dal diritto. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società. È una posizione chiara che condivido in quanto, pur nella condanna del ricorso all’aborto, non si chiudono le porte della misericordia per chi vi è ricorso. Questa è l’ottica da seguire.
E la 194 incentiva questo trend negativo?
Il fatto che la legge 194 incentivi il calo della natalità, mi pare evidente e non occorrono studi particolari. Anche perché, ad oggi, in molti casi la 194 è applicata tout court, come dicevo, senza un minimo di consapevolezza. Per aumentare il tasso di natalità che, al punto in cui siamo arrivati, mi sembra questione vitale per lo Stato, al di là degli schieramenti politici, agirei su tutto ciò che ostacola la genitorialità.
Ovvero?
L'assenza di asili Nido e di scuole pubbliche, paritarie o statali, già pagate con le tasse (il grande tema della libertà di scelta educativa), l'assenza di servizi per le giovani famiglie, gli affitti troppo elevati e dunque insostenibili, soprattutto per le giovani coppie, la normativa giuslavoristica non sempre flessibile (meglio: la normativa c'è ma spesso non viene applicata). Insomma, i fronti di intervento sono tanti e vanno affrontati non con gli slogan ma con serietà e volontà di intervenire in modo risoluto. Il Catechismo è anche su questo fronte chiaro: lo Stato è responsabile del benessere dei cittadini. È legittimo che, a questo titolo, prenda iniziative al fine di orientare l'incremento della popolazione. Può farlo con un'informazione obiettiva e rispettosa, mai però con imposizioni autoritarie e cogenti. Non può legittimamente sostituirsi all'iniziativa degli sposi, primi responsabili della procreazione e dell'educazione dei propri figli.In questo campo non è autorizzato a intervenire con mezzi contrari alla legge morale.
La sinistra propone quello dell'utero in affitto, non è uno svilimento della figura femminile?
Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per l'intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell'utero) sono gravemente disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe) ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono « il diritto esclusivo [degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro (Catechismo Chiesa Cattolica). Quando auspico interventi risoluti non penso certamente all’utero in affitto per aumentare la natalità. Ritengo che sia una prassi non condivisibile che svilisce la donna in tutte le sue componenti, affettive, fisiche ed intime, e che, alla fine, anche per il figlio sia un elemento non favorevole per uno sviluppo equilibrato della sua personalità.