Fare della sicurezza la propria bandiera è tutt’altro che semplice. In particolare nel mondo automobilistico. Eppure c'è chi, come Volvo, ha scelto di fare questa battaglia la propria battaglia, portando avanti con grande determinazione una serie di ambiziosi progetti di sviluppo anche in un’epoca, come quella odierna, in cui innovare diventa sempre più difficile.
Una particolarità, quella del marchio svedese, che è possibile riscontrare già a partire dal suo stemma. Il logo scelto inizialmente dai fondatori della Casa di Göteborg rappresenta, infatti, il simbolo alchemico del ferro, un chiaro riferimento a forza e robustezza. Perché è questo che, prima di ogni altra cosa, cerchiamo nelle auto: la capacità di proteggerci oltre le nostre aspettative e i nostri errori. Di essere solide e sicure, quando ne avremo bisogno.
In questo caso non si tratta di solo marketing. Siamo davanti, invece, a un vero capitolo di storia dell'automobile. La cintura di sicurezza a tre punti, per esempio, è un’invenzione del marchio svedese datata 1959 e se oggi la vedete su qualunque vettura sparsa per il globo è proprio perché, dopo averne depositato i brevetti, i tecnici scandinavi hanno deciso di cederli gratuitamente agli altri costruttori.
Ma le innovazioni, nel corso degli anni, sono state tantissime: dal primo seggiolino per bambini opposto al senso di marcia (1972), all’introduzione dei primi airbag laterali (1994), per poi lanciare i primi Adas nel nuovo millennio (il monitoraggio dell’angolo cieco, datato 2003 ed il City Safety del 2008), per arrivare agli airbag dedicati ai pedoni con V40 nel 2012. Dal 2020, inoltre, Volvo ha deciso di limitare la velocità massima di tutte le proprie vetture a 180 Km/h.
Come rendere un’auto più sicura nel 2020
L’obiettivo di Volvo è quello di portare a zero il numero di vittime sulle proprie auto, una sfida complessa su cui il marchio sta investendo moltissimo in termini di ricerca e tecnologia. Secondo i suoi studiosi - perché di studio si parla - ad innescare situazioni di pericolo in auto sono principalmente tre fattori: velocità, ebbrezza e distrazione. Volvo sta quindi lavorando su ognuno di questi fattori per ridurre al minimo i possibili rischi.
La velocità massima di ogni auto, come detto, è stata limitata elettronicamente a 180 Km/h, ma non solo: sulle nuove vetture sono disponibili delle Care Key, chiavi speciali su cui è possibile impostare liberamente la velocità massima dell’auto, una funzione decisamente utile se l’auto è condivisa con altre persone, come ad esempio uno o più figli ancora inesperti.
Volvo permette anche di installare un etilometro a bordo della vettura che, nel caso di superamento della soglia massima prevista dalla legge, inibisce l’avvio dell’auto. Al contempo, all’interno degli esemplari più recenti sono state installate telecamere e sensori in grado di rilevare stanchezza, distrazioni o lo stato confusionale del conducente. In casi estremi l’auto potrà effettuare chiamate d’emergenza tramite Volvo on Call, mentre in futuro potrà decelerare fino a fermarsi in sicurezza a lato della carreggiata.
Come saranno le Volvo del futuro?
Il 2021 sarà un anno importante per il marchio scandinavo. Dopo anni di sviluppo, infatti, Volvo si prepara al debutto della nuova piattaforma SPA2, dalla quale dovrebbe nascere il nuovo SUV XC90, prossima ammiraglia tecnologica del brand. Le innovazioni su questa vettura saranno molte, con una particolare attenzione alla sicurezza attraverso nuove tecnologie. Volvo ha già raccontato di come, nei prossimi anni, le proprie auto saranno connesse tra loro in modo da scambiarsi informazioni e dati. Ancor più rilevante è l'intenzione di avere a listino, entro il 2025, almeno la metà degli esemplari in vendita con motorizzazione elettrica.
Inutile sottolineare, infine, quanta e quale attenzione si stia riversando sul tema guida autonoma, definita dagli stessi tecnici di Volvo come un'esperienza di guida non "supervisionata" (Unsupervised Driving), per la quale si sta lavorando in sinergia con il mondo del gaming. Nello specifico Volvo ha combinato un visore Varjo in realtà mista con la tuta a sensori Teslasuit ed i software di simulazione Unity, in modo da creare un mondo virtuale e simulato all’interno dei propri circuiti di test. In questo modo è possibile simulare centinaia di situazioni di pericolo o emergenza in tempistiche ridotte e soprattutto senza rischi, affinando di volta in volta l’algoritmo dedicato alla guida autonoma.